Interventi di Stefano Trasatti e Giuseppe Pace
Stefano TRASATTI
Responsabile comunicazione di CSVnet, ha fondato e diretto Redattore sociale da febbraio 2001 a marzo 2016 ed ha organizzato dal 1994 al 2016 gli omonimi seminari di formazione per i giornalisti. Ha coordinato i progetti “Parlare civile” (2013) e “Questione d’immagine” (2015), rispettivamente sul linguaggio e le immagini utilizzate dal giornalismo nel racconto dei temi sociali più a rischio di discriminazione.
Giuseppe PACE
Responsabile della comunicazione del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, è stato dal 2005 al 2011 direttore dell’agenzia di stampa Dire. Twitter: @pacegiuseppe.
ultimo aggiornamento 01 dicembre 2013
Stefano Trasatti*
Ieri abbiamo festeggiato il 25° lancio della newsletter di DiRes, il notiziario nato appunto lo scorso 25 ottobre dalla fusione della nostra Agenzia Redattore Sociale con l'Agenzia Dire. Come si fa in questi casi, abbiamo messo insieme le nostre specificità e i nostri punti di forza allo scopo di sopperire alle nostre debolezze: le nostre specificità di Redattore Sociale sono sicuramente l"editore Capodarco quindi le comunità di accoglienza, una matrice culturale molto forte che ci permette di avere fonti spesso non molto consuete rispetto al normale. La nostra legittimazione l'abbiamo ottenuta nel mondo del sociale, dell"associazionismo, degli enti locali e della diffusione sul territorio, poiché noi pur essendo piccoli e periferici abbiamo sempre puntato a coprire il territorio, cercando di mettere una rete di corrispondenti, non per manie di grandezza, ma perché nel sociale spesso o quasi sempre, le idee nuove nascono sempre dai piccoli territori magari da una persona, da un'associazione, inventano una risposta a un problema specifico poi questa risposta diventa una legge nazionale o viene copiata da una grande città; quindi il territorio è fondamentale se si vuole parlare di questi temi, almeno dal nostro punto di vista. Le nostre debolezze, forse anche un po' volute, sono la ristretta dimensione e inoltre, dal punto di vista editoriale, la scarsa frequentazione del "Palazzo", non abbiamo rapporti con le fonti politiche, sarà una forma di snobbismo non lo so, però è così un po' perché non siamo attrezzati a farlo, un po' appunto anche per la nostra perifericità strutturale. La nostra difficoltà è appunto quella di tenere i tempi dell'agenzia vere e oltre a questo entrare nel flusso delle notizie delle testate quotidiane dato che noi siamo solo su internet, siamo un'agenzia quotidiana ma con i nostri tempi. Inoltre abbiamo un piano editoriale specifico, abbiamo scelto di parlare di sociale secondo quella nostra impostazione che ha una sua coerenza, ma ci siamo resi conto che non era l'unica per affrontare questi temi. La specificità di Dire, invece, che noi conoscevamo, è quella di essere un'agenzia vera, una tra le prime in Italia come dimensioni, un'agenzia che compete con le altre e spesso le batte, è un'agenzia forte sull'informazione parlamentare e su quella istituzionale, forte anche su due territori molto cruciali come l'Emilia Romagna e il Lazio, forte anche su quei temi che non seguivamo o che seguivamo solo per certi spicchi come il lavoro, la sanità, la scuola, la previdenza. Il risultato tecnico di questa fusione è condividere in un solo notiziario, Dires appunto, due specificità mantenendo le due direzioni, i due modi di pensare, due teste che interagiscono per dare una omogeneità. Il bilancio di questo premo mese di Dires è molto positivo è ciò è stato possibile grazie ad una forte condivisione del progetto, un'intesa umana molto forte tra me e Giuseppe e man mano tra i redattori che si stanno conoscendo. Ora stiamo gestendo anche un'integrazione delle redazioni che comporterà una contaminazione reciproca su vari fronti, sui linguaggi, a partire dai titoli per esempio, non è una piccolezza, sulla scelta di che cosa seguire e che cosa no… La cosa più importante è che in questo notiziario ci sono le notizie! E di questo possiamo parlare, discutere, però a me sembra che ci siano le notizie, che sia un notiziario interessante da consultare, se io fossi il caporedattore di un quotidiano nazionale importante lo guarderei con interesse…
Giuseppe Pace*
Dire è un'agenzia di stampa che nasce come un'agenzia molto politica con un servizio politico parlamentare forte, dato che nasce all'interno del Parlamento. Dire nasce nel 1988 come organo d'informazione dei gruppi parlamentari del PCI e quindi pensare adesso a quello che la Dire è diventata e a tutto quello che è cambiato anche all'interno fa abbastanza impressione pensare a queste origini, però appunto noi siamo molto forti sulla politica e dentro le istituzioni. Dire non è l'agenzia dei comunisti, abbiamo le nostre origini però adesso siamo indipendenti e abbiamo una forte capacità critica. Un anno fa neanche abbiamo avviato il notiziario "Dire Welfare" dedicato al sociale al quale lavora una redazione ad hoc e devo ammettere che guardando Redattore Sociale sognavamo di arrivare allo stesso livello perché volevamo raggiungere l'obiettivo di allontanarci dalla politica per fare un notiziario sociale vero, che si occupasse delle tematiche sociali e degli attori che operano nel sociale; il Redattore Sociale era un po' il nostro punto di arrivo. A dire la verità non so ancora bene se siamo stati noi a cercare voi o il contrario…però insomma ci siamo trovati ed è nata questa iniziativa. Questi due tipi di informazione secondo me si conciliano bene perché noi comunque sulle tematiche sociali abbiamo la possibilità di scrivere e di fare informazione per quello che riguarda il dibattito politico, la decisione, il momento legislativo, la discussione in Parlamento, il lavoro nelle commissioni, abbiamo le fonti politiche nei Ministeri competenti e unire questo all'informazione sociale fatta da Redattore Sociale sul territorio con gli operatori, con le associazioni credo che faccia venir fuori un lavoro completo. E' chiaro che adesso le due redazioni devono integrarsi e devono, seppur nella loro autonomia, mirare ad un'unica redazione, devono essere consapevoli del fatto che producono un notiziario che è quel notiziario, non sono due notiziari separati che si uniscono.
* Testo non rivisto dall'autore.