Intervento di Vinicio Albanesi
Vinicio ALBANESI
Sacerdote, presidente della Comunità di Capodarco e di Redattore sociale. Dal 1988 ha ricoperto la carica di presidente del tribunale ecclesiastico delle Marche per 15 anni ed è stato direttore della Caritas diocesana di Fermo per altri dieci. Dal 1990 al 2002 è stato presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca).
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Vinicio Albanesi
Abbiamo scelto questo tema perché dopo anni nei quali narravamo il mestiere del giornalista, naturalmente dalla prospettiva del nostro vivere, dalla prospettiva del sociale, ci siamo resi conto che qualcosa non funzionava non tanto nei meccanismi o solo nei meccanismi, ma proprio nei contenuti della cosiddetta notizia. Un tempo nelle scuole di giornalismo, naturalmente in quelle di un tempo, come in quella di Padre Morlioni che ho frequentato io a Roma, si diceva che bisognava andare sul territorio a vedere i fatti e raccontarli, il genere più bello erano dunque le storie. Fino a poco tempo fa abbiamo avuto tante richieste di storie, la più bella, la più tragica o la più violenta; un redattore della tv una volta mi chiese una storia di una ragazza violentata dal fratello, mi disse "non hai per caso tu, tra le tante cose, una storia così?" e allora io gli ho detto che visto che gli interessava tanto l'avrei potuta cercare…
I tre tipi di notizia: precostituita, pruriginosa, interessata
Ho diviso le notizie che voi approcciate in 3 grandi filoni, le ho chiamate così: la notizia precostituita, la notizia pruriginosa, la notizia interessata. Sono i 3 generi di notizie prevalenti.
Quella precostituita è la notizia che non è tale in sé, ma che è resa tale : oramai anche il più scalcagnato dell'assessore, dell'ultimo parroco di campagna, ha il suo addetto stampa, perché ha sempre un amico o qualcuno che conosce, che ha studiato scienze della comunicazione; naturalmente la notizia precostituita è fatta in modo tale che diventi appetitosa, che diventi evento, anche se probabilmente non sempre lo è realmente. Voi siete maestri nel dire: come facciamo a bucare il web o il giornale attraverso questa notizia? Precostituiamo il tutto. La domanda è: il giornalista nella sua dimensione finale che fa? Copia e incolla, seleziona, approfondisce, si fida, dà un giudizio sulla notizia, dice la notizia vera, o la notizia mezza vera, la notizia falsa… Nella rapidità di cui parliamo sempre, le notizie vengono offerte, uno verifica, non verifica… Avete certamente notato che le pagine dei maggiori quotidiani on line sono perfettamente uguali, scivola solo qualche posizione, una notizia uno la mette al primo posto, uno al secondo, massimo al terzo, ma sono perfettamente uguali e naturalmente sono notizie precostituite dall'Ansa, dalla Reuters e dalle altre grandi agenzie.
Secondo genere di notizia, la notizia pruriginosa. Sul colonnino destro di qualsiasi quotidiano on line ci sono nudi, calendari, dettagli, pseudo approfondimenti, cibo, vini, gatti, cani, moda, ufo e se volete aggiungete la lista… per fare che? Chi confeziona quella roba? Naturalmente ci sarà qualcuno che la confeziona, ma a che scopo? Il destinatario dovrebbe essere un mondo adulto apparentemente evoluto, libero e spigliato, invece quelle comunicazioni sembrano dirette a persone affette da infantilismo e da problematicità psichiche, altrimenti non si spiega. Sono notizie? Sono spazzatura? E quel povero cristo o crista che confeziona quella roba è un addetto alla bonifica, o è semplicemente uno che è costretto a vivere e sopravvivere? E non sono episodi sporadici, è la norma, non puoi fare un bel niente se non attrai la fantasia.
Il terzo genere di notizia prevalente è la notizia interessata. Qualcuno sognava qualche anno fa l'editore puro, ma l'editore puro è scomparso, non esiste. In genere sono industriali, per cui tutelano i loro interessi in termini generali e se hanno degli interessi particolari, le notizie che riguardano quel comparto specifico sono particolarmente monitorate, sia essa la politica, la sanità, l'industria e qui possiamo fare un lungo elenco, perché se andate nei grandi network sapete esattamente quali sono gli interessi. A Roma esistono giornali di proprietà di palazzinari, i quali hanno interesse nell'informazione e hanno interesse nella sanità. Voi capite che il cerchio si chiude, perché a quel punto il giornalista deve ritenersi corresponsabile di silenzi o mezze verità, o falsità, o è lui stesso vittima di un meccanismo infernale. Oramai la cosiddetta stampa libera è roba marginale, la sostanza di questa informazione è in mano interessata in termini a volte diciamo di interesse generale pure spiegabile, a volte di interessi biechi. A proposito di ciò ricordo la ricostruzione che fa Saviano delle testate del sud, roba profondamente inquinata, dietro la quale ci sono professionisti, ci sono giornalisti.
Oggi l'informazione è gestita globalmente, ma attenzione, la globalizzazione è un'invenzione del primo mondo che gestisce le leve di questa globalizzazione in termini produttivi, industriali, di conoscenze, ma anche in termini d'informazione, perché 1/5 della popolazione gestisce le notizie degli altri 4/5. Scusate chi parla dell'Africa? Parlano gli occidentali o i loro addetti che stanno nei territori d'Africa? Senza andare lontano quando noi parliamo così di mondi marginali, di problematicità, del sociale in genere, chi parla? Parlano gli addetti ai lavori i quali vivono e raccontano ciò che ritengono tale da raccontare. Con ciò voglio dire che la realtà in questo senso diventa una realtà virtuale, non è vera, è ciò che gli addetti ai lavori, o coloro che hanno interessi ritengono che valga la pena di essere approfondita e che abbia l'onore di essere narrata. Questo avviene anche nella cinematografia, avviene nella tv, è una costruzione fatta dall'esterno, eppure io le ho conosciute le redazioni delle grandi trasmissioni, ci sono ragazzi e ragazze come voi, non crediate che vi siano dei pervertiti o affiliati a che cosa…quelle persone sono giornalisti… Evidentemente l'informazione è molto inquinata, perché è gestita, pruriginosa, interessata.
Dopo la parte distruttiva, adesso viene quella costruttiva. Il primo passaggio è questo: è inutile arrampicarsi sugli specchi per leggere la realtà, o come ci mostra il film nel quale si vede un grande cortile in cui tutti giravano in tondo quasi impazzendo, stando dentro al cortile a raccontarsi, a raccontare all'infinito che la storia non va. La storia non va? Ok, siamo d'accordo in linea di massima. C'è gente che sta lì a prendere col millimetro a misurare se le cose vanno, o non vanno, se vanno bene, se vanno benino, se vanno malino, ecc.., non va e basta. Non va perché non siamo in un mondo libero in cui ciascuno può leggere la realtà e raccontarla, perché non si hanno strumenti, mezzi ed elementi per farlo; però ci sono dei professionisti e voi lo siete, allora mi permetto di percorrere alcuni passaggi per voi.
Il primo elemento è la curiosità, chi non è curioso cambi mestiere, perché chi vive nel sociale è come il cane randagio, annusa, spesso non conosce le cause, almeno all'inizio, però sente l'odore e quello di bruciato si capisce. Nella storia, nella vicenda, un giornalista deve capire gli odori, deve sentirli, sia quelli cattivi ma anche quelli buoni, perché in una storia, in un dettaglio, possono esserci i trend di quello che avverrà o potrebbe avvenire. Faccio l'esempio classico dei primi attivisti ecologisti che venivano presi per matti e adesso i stessi temi sono diventati coscienza civile. Chi ha capito allora che la tutela dell'ambiente era un bene da perseguire, ha avuto un'intuizione che l'ha portato avanti di 20 anni. Il primo femminismo degli anni '60 era un femminismo duro, forte, ideologicamente molto schierato, però al fondo c'era questa pari dignità che oggi è diventato patrimonio comune tra i generi. Così nascono le storie nel mondo, non è che nascono per illuminazione divina…
La seconda condizione, il secondo passaggio, è quella che si chiama la competenza. Se voi mi sottoponete venti righe di sociale, ma non è una grande bravura, questo vale per tutti, io vi so dire quanto voi ne conoscete, di qualsiasi notizia. Questo perché chi è nel mondo riesce a raccontare, questo vale per qualsiasi mestiere, le cose più difficili dicono che sia fare i manuali, perché nel manuale devi metter dentro tutta la tua capacità, tutta la tua conoscenza. Competenza significa approfondire la curiosità. Se tu ti limiti, non approfondisci, non allarghi il tuo orizzonte, se tu dici i negri puzzano e gli zingari rubano, cambia mestiere, vai al bar e lo dicono tutti, non c'è bisogno che lo scrivi e per di più essere pagato per scrivere un'ovvietà tale. Questo nel tempo poi significa acquisire i meccanismi, anche perché questo è un segreto che non trovate scritto in nessuna parte, i meccanismi sono molto simili, soprattutto nel mondo nostro, ma credo anche nel mondo dell'economia, della politica, i meccanismi sono sempre uguali, allora questi meccanismi si ripetono. Se parli di disabilità, di psichiatria, d'immigrazione, di carcere, è vero che sono mondi che hanno dei dettagli, però la base dei meccanismi di emarginazione, dei meccanismi di sopravvivenza e di fenomeni sociali, sono esattamente gli stessi, sempre. Allora se questa scienza tu l'acquisisci, in questa scienza tu capisci e riesci. Chi scrive di economia sa esattamente di che cosa scrive e quando legge un comunicato del ministro del tesoro, sa esattamente dove porta quel comunicato. Questo vale per il sociale ma vale anche per chi scrive di culinaria o di moda. Ecco quindi la competenza.
Un ulteriore passaggio è l'onestà . Signori miei è vero che ciascuno di noi deve vivere e sopravvivere, però anche nell'obbligo richiesto dal direttore si dovrebbe avere la capacità di esprimersi, bisogna chiedersi se è una cosa onesta, e a quel punto si può cambiare una parola, un'espressione, si può sfumare, accentuare, esaltare, si può far emergere questa onestà: noi non siamo esenti dall'onestà. L'onestà è estremamente necessaria e l'onestà è individuale, perché nessuno ti mortificherà se tu hai usato un'espressione invece che un'altra, se il pensiero l'hai portato in un verso o nell'altro.
Il quarto passaggio è la memoria, una capacità che bisogna esercitare altrimenti si perde. Ciò che avviene ha sempre una storia, è sempre una serie di processi, di passaggi e non si può mettere lì un notizia senza tenerne conto, come se nulla fosse avvenuto. I migliori giornalisti sono quelli che hanno questa capacità di prenderti per mano e di farti fare un piccolo percorso, non occorre che scrivano storie infinite, a volte basta ricordare un episodio, una data, un passaggio, perché allora tu capisci da dove vieni e dove vuoi andare, a che punto sei. Tutto questo per fare che? Fino a poco tempo fa c'è stata una discussione ed io ricordo che la facemmo pure a Redattore Sociale, sulla dimensione pedagogica dell'informazione. I giornalisti hanno sempre detto, anche quelli di un certo tenore, che il giornalista non deve essere pedagogico, deve narrare la realtà. Grande sciocchezza, grande come il mondo, perché s'immagina un individuo, maschio o femmina, il quale improvvisamente diventa senza storia, senza memoria, senza convinzioni? Questo non è vero perché ciascuno di noi ha una sua storia, ha dei suoi ideali, ha una sua capacità, anche perché e qui mi accaloro un po', lasciare narrare la realtà senza pedagogia, significa rimanere in pasto ai pescecani, i quali ti danno le notizie che vogliono, nei modi che vogliono, suggerendoti le finalità che intendono. Questa è una discussione che avviene anche nella dimensione della ricostruzione storica, non esistono persone neutre, non esistono. Perché di fronte a un delitto, l'ultimo delitto, l'ultimo fatto di cronaca, all'ultimo episodio politico, tu hai un approccio che è emozionale, che è razionale, che è memoriale e non lo negare. Valentino Rossi a me sta antipatico allora che devo fare? Devo dire che certamente è un grande asso, però mi sta antipatico, non scriverò mai di Valentino Rossi, però tra i 9 titoli conquistati io ci infilerei qualche sua cavolata fatta, questo è vero.
Quindi questa coscienza critica serve, e qui entro nella dinamica più bella, ad avere dignità, una dignità che è vostra, perché se fate di mestiere questo, questo mestiere vi prende la maggior parte del tempo, la maggior parte dell'intelligenza, vi fa campare, vi crea relazioni. E allora se non avete dignità in questo lavoro voi siete delle mezze persone o rischiate di esserlo, cioè di perdere ciò che è essenziale per voi. E questa coscienza critica vi aiuta a creare questo ulteriore salto, un mondo nel quale tutti stiamo bene. E qui faccio una brevissima parentesi. Ciascuno di noi agisce per il suo benessere, non è egoismo, è la sopravvivenza, è quello che Sant'Agostino dice: non si può agire che per il proprio bene. È la sopravvivenza dell'essere. Se riusciamo a spostare questa sopravvivenza e il benessere dell'essere a tutti, noi abbiamo raggiunto il migliore ideale della nostra vita, perché il tuo benessere non viene sottratto al benessere degli altri, ma è il benessere di tutti. Voi avete un grande mestiere, perché i cambiamenti, la giustizia, la pace, la fratellanza, passano attraverso l'intelligenza prima che attraverso le azioni, e questa dignità voi dovete salvaguardarla. Attraverso la dignità avete la capacità di costruire questo mondo, per carità con le proprie idee, con le proprie sfumature, con le proprie convinzioni, ma se questo è trasparente, se questo è approfondito, se questo crea coscienza critica, se questo crea curiosità, voi state nella direzione giusta e non sarete disorientati.
Il vostro mestiere è quello di costruire futuro. Il futuro lo si costruisce attraverso passaggi che nessuno ci regala, perché attraverso questi passaggi noi creiamo degli equilibri migliori, più avanzati. La realtà dell'800 da qualsiasi punto voi la vediate era più arretrata e averla portata a livelli più vivibili, più rispettosi, più armoniosi, ha richiesto fatica, coscienze critiche, intelligenze, emotività, prezzi da pagare. L'augurio è che voi possiate amare questo mestiere, che possiate farlo con dignità,anzitutto perché ci campate che non è poco, ancora no dice qualcuno, allora tutte le sere invece della preghiera recitate "un posto per me da qualche parte ci sarà, un posto per me da qualche parte ci sarà", il problema è trovarlo, però questa convinzione in qualche modo vi tutela e vi dà speranza e futuro, grazie.
* Testo non rivisto dagli autori.