Intervento di Saskia Sassen
Saskia SASSEN
Docente di sociologia alla Columbia University di New York è tra le più grandi teoriche delle dinamiche della globalizzazione.
ultimo aggiornamento 27 novembre 2009
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Giuliano Battiston
Questa mattina Saskia Sassen ha ricevuto una laurea honoris causa e appena possibile ci ha raggiunto. Oltre ad essere la più autorevole studiosa dei processi che ci sfuggono di mano che riconduciamo a quel termine che è globalizzazione, insegna sociologia alla Columbia University di New York ed è visiting professor alla London School Economics; gli ultimi suoi libri tradotti in italiano sono "Una sociologia della globalizzazione" tradotto da Einaudi e l'altro "Territorio e autorità dei diritti" edito da Mondadori, in cui ricostruisce dall'età medievale all'età globale le diverse configurazioni dei tre elementi costitutivi della società: autorità, territorio e diritti.
Dato che il tempo è molto poco, passo direttamente a la parola a Saskia Sassen per il suo intervento.
Saskia Sassen
Ci sono due storie di cui voglio parlare, due zone estreme, due condizioni che sono eccezionali nel loro essere estreme: la crisi economica e la guerra asimmetrica.
Quando si parla di finanza si parla dei mercati, della crisi delle banche e c'è una storia più profonda che ci racconta il sistema finanziario: per me quello è uno dei casi estremi. Questo uno dei problemi, mentre l'altro ha a che vedere con la guerra asimmetrica, conosciuta con questa dicitura una forza militare convenzionale sostituita con una forza non convenzionale, il cui effetto è quello di urbanizzare la guerra e anche di destabilizzare il paradigma classico per cui la stabilità dello Stato nazionale è la sicurezza nazionale. Oggi con la guerra asimmetrica quando lo Stato va in guerra in nome della sicurezza nazionale, produce l'insicurezza urbana non solo nel suo paese ma anche nel paese nemico, potenzialmente in tutto il mondo, vedi i bombardamenti di Madrid, Londra, Bali, Casablanca che non sono il teatro di guerra, ma comunque lo diventano.
La crisi economica
Anzitutto parliamo delle finanze
La prima questione che bisogna capire è che la finanza non è la banca tradizionale; la traditional banking - la funzione bancaria - vuol dire che hai i soldi, stai lì seduto e li vendi. La finanza invece vuol dire che vendi soldi che non hai; questo vuol dire che la finanza è un debito, infatti quando si parla di financial assets - attività finanziarie, disponibilità finanziarie - come valori finanziari, è debito che viene con una grande promessa che è quella del super profit, non è l'interesse tradizionale tipo 5% ecc., è una promessa del 25 o 30%; si parla però di soldi che non hai.
Vi voglio mostrare dei dati: guardate il grafico e soprattutto la curva della crescita. Negli Stati Uniti nel 2001 si parte da un trilione di dollari e sei anni dopo va a 62 trilioni e questo ha prodotto la crisi finanziaria. Questo è un tasso di crescita molto inusuale, in economia uno sharpe. Nel momento di crisi - agosto 2007 e settembre 2008 - c'erano due tipi di attori: c'erano quelli che pensavano che questa prosperità sarebbe continuata per tanti anni mentre la prosperità delle classi della finanza ha portato alla povertà; c'erano altri invece che avevano crisi di ansietà. IL sistema finanziario ha trovato uno strumento per calmare i nervi, se così si può dire, di quelli che avevano ansietà: vendere una specie di assicurazione in un momento molto speculativo. C'era dunque gente che diceva che quel sistema sarebbe andato avanti ancora così per molto tempo, e altri che avevano acquistato. Quello che marca veramente la differenza dunque di questa crisi è l'aumento dei periodi di speculazioni molto forti. L'elemento speculativo è molto forte negli Stati Uniti ma anche in Europa.
Un secondo elemento di questa crisi
Gli Stati Uniti hanno portato avanti un sistema che adesso coinvolge tutto il mondo che è quello delle ipoteche: nella maggior parte dei giornali che non sono il Financial Times viene portata avanti ancora adesso l'immagine che la crisi sia stata provocata dal fatto che gente modesta della classe lavoratrice, medio-bassa, ha fatto delle ipoteche che non poteva pagare; l'idea è che questi irresponsabili siano i colpevoli. Anzitutto, il valore aggregato di tutte queste ipoteche, la maggior parte di piccole entità, in nessun modo poteva portare giù un sistema di insurance - garanzie, perché non c'erano i depositi e le riserve, pensate che ci sono almeno due bilioni di case modeste nel mondo. Inoltre incide il fatto che gli ultimi venti anni sono stati un periodo di enorme speculazione. Ad un certo punto c'è stato un demand for assets - domanda per assets - non valori finanziari dunque ma case, edifici…, in paesi come gli Stati Uniti il 60-70% della popolazione è proprietaria di case. La sfida per questo sistema finanziario era come sviluppare uno strumento che potesse permettere di utilizzare queste case ipotecate senza dipendere dalla capacità di questi di pagare l'ipoteca cioè fare dei super profits per gli investitori. Una maniera di dirlo molto brutalmente è che quello che importava a questo mercato del 25% di persone non era né la loro capacità di pagare né il valore della casa. Vi porto un paragone molto forte: avete sentito parlare di questa gang in Sud America che uccide le persone solo per ricavarne il grasso? Lo usano per produrre prodotti cosmetici in Europa, tutto il resto viene buttato e molto brutalmente dico che una volta uccisa una persona tanto vale prendere il più possibile….. Allora nel nostro caso, questi surprise mortgages, era quello che si voleva, qualcosa di molto specifico, ossia si potevano sacrificare le case, non importava, quello che importava era altro. Lì la finanza ha dovuto inventare, queste case da sole non potevano sostenere questa possibilità, allora bisognava spezzettare questa idea di assets e mischiarla con altri strumenti; ciò ha generato un mercato di trilioni dove c'erano questi assets
C'è anche un'altra maniera di vedere la cosa: inizialmente vi ho detto che non bisogna vedere questa ipoteca come la fonte di profit, infatti c'è stata anche una crisi di fiducia, codardia in questo mondo finanziario. Quello che è capitato è che c'erano ormai 15 milioni di questi mortage surprise , ci si chiede cosa stesse capitando, c'era veramente una crisi di fiducia e si è forzata la situazione. Ci si è poi resi conti che c'era un tossic assets , qualcosa di tossico. La finanza aveva creato qualcosa che nessuno poteva riscostruire. Sapete che dopo che è caduta la Lehaman Brothers ancora oggi stanno cercando di ricostruire la valorizzazione di questi strumenti? Lì allora c'è anche una storia molto profonda che va al di là della finanza, che è una specie di storia di Frankestein ossia si crea un mostro che poi chi ha creato non riesce a controllare e allora arriva la crisi di codardia, come la chiamo io, e la crisi del credito.
A New York negli anni 2002-2006 aumenta la crisi delle ipoteche e i numeri delle persone che perdono la casa aumenta di anno in anno: nel 2008 ogni giorno in media 10mila famiglie perdevano la casa, nel 2009 sono circa 15milioni, e l'anno peggiore sarà il 2011. Il valore assoluto delle ipoteche loro stesse è molto grande. Questo sistema finanziario è riuscito a distruggere le famiglie.
Voglio entrare adesso nello spazio globalizzato, no frontiers of global finance, uno spazio molto pericoloso. Il debito delle famiglie nella Repubblica Ceca nel 2008 era dell'8% rispetto a quello che guadagnavano, e in pochi anni si è passati al 27%; negli Stati Uniti già nel 2000 era del 105% e 5 anni più tardi del 135%. L'Italia è rimasta a livelli modesti passando dal 25% al 34%; in Germania la solita stabilità col 70%; Spagna 65% nel 2000 e 112% nel 2005.
Quello che mi sono domandata è di chi fosse questo debito. E' interessante vedere l'entità del capitale straniero, che non è sempre americano, ad esempio in Austria ci sono banche molto potenti, ci sono delle geometrie locali molto forti. Notate bene che in Ungheria e in Romania c'è più del 40% di proprietà bancarie straniere, e questo vi mostra due cose: la capacità di queste banche streniere di guadagnare proprietà del debito, e anche che lo possono fare in due paesi molto diversi. Io non dico che tutto questo sia cattivo, non voglio fare la teoria della cospirazione, però parliamo di grandi tendenze, una volta che questi capitali stranieri entrano altre cose capitano, è altro rispetto a prendere il profitto e andarsene via. Magari in Ungheria investono di più e in Romania no, non si sa, ma prendono la capacità di prestito di queste case, e questa storia si può moltiplicare.
Negli Stati Uniti tutto ciò comincia nel 1917 con la prima grande crisi e finisce nel 2002 con un breve momento meno negativo negli anni di Kennedy, per riprendersi poi nel 1987 con l'inizio di una nuova fase economica.
La guerra asimmetrica
Passiamo alla questione della guerra asimmetrica: l'oggetto non è solo la guerra ma è un po' più ampio, ossia capire certi tipi di violenza, di attività di conflitto, che trovano nella città lo spazio per le loro operazioni. Certe forme di guerre delle gangs locali non si possono capire se la pensiamo semplicemente con le categorie tipiche locali. Si, c'è la criminalità e anche la capacità non adeguata della polizia di controllare la criminalità, ma, conflitti armati locali e guerre urbane - armed local conflicts ed urban wars non spiegano tutto, è necessaria una investigazione più ampia. Io vedo anche in certi questioni urbane questo potenziale e non è necessariamente tutto negativo e non è tutto giustamente criminalità, ci sono anche altre battaglie che si stanno giocando lì. Tornando al caso di Mumbai anche qui che non si può ridurre l'analisi riconducendo tutto al conflitto vecchio fra pakistani e India, anche questo conta certamente, nel suo localismo conta molto, ma non è tutto. Ogni fatto - Madrid, Bali, Mumbai… - ha la sua specificità e attori molto molto locali, però tutti fanno parte di un multi asimmetric warche prende la forma di vero warfare , il modo, l'arte di fare la guerra. Ognuno di questi eventi assume un significato più ampio perché c'è anche quell'altro conflitto che acutizza il fenomeno di accumulazione di un senso di instabilità globalizzato. Per esempio negli Stati Uniti per controllare la protezione nazionale, si ricorre al concetto della city of fear - la città della paura: bisogna lottare contro questa nozione perché la città della paura diventa un utilizzo per giustificare tante cose. Non so se qualcuno di voi è stato ultimamente a New York o in qualsiasi altra città americana dove ci sono questi grandi cartelloni che dicono " If you see somethings tell it ". Se vedi qualcosa dillo : questo qualcosa è carico di un certo significato, è molto allusivo e comunque destabilizza la sicurezza, destabilizza già la parola stessa.
La città diventa una torre strategica. Gli americani hanno avuto già un allenamento sul campo su come lottare i nemici locali: urban enemy , un termine molto generico che può voler dire tutto, un individuo, un gruppo, una famiglia, un quartiere… C'è tutta una narrativa, un linguaggio che fa confusione che è propria di tutti gli Stati Uniti, pensate al termine freedom -libertà, strausato dai conservatori, viene già carico di una certa nozione. Vedi anche la parola famiglia , che viene con tutto un discorso molto particolare. Questa è una maniera di catturare ideologicamente in un certo contesto; sono certa che anche voi avete delle parole del genere. Tempo fa ho scritto un pezzo su questa tematica pensando a Gaza, mi avevano invitato a scriverlo poi però me lo hanno censurato, d'altronde negli Stati Uniti è impossibile fare un discorso su Gaza senza scatenare forti contrapposizioni.
Altro esempio sull'uso del linguaggio: Train to kill urban enemy - Allenarsi a combattere il nemico urbano - come veramente utilizzare lo spazio urbano per fare un certo tipo di battaglie. Questo per dire che a livello di narrativa in questo momento ci sono dei significati radicati che adesso però si stanno destabilizzando. Adesso c'è molta instabilità con il linguaggio, le parole sono diventate delle armi, allora voi che usate la parola dovete capire i linguaggi per capire le storie. Nuove forme di violenza: la violenza urbana ha a che vedere con la violenza economica che si incanala nello spazio urbano. Lo spazio urbano ha incanalato non solo violenza ma anche politica.
Voglio finire con un pensiero un po' più generale, che è quello che mi ha portato a questo tipo di ricerca. In un passato difficile da misurare in Europa la città era lo spazio dove la possibilità di conflitto trasformata nel civico, non era quello di disegnare una bella piazza, che aiuta senza dubbio, bensì era quello che esce da un conflitto molto piccolo, immediato e localizzato. Un esempio concreto: avere un sistema di trasporto pubblico che veramente funziona significa che deve servire a tutti, e quindi ad esempio anche a quello che ha assassinato sua moglie, non puoi certo discriminare; lo stesso vale per il sistema di salute pubblica. Per avere un sistema di salute pubblica voi avete dovuto passare per molti conflitti, perché l'Europa ha sempre avuto il problema di incorporare lo straniero. Quando riesci ad avere un sistema di salute universale quello per me è fare il civico. Lo stato nazionale confrontato con il conflitto va in guerra, trasformare il conflitto in un civico significa espansione dell'inclusione, per far funzionare la cittadinanza bisognava includere; e infatti lo Stato nazionale ha avuto la forza di militarizzare.
La mia tesi è: la città oggi ha perso questa capacità? E mi domando ancora: quali sono le possibili differenze e le sfide più grandi? Mi domando ad esempio se la questione ecologica può essere una sfida più grande delle nostre differenze.
* Testo non rivisto dagli autori.