XI Redattore Sociale 26-28 novembre 2004

Nascondigli

Anteprime e presentazioni: La Banca di credito cooperativo. Tra la mente e l'anima.

Intervento di Lucia Bellaspiga. Presentazione a cura di Carla Chiaramoni

Lucia BELLASPIGA

Lucia BELLASPIGA

Inviata di Avvenire. Ha scritto sei libri per le edizioni Ancora, tra cui “Carlo Urbani. Il primo medico contro la Sars” (2004) e “Il perdono di Erba” (2009).

ultimo aggiornamento 01 dicembre 2013

Carla CHIARAMONI

Carla CHIARAMONI

Giornalista. Da marzo 2016 a marzo 2018 è stata direttore responsabile di Redattore sociale, dove lavora fin dalla fondazione, nel 2001

ultimo aggiornamento 25 novembre 2016

Carla Chiaramoni*

Sono qui per segnalarvi questo libro che al momento è l'unica autobiografia autorizzata della vita di Carlo Urbani, realizzata da Lucia Bellaspiga, giornalista dell'Avvenire. Ve lo segnaliamo per due motivi. Il primo perché è un libro che spiega bene quello che succede nel giornalismo: la vita di Carlo Urbani si è rivelata nel momento in cui questo medico è morto. E' un paradosso evidente di un modo consueto di trasformare i fatti in notizia. Carlo Urbani era un medico, era un infettivologo, si trovava nel sud est asiatico ed era anche coordinatore delle politiche sanitarie dell'OMS. Viene chiamato per visitare un malato in Vietnam in un ospedale francese privato. In quel momento non è in veste medica, semplicemente un politico, diciamo così, un intermediario e quindi potrebbe anche rifiutarsi. Ma non lo fa; va a visitare questa persona, si rende conto che il virus che l'ha colpita in realtà è sconosciuto e lancia l'allarme di una patologia che potrebbe essere altamente invasiva e minacciare l'umanità. Continua a scrivere e-mail dal Vietnam fino a quando non gli credono e scatta l'allarme; vengono prese una serie di misure precauzionali per contenere un eventuale epidemia. Purtroppo Carlo Urbani ha contratto il virus e è il primo medico che pur avendo scoperto il vaccino, morirà di Sars. In realtà, quando Lucia Bellaspiga decide di scrivere questa storia, applicando in gran parte una tecnica che potremmo definire dell'ascolto attivo, decide di raccontarla come se si stesse parlando di un eroe ma presto scopre che invece è la storia di un uomo comune che se ha qualcosa di eroico è soltanto nel fatto che si è comportato in modo coerente; che ha deciso di non tirarsi indietro egoisticamente, di andare fino in fondo. Lucia ha applicato effettivamente la tecnica dell'ascolto, cioè è partita da un'idea, una cornice della persona che voleva raccontare e poi andando tra la gente, conoscendo i medici che Carlo Urbani aveva frequentato, le persone che aveva aiutato, ha scoperto che in realtà questa persona poteva essere altro.
L'altro aspetto riguarda invece la tecnica giornalistica. L'autrice racconta la frenesia delle redazioni quando si diffonde la notizia della morte di Carlo. C'è un affannoso rincorrersi nelle ore, nei momenti che noi ben conosciamo quando arrivano notizie di questo calibro, dentro le agenzie, dentro le redazioni, perché nessuno sa chi è Carlo Urbani eppure è il medico che ha scoperto la Sars ed è pure italiano ma nessuno lo conosce.
Questo libro svela il mondo nascosto della vita semplice vita eppure straordinaria di Carlo Urbani. In realtà non sappiamo quante vite ha salvato, ma probabilmente tante. Se non fosse stato così caparbio, se non avesse continuato a scrivere e-mail fino ad essere creduto la realtà avrebbe potuto essere diversa.

La Banca di Credito Coperativo

Intervento di Marco Reggio - Capoufficio stampa Credito Cooperativo*

Marco Reggio

Vorrei fare un intervento funzionale a quello che è l'argomento che state trattando in questi giorni, i nascondigli. Per questo vorrei parlare dei problemi di accesso al credito per gli immigrati. Pochi minuti fa il direttore della Caritas di Romania raccontava appunto delle difficoltà delle badanti che devono mantenere una famiglia rimasta in patria. Da questa parte del mondo i problemi sono anche come avere dei soldi, come accedere a dei servizi elementari di accesso al credito. Incrocio due dati, quello dell'ultimo dossier statistico della Caritas che dà la cifra di immigrati regolarmente presenti in Italia, 2.600.000 circa. Di questi, dal 50% al 90% entrano in una banca a chiedere dei servizi, che sono soprattutto servizi di risparmio o servizi di pagamento.
La scorsa settimana a Milano c'è stato un convegno su un tema che sembra aver folgorato molte banche italiane, quello del micro-credito, una parolina che ormai sta diventando di grande attualità e che sostanzialmente significa: piccoli prestiti a persone che hanno quindi bisogni tutto sommato relativi. Il direttore generale dell'Abi (Associazione Bancari Italiana), ha detto una frase che vi lascio giudicare: "Per le imprese bancarie questo può rappresentare un'opportunità di crescita e di sviluppo del proprio business". Io personalmente sentendo questa frase ho avuto qualche titubanza, perché se è vero che dal punto di vista di un'impresa bancaria, soprattutto un'impresa S.p.A. che deve garantire una redditività finale all'azionista, questo può essere un'area di sviluppo, è anche vero che dietro a questi temi ci sono bisogni, ci sono persone e quindi bisognerebbe andare prima di tutto a capire che tipo di bisogni e che tipo di persone ci sono dietro. Appunto non faccio spot, ma in cartellina avete una serie di schede che riportano alcune iniziative che stanno realizzando in Italia le Banche di Credito Cooperativo. Queste sono banche locali costituite da soci, persone fisiche che sono espressione di un territorio, che a fine anno non hanno soldi da mettersi in tasca, ma gli utili che producono lì rinvestono sul territorio.
Detto questo parliamo di qualche bisogno concreto. Un esempio: una mamma che conosco che viene da un piccolo paese del sud America che fa la badante qui in Italia, e a fine mese mette i soldi in una scatola da scarpe, la dà ad un proprio connazionale che sale su un aereo e li porta dall'altra parte dell'oceano; immaginatevi con quali problemi di sicurezza, di trasparenza. Questi soldi a volte spariscono e non si possono più neanche recuperare e questo fa nascere ad esempio il problema delle rimesse che è una cosa gigantesca, un mercato che oggi è ritenuto soprattutto dalle grandi multinazionali.
Un altro problema forse non conosciuto è che gli immigrati in Italia che sono ormai quasi alla seconda generazione di arrivi, muoiono, e c'è il problema del rientro della salma in patria. Spesso ci sono costi che non si riescono a sostenere, con considerazioni che potete anche immaginare.
Vi cito solo un'esperienza: le Banche di credito cooperativo in Emilia Romagna stanno proponendo un prodotto che si chiama "Radici", è un conto corrente a pacchetto. Oggi "viene venduto" agli immigrati regolarmente presenti in Emilia Romagna da circa una ventina di banche. Qual è la particolarità? Intanto riesce ad offrire dei vantaggi particolari, innanzitutto il trasferimento del denaro nei paesi d'origine avviene ad un costo che si aggira attorno ai 6 euro a trasferimento e può offrire mutui per l'accesso alla prima casa. Poi l'ultima cosa è che questo prodotto bancario, a cui oggi aderiscono dalle 5000 alle 6000 persone in Emilia Romagna, è il frutto di un percorso culturale, in quanto gli addetti allo sportello di queste banche hanno seguito un corso di 6/7 mesi con un mediatore culturale.
Tramite questo corso ho scoperto che oggi in Italia ci sono 32 tipi di permesso di soggiorno, da quelli temporanei per lo studio, per il turismo, a quelli che consentono di prendere lavoro a tempo indeterminato, oltre a quelle che sono le procedure.
La legge Bossi-Fini è complessa, veramente folle. Voi sapete che in Italia si può avere il permesso di soggiorno se si può garantire un lavoro, ma non si può avere un lavoro se non si ha il permesso di soggiorno e questo è un circolo vizioso che getta molta gente nell'illegalità.
Un'altra piccola esperienza che vi voglio raccontare riguarda Roma. Roma è una città, come sapete, e ha tantissime etnie presenti. Ebbene la Banca di Credito Cooperativo di Roma e il Comune si sono accordati per un progetto di microcreditio per i lavoratori immigrati di una determinata circoscrizione. Peraltro, caso unico in Italia, il comune di Roma è socio della banca. Attraverso la leva del micro-credito si mettono in moto dei meccanismi di sviluppo di autocoscienza sociale. Io ho avuto la fortuna di lavorare tre anni a contatto con un sacerdote che si chiama Luigi Di Liegro alla Caritas di Roma. Con lui abbiamo tante volte affrontato i problemi del lavoro e dell'accesso al credito.
Concludo qui. Cito solo un aforisma che mi era piaciuto tempo fa leggendolo su un libro, un proverbio cinese che dice: "Ascolto e dimentico, vedo e ricordo, faccio e capisco". Mi piace molto perché vuol dire che, dopo tante chiacchiere, tante successioni anche visive, immagini, poi è il momento di passare al terreno dell'azione, quindi cercare di dare una risposta ai bisogni ed è quello che anche noi nel nostro piccolo cerchiamo di fare, con tutte le difficoltà che ci possono essere.

Tra la mente e l'anima

di Ilaria Catastini - Hill & Knowlton - Gaia, scrittrice*

Ilaria Catastini

Questi racconti sono venuti fuori proprio dalla mente e dall'anima.
Dalla mente perché mi sono avvicinata al mondo del sociale e della disabilità in particolare. Non è stato moltissimo tempo fa, tre o quattro anni; l'ho fatto con un pochino di paura forse, di tentennamento, però mi sono trovata coinvolta in una realtà che mi è piaciuta tantissimo. Io ho individuato un aspetto che poi attraverso questi racconti ho cercato di mettere a fuoco. Spero di essere riuscita a comunicarlo. Stando insieme a persone che hanno problemi di disabilità, mi sono resa conto che poi alla fine non c'è molta differenza tra una persona che ha una forma di disabilità motoria o psichica, dovuta a un incidente o ad altre motivazioni e chi ha una forma di disabilità affettiva, nella vita, o il mal di vivere, quest'inquietudine che tanti hanno, che poi si scatena e si rappresenta con forme di depressione, con forme di non contentezza rispetto a ciò che si è, ciò che si fa.
Ho cercato di tirar fuori da queste storie che non parlano solo di disabilità, ma parlano anche di problematiche legate alla povertà, a paesi in situazione di guerra e quant'altro, quella fiamma, quel nucleo, quel pezzettino che sta dentro ognuno di noi e in ogni persona che vive determinate situazioni problematiche di emarginazione o di dolore, o di carenza di qualche cosa, quella fiamma che rende possibile essere felici sempre e comunque, cioè che dà la possibilità di trovare comunque una strada, un percorso, un obiettivo da raggiungere, una direzione...la felicità.
Oltre al racconto "Dio" ce ne sono altre di storie che parlano di realtà che poi voi conoscete molto bene. Ad esempio ce n'è una che s'intitola "Senza" che è dedicato alla campagna della Emma Bonino stop FGM, quella sulle mutilazioni genitali femminili.
Ce n'è un'altra che è dedicata a "Operation Smile" che per noi ha un significato estremamente importante anche perché poi l'incasso del libro viene devoluto a questa associazione. E anche lì gli occhi non sono quelli di un bambino curato da "Operation Smile", ma sono quelli di un'altra bambina che vive in un mondo normale, il mondo nostro, del benessere che è quello in cui si ha tutto, però a volte si hanno giochi, si ha la televisione, si hanno i programmi, i DVD, tutto, anche il cellulare, però non si ha il sorriso. Quindi diciamo, questi racconti hanno un filo conduttore. Il tentativo è stato quello di creare un filo conduttore strutturale e cioè una tecnica di scrittura che è una cosa che io purtroppo col mestiere che faccio vado sempre a ricercare e che a volte è un limite, perché invece si dovrebbero lasciare un po' le briglie sciolte. Sono racconti estremamente brevi e sono delle fotografie che cercano di fissare il passato, il presente e il futuro in pochissime battute. Cercano di fotografare il momento preciso in cui una persona sta su quel crinale o la porta verso la disperazione assoluta o la porta verso la risalita e la luce. Il tentativo è stato questo. Io spero di esserci riuscita.

* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.