Ci sono luoghi, persone e azioni più difficili da raccontare.
Sono mondi sconosciuti, a volte sgradevoli, che possono metterci a disagio per il solo fatto di porre in discussione i nostri schemi.
Mondi "incomprensibili" che - più o meno esplicitamente - reclamano attenzione, sensibilità, capacità di ascolto.
Chi opera a contatto con questi mondi percepisce una specie di ritrosia del giornalismo dal raccontarli pienamente. Come una paura di penetrare la complessità, di capire ciò che "disturba".
Spesso, proprio chi ha scelto il mestiere di spiegare ciò che è complesso, si ferma sulla soglia dei fenomeni e dei fatti. La cultura di provenienza, schemi mentali consolidati, stereotipi che si autoalimentano: tutto ciò esercita sulle esigenze della "nuova professionalità" condizionamenti decisivi.
E' un comportamento molto umano: spinge a ricondurre tutto dentro modelli rassicuranti, a non dispiegare completamente lo sguardo, a rifugiarsi in metaforici nascondigli della professione. Contribuendo a far sì che quei mondi restino, oltre che sconosciuti, ignorati. Nell'XI appuntamento di Capodarco, Redattore Sociale cerca l'aiuto di chi si è calato in luoghi scomodi della psiche e della storia, per offrire ai comunicatori strumenti semplici (ma molto impegnativi), di comprensione delle società grandi e piccole con cui siamo a contatto. Con l'obiettivo di superare una paura che non ha ragione di esistere.
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