Stefano Trasatti e Andrea Rauch
Stefano TRASATTI
Responsabile comunicazione di CSVnet, ha fondato e diretto Redattore sociale da febbraio 2001 a marzo 2016 ed ha organizzato dal 1994 al 2016 gli omonimi seminari di formazione per i giornalisti. Ha coordinato i progetti “Parlare civile” (2013) e “Questione d’immagine” (2015), rispettivamente sul linguaggio e le immagini utilizzate dal giornalismo nel racconto dei temi sociali più a rischio di discriminazione.
Andrea RAUCH
Grafico e illustratore, ha curato la grafica di vari enti e manifestazioni culturali in Italia e all’estero (www.rauchdesign.com). Dal 1994 al 2002 ha tenuto la cattedra di Graphic Design presso il corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena. Dal 2003 al 2009 ha condotto, insieme a Gianni Sinni, il blog “Socialdesignzine”.
ultimo aggiornamento 01 dicembre 2013
Stafano Trasatti*
Questa edizione del seminario di Redattore Sociale è dedicata a Anna Politoskaya; in cartella trovate anche due articoli che "Internazionale" ha pubblicato dopo la sua morte, articoli utili per capire il suo animo e il suo modo di lavorare. Pur non conoscendola personalmente noi avevamo provato ad invitarla, avevamo avuto una corrispondenza telematica qualche anno fa e ci ha colpito molto la sua morte, come anche a tutti voi e non credo ci sia null'altro da aggiungere. In un seminario che affronta il significato di coraggio abbiamo fatto la scelta di dedicargli questo momento anche per evitare che si dimentichi in fretta. Mi dispiace dover annunciare che non ci sarà lo scrittore Roberto Saviano; lo avevamo contattato a luglio e ci aveva detto con entusiasmo di sì. Dopo le vacanze estive abbiamo cercato di contattarlo, ma poi è successa tutta la storia delle minacce, la vita sotto scorta e contemporaneamente anche l"esplosione del suo libro "Gomorra" che presto sarà tradotto in America e in Francia e diventerà anche un film. Abbiamo cercato di metterci in contatto con lui, noi come moltissimi altri che non riuscivano ad avere risposte. Alla fine la risposta che lui ci ha dato è questa, vi leggo la mail: "Caro Stefano scusa per la lunga attesa, ma ho cercato in tutti i modi di farmi autorizzare a venire, ma non potrò. Sono vissuto nel mito di Capodarco essendo un allievo di Fofi, ma non posso venire per ragioni legate al fatto che ora devo cercare di fermarmi con le uscite pubbliche, centellinarle ed evitare che i giornali possano poi utilizzare la cosa per tornare a parlarne e polemiche varie. In ogni caso farò un ultimo tentativo ma sarà dura. Mi spiace, davvero, anche perché pur di uscire da questo isolamento e dal posto dove vivo, non sai cosa farei". Io allora gli ho scritto che se si trattava di un problema di sicurezza avremmo cercato di muoverci anche noi, per quello che potevamo ovviamente, e lui ha risposto: "Non è per questioni di sicurezza, ma purtroppo per questioni legate alla pericolosità mediatica. Non faccio uscite pubbliche per non ritornare sui giornali. Ovviamente se poi ci dovesse essere cambiamento di rotta perché mi costringono con eventi, ecc., ad uscire con interviste, non avrei più problemi a fare uscite pubbliche, ma per ora sono costretto al basso profilo". Vi ho letto questa mail per far capire il momento della vita di Saviano adesso e il momento della vita di uno scrittore che si vede esplodere il successo in queste dimensioni.
Avrete sicuramente visto questa bellissima mostra sul corridoio che si intitola "Il sonno della ragione", una mostra di manifesti politici realizzata da Andrea Rauch che inoltre ha realizzato tutti i depliant delle ultime 11 edizioni del Redattore Sociale. Questa raccolta di manifesti politici è un genere che sta scomparendo, ma che non viene sostituito da nulla. Andrea è anche uno degli animatori del sitowww.socialdesignzine.aiap.it che ha un numero sorprendente di contatti.
Andrea Rauch*
Sarò brevissimo perché ho già detto praticamente tutto con quei manifesti che sono là nel corridoio. Desidero ringraziare l'organizzazione di Capodarco, perché mi ha dato la possibilità di fare una mostra in un posto molto importante; importante perché a vederla ci siete voi, cioè un pubblico qualificato ed in qualche modo interessato. Interessato poi perché siete qui più o meno a sentire e a vedere come si deve comunicare in questo settore. Il manifesto è uno dei modi in cui si può comunicare, ma che non esiste praticamente più; il manifesto sociale o politico, quello cioè che parla di problemi sociali e politici, che sono il razzismo, l'Aids, l'ecologia, la povertà, ecc. tende a non esistere più perché la politica è diventata esclusivamente propaganda personale e quindi quando noi grafici oggi siamo chiamati a disegnare un manifesto politico, siamo chiamati praticamente a dare un bell'aspetto a un candidato piuttosto che a un altro; non abbiamo più manifesti sul razzismo bensì manifesti con la faccia di Prodi, con la faccia di Fassino, molti con la faccia di Berlusconi; abbiamo manifesti in cui si esaltano le doti fisiognomiche di un candidato piuttosto che un altro. Va da se che questa non è più comunicazione politica bensì comunicazione interpersonale, si tratta semplicemente di rendere gradevole un signore piuttosto che un altro, secondo delle discutibili o delle precarie virtù, ma non si tratta più di elaborare dei temi politici. Elaborare dei temi politici ha avuto invece dei grandi significati, per quello che sono stati per lo meno i 60-70 anni precedenti la fine di questo secolo, vale a dire finché i temi in discussione erano più importanti di chi li proponeva. Quando parliamo del razzismo, parliamo di un problema preciso che non riguarda particolarmente qualcuno, ma più o meno tutti, quindi quello che noi mettiamo su quei manifesti è qualcosa che deve riguardare chi mi commissiona il manifesto, io che lo sto disegnando e voi che vedete il manifesto. Voi che lo state vedendo siete un soggetto essenziale, importantissimo di qualsiasi comunicazione grafico-sociale perché noi non pretendiamo mai di dare la versione autentica del problema, noi pretendiamo semplicemente di fissare un problema perché tutti ne possano discutere. Vale a dire che quando voi vi fermerete di fronte a un manifesto qualsiasi, quel manifesto non sarà più di chi l'ha disegnato, ma sarà soprattutto di chi lo sta vedendo, perché chi lo sta vedendo attua un'azione che io chiamo molto pomposamente democratica, ma che in qualche modo se lo fa suo. Che sia un manifesto sul Social Forum di Firenze per la morte di Carlo Giuliani, un manifesto per Greenpeace, oppure per qualsiasi altra manifestazione, chiunque di voi lo vede e ci si fissa anche solo per un secondo e dovrà avere un'opinione, non tanto sul manifesto, quanto su quel fatto. Questo vuol dire che il grafico che l'ha disegnato sarà nient'altro che un medium che serve come eccipiente, una cartina di tornasole, perché quel problema diventi in qualche modo vostro. Se poi quel problema è così vostro che quel manifesto ve lo vorrete portare a casa, appenderlo in camera vostra, sopra il frigorifero di cucina o piuttosto nelle scale per salire in casa, dove volete, ecco che questo produrrà un altro effetto che i manifesti erano abituati a produrre, cioè produrrà memoria.
Quel manifesto non sarà più soltanto l'occasione di un evento, l'occasione che lo ha originato, ma sarà qualche cosa che continua a parlare nel tempo e quel briciolo di coscienza che è stato attivato in quel momento continua a prodursi; più la cosa viene estesa, più ne produce. Ecco tutto ciò non esiste più, perché ovviamente il manifesto ha un costo economico superiore al suo rendimento, funziona solamente in maniera occasionale e soltanto su annunci di singole cose. È stato sostituito da altri sistemi di comunicazione, però nessuno ha detto a noi che li producevamo, cioè ai grafici, quali sono queste altre cose. Si è detto che i manifesti sono stati sostituiti da internet, ma internet è un metodo di comunicazione totalmente diverso. Noi non siamo ancora riusciti a capire cos'è che potrà sostituire una forma di comunicazione, che è stata la comunicazione principale della grafica attraverso un secolo e più, cioè dalla fine dell'800 a quasi fino alla fine del '900; tutto questo è stato sostituito dal mondo moderno, senza che però il mondo moderno si sia reso capace di indicare nuove forme. Per noi ovviamente è un grande dispiacere. Considero importante questa mostra come altre che ho fatto e farò, a futura memoria, sperando che dopo la vita e la morte del manifesto ci sia anche un momento di resurrezione in questa o in altre forme. Vi ringrazio dell'attenzione, vi auguro buon lavoro e spero che questo lavoro sia utile a tutti voi.
Stefano Trasatti*
Passiamo adesso a parlare di Superabile. Superabile.it è il sito dell'Inail sulla disabilità , esiste da 6 anni ed è stato fondato dal punto di vista dei contenuti da Franco Bomprezzi; dal gennaio 2006 è gestito nei contenuti dall'agenzia Redattore Sociale, in parte anche dal consorzio Coin, che gestisce il call center e poi da una società che si chiama Entrage che cura tutti gli aspetti tecnici. Il 19 ottobre è andato on line il nuovo sito; passo la parola a Fanti per una collocazione mentre io farò una veloce navigazione per farvi vedere a chi non lo conosce, un po' la logica del nuovo portale. Mauro Fanti è il direttore centrale Riabilitazione e Protesi dell'Inail.
* Testo non rivisto dall'autore.