Incontro con Edoardo Polidori
Edoardo Polidori - medico, responsabile del Ser. T. di Faenza*
La droga: fa bene, fa male?
Svilupperò ragionamenti fondamentalmente centrati sulle nuove droghe. Vi faccio un elenco di consumatori di sostanze, un elenco interessante da vedere, cito soltanto alcuni nomi: Wagner, Chanel, Picasso, Umberto Saba, Cechov, Francisco Goya, Charles Dickens; le infermiere sono molto stupite in genere perché c'è anche la fondatrice delle crocerossine; Luigi XIV, XV, XVI, Federico II di Prussia, Billie Holiday, Walter Scott, i Beatles. Questi sono tutti consumatori di sostanze. Alcuni di questi erano veri tossicodipendenti, ma non possiamo discutere sul fatto che sono tra i grandi della storia, della letteratura, della musica, dell'arte, delle scienze. Molti ne facevano un uso compatibile che non incideva sulle loro attività, alcuni hanno sostenuto che incideva positivamente sulla loro attività letteraria e artistica. Il secondo ragionamento riguarda l'argomento di cui parliamo: le sostanze.
Il mondo adulto in genere considera queste sostanze come dei mostri. Ma come fanno, non capiscono che fa male? Che è disastrosa? Che questa cosa li rovina? Le sostanze di cui parliamo hanno un nome particolare, si chiamano "sostanze stupefacenti" non orribili, mostruose. Tenete presente che per alcune di queste, ad esempio la fascia dei così detti allucinogeni, uno dei più grandi farmacologi le ha chiamate "sostanze fantastiche". Parliamo di sostanze che, ci piaccia o meno, hanno comunque effetti estremamente piacevoli, agiscono nel nostro cervello sui centri del piacere. Siccome sono affascinanti, hanno un tasso di seduzione altissimo. La cosa altrettanto indiscutibile è che queste sostanze hanno delle conseguenze rischiose e pericolose, fanno dei danni, tutte, non c'è nessuna sostanza che sia innocua, così come non c'è nessuna sostanza che non sia piacevole. Un primo passo a livello di informazione potrebbe essere quello di ragionare sul fatto che adulti ed adolescenti devono cominciare a tenere presente queste due facce della medaglia. Finché il mondo degli adulti dirà soltanto che fanno male, ci sarà dall'altra parte un mondo di adolescenti e di pari che ribatterà che sono belle e che fanno bene. Mondi che non avranno mai niente da dirsi. Nel momento in cui parliamo di danno possiamo capire che c'è anche il piacere e allo stesso modo convincere i giovani, gli adolescenti che oltre il piacere, c'è comunque il rischio. Non c'è sostanza senza rischio, non so come dire e non c'è rischio senza un po' di piacere. Il vedere le due facce della medaglia comporta che le persone siano stimolate a ragionare sulle cose e di conseguenza ad assumersi la responsabilità di prendere decisioni.
Anche la cannabis è pericolosa
Questa è un'immagine tratta da "Alice nel paese delle meraviglie", con consumatori di sostanze; Alice nel paese delle meraviglie è anche un bel viaggio psichedelico! Alice, razionale nel suo peregrinare, a un certo punto incontra un bruco seduto sopra un fungo, che fuma qualcosa. Non è roba da ridere, ma è divertente; nel film di Walt Disney c'è questo incontro e c'è un bellissimo dialogo: "Tu chi sei?" Disse il bruco. Come introduzione ad una conversazione non era incoraggiante, Alice rispose piuttosto intimidita: "io ora non lo so più signore, almeno so chi ero quando mi sono alzata stamattina, ma credo di essere cambiata parecchie volte da allora". "Cosa significa tutto ciò?" disse il bruco con severità. "Spiegati meglio". "Non posso spiegarmi signore, mi dispiace". Disse Alice "poiché io non sono io, capisci?" "non capisco" disse il bruco. "Temo proprio di non poter essere più chiara" rispose Alice molto educatamente "perché prima di tutto non riesco a capire qualcosa neanche io e inoltre a cambiare di misura tante volte in un giorno confonde le idee, grande, piccola..." "non è vero" rispose il bruco "beh, forse la pensi così adesso" disse Alice "ma quando dovrai trasformarti in una crisalide, un giorno ti capiterà sai? E poi ancora in una farfalla, oserei dire che ti sentirai un poco confuso, vero?" "neanche un po' " disse il bruco "beh forse le tue sensazioni sono differenti" disse Alice "quel che so è che io lo troverei molto strano" "tu?" disse il bruco con disprezzo "e chi sei tu?" Iniziata con "tu chi sei" e si conclude "e chi sei tu". Sono due mondi che non si confrontano, il razionale non capisce le trasformazioni, per lui sono inconcepibili, mentre invece quell'altro vive di trasformazioni che per lui sono normali. Finché un dialogo è basato sulle distanze e sul fatto che quello che fa l'altro è un qualcosa di strano, di stravagante, non ci sarà comunicazione. È importante cercare di capire che i comportamenti dell'altro sono finalizzati a una ricerca del piacere come lo possono essere i nostri, ma assumono delle caratteristiche diverse. L'uso delle sostanze, soprattutto delle sostanze di cui ci occupiamo qui, è molto più centrato sulla ricerca dell'agio e del piacere, che ad un'idea di disagio. Le persone usano le sostanze per divertirsi di più in una determinata situazione, non perché hanno 10.000 problemi a monte, la maggioranza, non tutti. Ma allora chi sono i consumatori di droghe? Che rapporto si crea tra una persona e una droga? Esistono persone che sono curiose rispetto alle droghe. Tenete presente che anche l'adolescenza è una fase di curiosità, si cresce anche perché si è curiosi e una delle cose che abbiamo oggi a disposizione sono le sostanze. In tutte le epoche ci sono state sostanze, non esiste un'epoca storica, non esiste una popolazione che sia stata indenne dall'uso di sostanze. Oggi le sostanze a disposizione sono molte e contemporaneamente non ce ne sono mai state così tante e così facilmente accessibili da parte di tutti; è una particolarità della nostra epoca. Un adolescente è curioso su tutto ed è facile che in questa sua curiosità incontri le sostanze. Un primo gruppo di consumatori è sicuramente quello curioso rispetto alle sostanze, che ne fa un uso "esplorativo". Esplora il mondo e nella sua esplorazione incontra una spinello, incontra l'alcool. E questa è una fetta ampia di persone. Sono le persone che le provano una, due volte, qualche volta, ma poi dicono: "Non sono per me, vivo bene senza, in un bilanciamento piacere-pericolo, preferisco il non rischio!". Poi ci sono persone che ne fanno un uso controllato, il così detto uso ricreazionale. In discoteca il sabato, ogni tanto, con gli amici. Sono le persone che conoscono gli effetti delle sostanze, per averle sperimentate e usate, sanno controllarne gli effetti e in un bilanciamento piacere-rischio, si assumo qualche rischio pur di avere una situazione particolarmente piacevole in determinate situazioni, cioè ne fanno un uso controllato. E questa è rispetto alla prima, che è una grande torta, una torta un po' più piccola. Dall'uso esplorativo all'uso ricreazionale diminuiscono i numeri, sono meno, però sono tanti. Poi ci sono le persone che invece una volta che sono entrati a contatto con una sostanza in un certo senso la riconoscono, l'avvertono come propria, diventano dipendenti tanto che senza sostanze la vita appare loro impossibile da sopportare e reggere. Questi sono i tossicodipendenti. Sono una fettina rispetto alle altre torte.
Droghe buone e droghe cattive
Un altro equivoco da chiarire è che toccare una sostanza non vuol dire essere nell'ultimo gruppo, il rapporto tra una persona e una sostanza può essere un rapporto di uso esplorativo, di uso controllato, oppure dipendente. Sono tre tipologie di rapporto diverso. Uno dei limiti, dell'informazione è che abbiamo quasi diviso il mondo in droghe buone e in droghe cattive. Abbiamo gli psicofarmaci, i farmaci, abbiamo le droghe buone che sono le droghe che curano le malattie determino benessere e migliorano la vita. Non riesco a dormire? Prendo questo e dormo meglio, la mattina mi sveglio più tranquillo. Queste sono le droghe buone, curano la vita, le malattie, danno benessere e migliorano la vita. E dall'altra parte abbiamo creato invece il mondo delle droghe cattive, che fanno venire malattie e non le curano, determinano malessere e non benessere e peggiorano la vita. Le droghe buone sembra che facciano male soltanto se uno ne abusa, se ne prendi troppe ti fanno male. Le droghe cattive sembra che facciano male appena le tocchi, se le tocchi è finita. È un mondo unico, tutte sono contemporaneamente buone e dannose. Di overdose di cannabis non è mai morto nessuno, questo si può dire. Ma la cannabis non fa male? Certo che fa male: è pericolosa negli adolescenti, perché in un organismo che si sta sviluppando, in una persona alla ricerca del suo posto nella vita e nel mondo, sostanze che sono allucinogeni minori, non si sa che scompensi possano determinare; è pericolosa nelle donne in gravidanza, perché non si sa che effetti abbia sul feto, in quanto non ci sono studi in tal senso; è pericolosa nelle persone che hanno una fragilità psichiatrica, perché può far emergere delle patologie psichiatriche sottostanti, può scatenare dei deliri, dei quadri deliranti, psicotici. Mentre da un lato si può dire che nessuno è morto per overdose di cannabis, dall'altro lato non si può dire che sia innocua, che non faccia niente, ci sono aspetti di pericolosità anche da questo punto di vista.
Una sostanza, diversi effetti
In genere uno considera droga pericolosa quella usata da un'altra persona. I consumatori di ecstasy considerano pericolosa l'eroina, l'ecstasy non è una droga, l'eroina lo è. I consumatori di alcool dicono: "l'eroina e l'ecstasy sì che sono droghe!" I fumatori dicono: "sì, io fumo, lo so che fa male, però non è mica l'alcool!". I consumatori di droghe sono la maggioranza della popolazione. Dal punto di vista strettamente statistico sono la norma. Considerando droghe l'alcool, il caffè, la nicotina, l'eroina, il crack, la cocaina, il tè, l'ecstasy, le anfetamine, gli allucinogeni: "chi di voi non ha assunto droghe? Chi di voi non ha assunto droghe fino a questo momento, da quando si è svegliato?" Né tè, né caffè, né sigarette? Siamo una società che usa droghe. Siamo abituati a distinguere droghe illegali o legali, questo dipende dalle epoche, dai tempi. Sintetiche o naturali, questo è un non senso, sono quasi tutte sintetiche o c'è un intervento pesante della chimica nella produzione della sostanza. Si possono distinguere tre grandi gruppi di droghe. Quelle che deprimono il sistema nervoso centrale, quelle depressive, quelle che ne abbassano il funzionamento. Tra queste le più importanti sono sicuramente l'alcool e l'eroina ci sono anche gli ansiolitici ma ripeto le due più grosse sono alcool ed eroina. Hanno fondamentalmente lo stesso effetto deprimono il funzionamento del sistema nervoso centrale, lo abbassano. Poi ci sono le sostanze che invece stimolano, sono una frustata di energia, uno stimolo per il funzionamento del cervello. Di queste sicuramente importanti sono la cocaina, le anfetamine, il caffè, la nicotina, anche il cacao è stimolante. I consumatori di caffè sono i più onesti rispetto alle droghe, nel senso che sono gli unici che ammettono chiaramente di usare una droga per piacere e per effetto. Sono quelli che collegano benissimo e onestamente, l'assunzione di una droga alla ricerca di un suo effetto anche perché non fa problema dire che si prende un caffè. Tenete presente che il caffè non è innocuo. Sapete benissimo che la coca cola si chiama così perché conteneva l'essenza della cola che è una pianta, una radice e la cocaina. Si chiama coca cola perché la composizione era cocaina e cola. Quando la cocaina diventò illegale dovevano decidere con che cosa sostituirla per mantenere questo effetto stimolante. La caffeina è uno stimolante mica da ridere. Comunque queste sono le sostanze stimolanti poi ci sono quelle che alterano la percezione con la realtà. Sono conosciute come allucinogeni. Gli allucinogeni in realtà non sono proprio tali, perché danno allucinazioni soltanto alcune di queste e soltanto ad alti dosaggi, chiamati anche psicodislettici. Comunque psicodislettici, allucinogeni, psichedelici alterano il rapporto con la realtà, la percezione della realtà e si distinguono in allucinogeni maggiori, Lsd e mescalina, e allucinogeni minori, la cannabis, gli spinelli. Allora abbiamo sostanze che deprimono, sostanze che stimolano e sostanze che alterano la percezione della realtà. Le sostanze spesso fanno un po' una cosa e un po' un'altra. Un fumatore di nicotina la mattina si sveglia, beve il suo caffè stimolante, poi prima di uscire di casa, in macchina, mentre va al lavoro, si accende una sigaretta e non a caso, ma per mettere più velocemente in funzione il suo cervello, per svegliarsi sfrutta l'effetto stimolante della nicotina. Ma un fumatore serio di sigarette dopo cena, dopo una giornata di lavoro, si siede sul divano e fuma una bella sigaretta sapendo che la sera la stessa nicotina perde l'effetto stimolante ed assume un effetto rilassante. Cosa è successo, è cambiato l'effetto, la collocazione farmacologica della sostanza? Quello che è cambiato è il livello di nicotina nel sangue. L'ecstasy è un incrocio tra l'anfetamina e la mescalina, cioè tra una sostanza stimolante e una sostanza allucinogena, è un po' l'una e un po' l'altra, man mano che si aumentano le dosi prevale l'azione stimolante anfetaminica, mentre dosi basse fanno prevalere l'azione allucinogena. Un'altra sostanza che a seconda della quantità ha delle sfumature di effetti diversi. Quando si parla di droghe si parla di tutto questo gruppo di sostanze, né buone, né cattive, ma piacevoli e pericolose allo stesso tempo. Sostanze sedative, deprimenti, sostanze stimolanti e sostanze allucinogene, poi sostanze che si spostano di qua e di là a seconda della quantità che se ne assume e a seconda del prevalere di effetti di un tipo oppure di un altro.
Possibile un uso controllato?
Io ho un uso controllato di caffeina e di alcool, bevo occasionalmente ai pasti e nello stesso tempo se ho mangiato molto e bevuto adeguatamente so benissimo che la cosa migliore per contrastare l'azione di sonnolenza dovuta all'ingestione di alcool e cibo è assumere della caffeina. Non solo so controllare la singola sostanza, ma sono in grado anche di mischiare le sostanze per bilanciarne gli effetti. Questo sul piano legale, su quello illegale è più difficile il ragionamento. La stragrande maggioranza dei fumatori di cannabis ne fa un uso controllato, come la stragrande maggioranza dei consumatori di ecstasy non è che tutti i giorni è lì a prendere ecstasy, la prende un sabato sì e uno no, un sabato al mese, con un uso occasionale e controllato. La musica ambient si lega con la cannabis e non con le anfetamine, la cannabis rilassa, più aumentano le battute e più le sostanze che si abbinano sono di tipo stimolante anfetaminico, ciò non toglie che le persone che ne fanno un uso controllato possano anche perdere il controllo, nel senso che una persona comincia con la scelta di controllare, ma poi può scivolare verso la perdita del controllo, questo può capitare. Ci sono alcune persone che iniziano fumando uno spinello, prendendo una pastiglia di ecstasy ogni tanto e poi dal di lì passano a fumarsi uno spinello tutti i giorni, 5 spinelli al giorno, a prendere l'ecstasy tutti i giorni, a passare dall'ecstasy all'eroina o alla cocaina o ad altre sostanze. Può essere un percorso, ma non è il percorso. Ci sono anche studi che dicono, che nell'evoluzione del percorso, nel passaggio dall'uso esplorativo all'uso ricreazionale controllato, alla dipendenza da sostanze, quello che decide questi passaggi in genere non è mai la sostanza, ma è il contesto sociale di appartenenza. Crescere in alcuni quartieri piuttosto che in altri è un film diverso, in tutto questo percorso, la sostanza ha un peso, ma in genere bassissimo. Quello che incide nel percorso e nello sviluppo di una dipendenza è quasi sempre il contorno che c'è rispetto alla sostanza. Poi è chiaro che ci sono delle sostanze che catturano di più e altre che catturano di meno, ci sono delle sostanze per le quali le persone sviluppano maggiormente un desiderio, l'eroina ha un alto potere di indurre desiderio, la nicotina è una delle più tremende da questo punto di vista. Altre sostanze si prestano a un uso più occasionale. I veri amanti dell'ecstasy, non tendono a diventarne dipendenti. Vuol dire che l'ecstasy non è pericolosa? Assolutamente, si può morire di colpo di calore, si può andare in disidratazione, si può avere un'insufficienza renale acuta, coagulazione intervascolare, ecc. però non è una sostanza che si presta a indurre dipendenza. La sua pericolosità si gioca su di un'altra partita, si gioca per lo stile di vita delle persone che la usano, per lo stile di vita che la stessa può indurre, ma non sulla pericolosità in quanto sostanza che induce dipendenza.
Dipendenza: non saperne fare a meno
La consapevolezza viene a posteriori, uno è sempre convinto di controllare quello che sta facendo. C'è una situazione di dipendenza non quando c'è un uso di sostanza, non è che chi usa eroina è dipendente dell'eroina, la dipendenza dall'eroina è data dall'incapacità di saper stare senza eroina. I dipendenti sono quelli che senza sostanza non sono capaci di vivere, la sostanza li mette in grado di affrontare il quotidiano. Non è alcoolista chi beve alcool, è alcoolista chi non sa stare senza bere alcool, quindi non è dipendente chi usa eroina, ma chi non sa stare senza. La vera dipendenza, ripeto, è l'incapacità di saper affrontare la propria vita senza l'aiuto di una sostanza. In questo senso la consapevolezza in genere è a posteriori e il problema rispetto a una dipendenza non è mai smettere. Rispetto a una dipendenza il problema non è mai smettere, è "saper stare senza". Il problema non è disintossicarsi, ma è che avere poi le spalle per sopportare la vita che ci aspetta. Il tossicodipendente disintossicato un sacco di volte, ricomincia, perché senza fa fatica ad affrontare la vita, questo fa considerare in alcuni contestati che la dipendenza è una "malattia cronica recidivante". C'è questo concetto di lunga durata e di recidiva, cioè costellata da ricadute, che è un concetto che fa parte del concetto stesso di dipendenza.
Daniela Binello*
Mi occupo di esteri, volevo fare qualche domanda riferita al nostro lavoro. Lei è un medico del Ser.T. di Faenza, quindi in un certo senso "spaccia la droga di Stato" il metadone e fra poco forse l'eroina - da quello che si legge sui giornali, potranno esserci esperimenti. Vorrei capire la sua posizione. È partito da un esempio molto positivo, che potrebbe anche essere per certi versi letto in maniera sbagliata, non tutti sono persone con delle spalle che permette loro di fare uso ma anche in alcuni casi di sospenderlo. Dato che come medico è uno specialista ci parli magari del rischio sociale e del perché se nel privato una persona sa gestire bene la droga queste non fanno notizia, né hanno nessuna ripercussione sull'informazione?
Edoardo Polidori*
Medico, non spacciatore
Una delle cose da capire è che esistono i farmaci e tra di essi c'è il metadone, ma anche: antibiotici, potensivi, benzodiazepine. Usare dei farmaci è considerato spacciare droga? I farmaci si usano per curare delle malattie. Ce ne sono alcuni che possono sfuggire al controllo, ma questo è un uso del farmaco come della droga, e vale per tonnellate di benzodiazepine. Non penso che lei consideri il medico a cui chiede un tranquillante perché è agitato, un antidepressivo perché è depresso, uno spacciatore se il medico glielo prescrive, perché pensa che in quel momento sta curando una patologia. Una cosa che definirebbe l'impatto sociale delle sostanze è capire che nel campo delle tossicodipendenze ci sono degli interventi che attengono alla sfera pedagogico-educativa. Un adolescente che comincia a usare droghe, è un ambito che attiene alla sfera degli interventi educativi. Poi invece quando si dipende dalle sostanze la dipendenza attiene alla sfera della patologia e la patologia ha bisogno di cura. Allora pensare di educare chi ha bisogno di cure e di curare chi ha bisogno di interventi educativi penso che sia uno sbaglio mostruoso. Una cosa che i giornali potrebbero fare è iniziare a distinguere tra persone che usano e persone che dipendono, tra la necessità di interventi educativi e la necessità di cure. Nell'ambito delle cure ci sono anche le cure farmacologiche che hanno una loro dignità, hanno una loro letteratura, che nel mondo scientifico è la cosa che fa peso e quella sui trattamenti farmacologici con metadone è la più ampia letteratura sul trattamento farmacologico della dipendenza da oppiacei, non c'è nessun altro tipo di trattamento che abbia la stessa letteratura, questo in genere i giornalisti non la conoscono. I giornalisti fanno il passaggio metadone-droga di Stato, come se io dicessi comunità=carcere, nessuno di voi lo scriverebbe. I giornalisti assimilano molto spesso la sostanza con il consumatore, dal punto di vista dell'immagine sociale, nel senso che il tossicodipendente diventa sui giornali il "tossico". "I tossici si aggregano in questa piazza. Una coppia è stata aggredita da una banda di tossici". Penso che nessuno si permetterebbe mai di chiamare soggetti portatori di handicap "handi", perché questo sarebbe considerato gravemente offensivo e lo è. Questa abbreviazione sarebbe umiliante, aggressiva, volgare, mentre sui giornali frequentemente vedo scambiare la sostanza con la persona, chi dipende da una sostanza tossica diventa lui stesso il tossico, è un impatto sociale non da poco. E l'impatto sociale non è da poco, il tossico nessuno lo vuole, è una cosa che inquina, rovina, non è più una persona che ha un problema, è una cosa che fa paura il tossico. L'aiuto che mi aspetterei da parte vostra sarebbe quello di fare chiarezza sul distinguere persone da sostanze, persone con problemi da sostanze, i dipendenti e persone che usano sostanze, i consumatori.
Le agenzie preposte sono soprattutto agenzie che attengono alla sfera educativa: centri giovani, consultori, parrocchie, agenzie educative di qualunque tipo. In Lombardia per esempio c'è una rete di oratori che è mostruosa che fa degli ottimi lavori sui giovani. Poi c'è il mondo dei dipendenti che hanno bisogno di cure, cure che si giocano su binari che sono farmacologici, psicologici, socio - assistenziali. Alcuni non ce la fanno e da queste cure passano ad altri interventi per esempio si pongono all'interno di esperienze intensive, in comunità terapeutiche residenziali, in genere con una forte spinta sugli interventi di tipo psicologico, psicoterapeutico o di tipo comportamentale e all'interno di queste strutture; fanno dei percorsi terapeutici. Ogni tipo di percorso dal farmacologico, a quello di tipo psicologico, riabilitativo residenziale, hanno delle alte percentuali di fallimento. Ci sono comunità che per Natale dichiarano guarite 100 -1000 persone, ma non è la dichiarazione ufficiale di guarigione il giorno X che mi dice cosa succederà il mese dopo. L'interruzione delle sostanze non è nulla. Comunità e ambulatori sono pieni di persone che vanno in un posto, smettono, ricominciano, vanno nell'altro e così via. Il problema è che in questo percorso di lunga durata, la probabilità di un adolescente, di un ragazzo, di un adulto di lasciarci la pelle è 20 volte superiore a quella di un suo coetaneo. Questa serie di interventi così diversi, tutti molto utili perché si riferiscono a persone diverse che diversamente l'una dall'altra si rapportano con la sostanza, hanno tutti una loro dignità, l'errore più grosso, è presentare questi mondi in conflitto, mentre dovrebbero essere in continuità. Se un trattamento va male per una persona è una grande risorsa avere la possibilità di una terapia diversa. In alcuni casi si tende a presentare il mondo delle comunità come in conflitto con quello dei servizi pubblici. A livello nazionale non è così. Nel rapporto con le sostanze non dobbiamo mai dare per scontato che una persona sia sempre uguale. Ci sono le fasi della motivazione al cambiamento. Una fase del rapporto con le sostanze è quella in cui la persona non è interessata a cambiare. La persona usa una sostanza e dice: "ma cosa te ne frega a te se io la uso? Io non ho assolutamente nessun problema! Io non ho assolutamente nessuna voglia di cambiare!". Tecnicamente si chiama la fase della precontemplazione, non si contempla l'esistenza di alcun problema. In una bilancia tra effetti piacevoli ed effetti spiacevoli, dominano quelli piacevoli. È come se appena messo con una ragazza bellissima qualcuno ti voglia convincere che quella ragazza ti rovinerà. Questa è la fase della precontemplazione. Questa fase è seguita dalla fase della contemplazione. Cioè in un bilanciamento tra vantaggi e svantaggi, comincio a vedere che c'è qualcosa che non mi torna. Comincio a vedere che gli amici mi vedono strano, la mia ragazza mi ha detto che qualcosa non va: "ho già finito il conto in banca? Ma dove li ho spesi questi soldi?" e poi comincio a contemplare l'esistenza di problemi, comincio a dire che forse è meglio se chiedo aiuto a qualcuno. Poi c'è la fase dell'azione che è quella di dire "no, ho proprio dei problemi!", cioè sui due piatti della bilancia gli svantaggi cominciano ad essere molto più pesanti dei vantaggi. Vado in una comunità, vado in un ambulatorio, vado da un prete della mia parrocchia, chiedo aiuto, mi muovo, faccio delle cose, ottengo dei risultati e cerco di mantenere questi risultati. Questo è un percorso di rapporto con le sostanze. Precontemplazione, contemplazione, azione, ottenimento dei risultati, mantenimento dei risultati. Non bisogna pensarlo come un percorso lineare, ma circolare, perché può ricominciare infinite volte. Ma l'altra cosa da capire è che non si può mai agire in una fase con gli strumenti che sono più indicati in un'altra. Gli strumenti che vanno bene in un caso possono essere sbagliati in un altro. Il disastro è quando la mia proposta fa fuggire l'altro, va bene quando invece tiene l'altro all'interno di una relazione di un rapporto. L'essere professionisti vuol dire saper individuare lo strumento giusto per il momento giusto, questo penso che sia quello che compete alla mia professionalità e avrei piacere che i giornali riconoscessero questa professionalità.
Francesco Abate*
Dall'84 faccio volontariato nella Comunità Emmanuel. Abbiamo rivisto ancora una volta in questi giorni a proposito della conferenza di Genova come l'informazione viene data in una maniera in cui si generalizza eccessivamente o un estremo o l'altro, non si riesce a collegare e a vedere in maniera più completa la realtà. Il metadone è un farmaco, viene utilizzato in alcuni casi con certi dosaggi, in altri con altri, con il metadone si utilizzano una serie di altri interventi dalla psicoterapia, all'inserimento sociale, dagli interventi sulle famiglie alle comunità. Le comunità servono, sono importanti in determinate situazioni, ma se un ragazzo va in comunità è fondamentalmente per il lavoro di preparazione che è stato fatto nel Ser.T. Accade raramente che un ragazzo prenda l'iniziativa di andare in comunità senza passare prima da un Ser.T.
In alcune comunità il metadone viene somministrato come farmaco di mantenimento. Il momento in cui si termina il periodo di mantenimento del metadone e quindi si inizia a ridurre il dosaggio porta a delle difficoltà, un ambiente protetto quale può essere quello della comunità risulta d'aiuto per affrontare la crisi d'astinenza in un luogo che non sia quello di un ricovero ospedaliero. È fondamentale individuare il tipo di intervento adatto a quel ragazzo e solo per lui. I tipi di interventi sono diversi da persona a persona.
Umberto Di Maria - Giornalista*
Parliamo di nuove droghe, ma di fatto stiamo parlando di eroina da qualche tempo, quindi dal punto di vista di chi deve trattare queste fonti abbiamo a che fare con persone che hanno un glossario di tipo psichiatrizzante, di tipo patologizzante. Abbiamo detto che le nuove droghe non sono droghe da disagio, sono droghe da consumo di ragazzi. Questa nuova utenza sfugge anche a noi dal punto di vista dell'informazione e voi che siete le nostre fonti, ci ponete un aspetto della realtà di fatto già mediata. Per quanto concerne le nuove droghe, si ricorre al Don di turno perché si ha bisogno che qualcuno che spieghi cosa sta succedendo, che dica che le nuove droghe rispondono alle nuove esigenze di chi si deve confrontare quotidianamente con una realtà aggressiva. Quanti sono capaci di esporti una realtà così complessa senza psichiatrizzarla o patologizzarla? Quante persone all'interno dei Ser.T. italiani oggi sono capaci di porre a noi giornalisti questa realtà in maniera non dico reale, ma organica?
Leonida Barbato*
Chi passa per un'esperienza così difficile in che condizioni si trova rispetto a coloro che non assumono droghe? C'è una possibilità di mantenere un inserimento nel mondo del lavoro, mantenere le proprie responsabilità familiari?
Gli assuntori di nuove droghe arrivano ai Ser.T., fino all'anno scorso, nelle comunità del Cnca c'era un unico assuntore di Mdma, è una realtà che sfugge, qualcuno deve pure interpretarla e allora noi che siamo sociologi, o giornalisti, dove andiamo? Dal Ser.T., dove tutti però sono psichiatri, quindi psichiatrizzano l'evento. Questo vuol dire avere un modo di parlarne: fatto di terapia pura e malattia.
Edoardo Polidori*
La rete degli oratòri
Ho detto che il mondo dell'uso attiene alle agenzie educative, è il mondo della patologia, della dipendenza che attiene alle agenzie che curano. Non so se il fatto che una sola persona prenda Mdma lei lo valutasse positivo o negativo. Immagino in modo negativo. Per problemi di ecstasy fondamentalmente le persone non vengono a chiedere aiuto, sono costrette a venire dalle forze dell'ordine, da qualcuno, sono praticamente inesistenti gli accessi spontanei. Il dato reale quindi è che in realtà ai servizi pubblici o privati, per problemi legati alle sostanze ci vanno pochissime persone. Le ipotesi sono due: o i servizi pubblici o del privato sono fondamentalmente centrati sull'eroina e quindi non attirano persone che hanno questo tipo di problemi oppure queste sostanze danno problemi solo quando si presenta un versante acuto, l'incidente stradale, il quadro ansioso acuto, la crisi d'ansia, l'attacco di panico, il quadro psicotico acuto. Sono due ipotesi in parte vere, è vero che i servizi sono molto centrati per l'eroina ma è anche vero che queste sostanze che si prestano a un uso occasionale è difficile che portino a una richiesta di aiuto ed è più difficile che sfuggano al controllo. La richiesta di aiuto attiene molto di più alle agenzie educative. Preferirei che le persone che fanno uso di queste sostanze andassero ai consultori, da don Vinicio Albanesi, negli scouts. C'è una ricchissima rete di oratori in alcune regioni che sono strutturati come centri di aggregazione giovanile in posti che agiscono con interventi che attengono al pedagogico educativo. Il Ser.T. non è il luogo adatto. Bisogna distinguere, tra cura e pedagogia è una cosa che sarebbe molto opportuno fare e gli interventi sulle nuove droghe attengono più alla sfera del rapporto con l'adolescente che a quella con il consumatore.
Interazione tra sostanza e ambiente
C'è un uso massiccio di cannabis adesso negli adolescenti. La vogliamo considerare come nuova sostanza? Quando compare in genere è la terza sostanza: la prima è la nicotina, la seconda è l'alcool, la terza è la cannabis. L'alcool è un problema enorme tra gli adolescenti, lo vogliamo considerare una nuova sostanza? L'ecstasy in genere si intreccia a questi percorsi, ma si intreccia a un modo di vivere, di divertirsi. Questo intreccio ha bisogno di agenzie che operano all'interno degli interventi pedagogico - educativi e non dei Ser.T. Sono temi che escono da un ambito stretto, sono nuovi stili di consumo di vecchie sostanze, nuovi modi di concepire il divertimento, l'alterazione, di concepire anche il rapporto con il pericolo, con il rischio che è affascinante per gli adolescenti e per gli adulti. Capisco che ci siano preoccupazioni rispetto a che cosa fare verso chi ha bisogno, ma l'altra cosa da dire è che di queste cose la gente muore. Si muore alla guida di una vettura dopo la discoteca per un intreccio di stanchezza, alcool, ecstasy, cannabis. Si muore in discoteca per colpo di calore, perché uno è convinto di aver preso l'ecstasy invece gli hanno dato un'anfetamina che è molto più potente. L'azione di una sostanza non è mai data dalla sostanza in sé, ma l'azione di una sostanza è all'interno di un triangolo, dove c'è da una parte una persona, dall'altra parte un ambiente e dall'altra parte la sostanza. Allora è l'interazione tra sostanza, persona, ambiente che determina l'effetto. Rispetto ai sintomi che si sviluppano nell'effetto, saper distinguere quello che può essere legato alla sostanza, quello che può essere legato all'ambiente e quello che può esser legato a me, può essere una cosa che fa morire meno gente. Per esempio sensibilizzare i consumatori di ecstasy rispetto al colpo di calore, che è un intervento strettamente farmacologico, più che psichiatrico, vuol dire mettere una persona nelle condizioni di riconoscere quelli che possono essere i primi sintomi di una cosa per lui mortale. Anche all'interno degli interventi che sono sul versante informativo o pedagogico - educativo, c'è uno spazio, secondo me per il farmacologico che deve essere conosciuto proprio perché può salvare delle vite. Questo secondo me potrebbe essere una competenza del Ser.T. E' necessario saper integrare a quello che può essere un percorso di lettura sociologica, di un comportamento all'interno di un'età, di una classe sociale, di una sub cultura di gruppo legata alle sostanze, anche una serie di informazioni su quello che fanno le sostanze, questo può mettere dei paletti, far suonare dei campanelli di allarme. C'è uno spazio per l'intervento dei Ser.T., ma ripeto, penso che tutto il settore delle nuove droghe, dei nuovi consumi, al di là di alcuni pericoli sugli effetti acuti, che possono essere anche mortali, attenga di più ad altre agenzie, piuttosto che ai Ser.T. Noi fondamentalmente facciamo interventi di informazione nelle scuole. I ragazzi che hanno bisogno di aiuto in questo settore vanno dal nostro psicologo e non dal nostro medico. Noi andiamo nei grandi eventi frequentati dai giovani e offriamo informazioni sulle sostanze con una attenzione rivolta soprattutto ai rischi.
Vincenzo Grienti*
Lei ha parlato di droghe assunte per piacere, mi chiedo questo, se nelle droghe che si assumono in gruppo non ci sia fra i frequentanti di quel gruppo un desiderio di socializzazione e quindi da questo desiderio non si potrebbe partire per dare loro la possibilità di integrarsi all'interno della società nuovamente quando escono dal tunnel? Mi riferisco soprattutto a un'esperienza, a una testimonianza che ho avuto da un ex tossicodipendente che mi diceva "sarei molto lieto di andare nelle scuole e parlare della mia esperienza negativa". La socializzazione che cercano quando in un gruppo assumono anche cannabis, non è forse la mancanza di socializzazione che trovano nella società in cui viviamo?
Edoardo Polidori*
Le testimonianze degli "ex"
Il problema delle testimonianze è sempre impegnativo, nel senso che per usare le parole usate sarebbe la testimonianza di un ex tossicodipendente. Questo di cui parliamo non è tanto un mondo di tossicodipendenti, uno che non si sente tossicodipendente di fronte alla testimonianza di un ex tossicodipendente si potrebbe porre dicendo: "non sono mica come lui! Non diventerò mai come lui!". Nessuno all'interno del mondo delle nuove droghe, dei nuovi consumi, in genere tende a considerarsi appartenente al mondo della tossicodipendenza. Se andate da persone che sono in comunità a parlare di questi temi nove su dieci vi diranno che l'unica soluzione è andare in comunità. Se andate in un servizio pubblico da gente che prende il metadone, diranno che l'unica cosa è il metadone, se andate da persone che hanno smesso da soli diranno invece che comunità, metadone, servizi pubblici e privati non servono a niente. Nelle testimonianze degli "ex" si tende a vendere la propria storia, la propria esperienza, come la cosa che dovrebbero fare tutti: "Chi vuole smettere deve fare quello che ho fatto io". Ho conosciuto testimonianze di ex tossicodipendenti molto valide, ma ne ho conosciute altre che pur essendo valide per lui erano totalmente ignorate dalle persone che le stavano ad ascoltare.
Francesca Capovani*
Ho lavorato per diverse stagioni al telegiornale dei ragazzi, un telegiornale fatto da Rai Uno per adolescenti/preadolescenti dagli 11 ai 15 anni in genere, adesso viene fatto da Rai Tre. Mi sono trovata più volte a dover fare dei servizi sul problema delle nuove droghe. Si cercava di andare al di là del fatto di cronaca, di spiegare ai ragazzi che l'ecstasy faceva male. Mi mettevo a telefonare ai medici, "ma allora provoca danni irreversibili alle cellule del cervello?" "mah.....sì....non è provato, ci sono degli studi, ecc.". Veniva fuori il discorso del colpo di calore, veniva fuori che non creava dipendenza. Il medico mi diceva: "non dica che l'ecstasy è terribile, che fa male, perché poi quando i ragazzi la provano e stanno bene ti dicono: vedi mi raccontano delle stupidaggini". Che cosa dobbiamo dire sulle nuove droghe ai ragazzi? Fanno male o non fanno male? Su quali aspetti soffermarci? Mentire, aggravare, enfatizzare far ottenere l'effetto contrario per cui quando la provano dicono: ma guarda sono venuti a scuola a raccontarci che faceva male ed è una cretinata, perché si sta benissimo e se non mi metto in macchina o faccio guidare il mio amico che non l'ha presa non è neanche pericolosa. Gli adolescenti: potrebbero dire che siamo bugiardi?
Edoardo Polidori*
Come non parlare con i figli
Non sono esperto di comunicazione, dovete essere voi gli esperti. In Italia non c'è assolutamente una guida per i genitori sulle droghe ho chiesto il permesso di tradurne una che viene dall'Inghilterra. Noi puntiamo all'informazione sugli adolescenti, ma non spieghiamo niente ai genitori. Una guida per gli adulti sulle droghe può essere una cosa molto utile, anche tutte le campagne del ministero, se ci pensate, sono centrate da molti anni sugli adolescenti, non esiste nulla sui genitori, sul target genitori, che è quello che va più in tilt. C'è nella guida una parte che spiega le sostanze, gli effetti e i rischi e invito a leggere tutto. Quello che agli adulti dà fastidio è vedere gli effetti piacevoli, mentre quello che agli adolescenti da fastidio è sentir parlare di pericoli. Questi sono i blocchi della conversazione. È sbagliato:
- ordinare, dire: tu devi fare, non devi fare;
- minacciare: se tu non smetti, vedrai cosa succede quando tuo padre torna a casa!;
- fare la diagnosi: quello che c'è di sbagliato in te è questo;
- fare l'interrogatorio: chi? Quando? Come? Dove? Vieni, dimmi;
- fare la predica: se tu farai questo vedrai che ti accadrà quest'altro.....;
- fare il paternalismo: io sono sicuro che andrà tutto bene se seguirai i miei consigli, vedrai che andrà tutto bene.
Ma vi siete mai ascoltati parlare con i vostri figli? Quali di questi stili state usando nel colloquio con loro, quali altre cose dite o quali altri mezzi usate per bloccare ogni comunicazione efficace? Che cosa potreste cambiare e migliorare? La guida offre anche delle informazioni su come e cosa ci impedisce una comunicazione.
Il mio metodo è "sedurre"
Altra cosa da dire rispetto a queste nuove droghe è che la ricerca le ha approfondite solo recentemente. Sull'ecstasy il mondo scientifico è spaccato in due, un filone di ricerca americano dice che l'ecstasy è pericolosa, danneggia il cervello. Hanno fatto ricerche su topi e scimmie e ricerche con una particolare tecnica per evidenziare, che calano i livelli di sierotonina in seguito all'assunzione di ecstasy. E' una cosa vera, il problema è se questo calo comporta un danno clinico evidenziabile. C'è un altro filone di ricerca americano - europeo che dice che non è assolutamente vero tutto questo. Non ci sono dimostrazioni cliniche di una tossicità diretta conseguente all'ecstasy che non sia riparabile dal cervello autonomamente. Dal punto di vista clinico non si evidenziano alterazioni e le alterazioni che si vedono dal punto di vista anatomo patologico sono minime, risibili e che gli studi fatti sono fondamentalmente studi sul topo e sulla scimmia e non c'è nessuno studio al mondo che dica che quello che succeda nel topo e nella scimmia possa essere trasferito all'uomo. D'altra parte i dosaggi usati per dimostrare questo danno da ecstasy nel topo e nella scimmia sono talmente alti che nessun uomo li prenderebbe mai. C'è una pericolosità acuta che comunque esiste: di ecstasy si può morire. L'ecstasy ha degli effetti piacevoli: è una sostanza molto socializzante, è la capostipite delle sostanze che facilitano i contatti tra le persone e questo è un aspetto molto piacevole. Per gli adolescenti, l'ecstasy è una sostanza sensuale crea un'intimità con le altre persone, "love drug" la chiamavano. Ci sono quindi degli aspetti pericolosi e piacevoli, questo bisogna dirlo, poi dipende molto dal come dirlo e dal target che si ha di fronte, parlare con dei bambini di 12 anni non è parlare con dei ragazzi di 18 anni. Questo vale per il sesso, le droghe, il sociale, la guerra in Bosnia, vale per qualunque argomento, esiste una sensibilità rispetto al target che si ha di fronte, distinzione che forse in televisione è difficile da fare. Quando vado nelle scuole la mia scelta stilistica è partire dagli aspetti piacevoli, dal fatto che le droghe piacciono per poi arrivare agli aspetti pericolosi, visto che mi occupo di droghe seduttive, con gli adolescenti il miglior approccio è sedurre. Devo tenere presente che quando do un'informazione sono in concorrenza con almeno due mondi quello dello spaccio e quello dei consumatori pari. Il mondo dello spaccio e il mondo dei consumatori pari in genere racconterà al ragazzo soltanto le cose belle: "prendila che stai meglio, ti diverti, fuma che dopo ti rilassi, fai questo che dopo è più facile fare sesso...".
Partire dalle cose che anche i loro amici gli dicono, casomai "dettagliandole meglio" facendo capire loro che su questo posso vantare una competenza, fa sì che mi riconoscano credibilità. Dico le stesse cose dei loro amici, ma meglio, gliele spiego scientificamente, farmacologicamente, poi passo a raccontare gli effetti pericolosi e dannosi. Sono ascoltabile se prima conquisto credibilità.
Effetti negativi dell'ecstasy
Effetti negativi dell'ecstasy:
1. slatentizzare i quadri psichiatrici;
2. dare un quadro depressivo importante dopo l'uso;
3. scatenare degli attacchi di panico;
4. scatenare dei quadri di spersonalizzazione.
La persona avverte che un braccio non fa più parte del suo corpo o sente una mano che gli si allunga e questo può scatenare un attacco di panico mostruoso. Avere un attacco di panico seduto nella propria poltrona in casa è un discorso, avere un attacco di panico mentre si è in macchina e si sta tornando a casa è una partita completamente diversa. Avverto la strada che mi si stringe, gli alberi che mi comprimono, avverto di essere praticamente contro un muro, schiaccio il pedale del freno e dietro di me c'è magari un'altra macchina o un TIR, oppure per non finire contro questo imbuto, svolto tutto da una parte e mi infilo in un canale. C'è anche da dire che l'ecstasy mischiata all'alcool per esempio ha un effetto completamente diverso.
L'ecstasy è una sostanza stimolante: più ne prendo e più mi tiene sveglio, più mi fa ballare. L'alcool è una sostanza deprimente, più ne prendo e più mi addormento. Allora in una prima fase questi due effetti non si avvertono, l'azione stimolante dell'ecstasy è più potente dell'azione deprimente dell'alcool. Ma quando dell'anfetamina diminuisce si comincia ad avvertire la stanchezza, l'effetto sonnolenza è dovuto all'alcool e allora non si ha un sonno fisiologico, ma un colpo di sonno. E' come togliere il coperchio dalla pentola a pressione, di colpo un blocco, l'anfetamina salta e di colpo viene fuori un sonno prepotente, enorme che fa chiudere gli occhi e non li fa riaprire. Crollo del sonno e schianto contro un albero. Il cocktail delle sostanze è una cosa molto più pericolosa della singola sostanza, non c'è l'uso di una sostanza, ma ci sono dei "mischioni" di sostanze. Di ecstasy si muore anche per colpo di calore. Sono pochi i casi, ma ci sono. Tutte le anfetamine aumentano la temperatura corporea. Aumentare la temperatura corporea vuol dire che, se la temperatura del mio corpo ha 40-42 gradi, salta quello che nel mio cervello è il centro termoregolatore che mi mantiene tutti gli organi alla temperatura giusta per poter funzionare. E' come se saltasse la caldaia del mio condominio. Se salta la caldaia del mio condominio mi salta tutto, fegato, cuore, pancreas, cervello, salta il centro termoregolatore. Inoltre il ballo senza sosta, le pastiglie, la folla, un tasso di umidità disastroso, scarsa ventilazione, vestiti aderenti, movimento continuo, contribuiscono a fare aumentare la temperatura corporea, concorrono tutte nella stessa direzione. Una cosa è se si prende l'ecstasy sotto un albero in campagna, un'altra è prendere ecstasy in una discoteca in mezzo a 10 mila persone e ballare per 6 ore con persone e vestiti stretti addosso, senza ventilazione, con un tasso di umidità elevatissimo. In questo secondo caso il rischio di colpo di calore è molto più elevato. Una provocazione, qualcuno ha detto: "ma se si scoprisse che le droghe, la maggioranza delle droghe sono poco pericolose, sarebbe una notizia positiva o una notizia terrificante?"
Intervento
(.) Provocazione per provocazione. Dal suo discorso si evince che l'ecstasy non fa così male. Mi sembra di capire che è una questione di modalità, non di ecstasy. Prendo l'ecstasy, ma poi non devo guidare la macchina, se sono inserita in un gruppo in cui tutto sommato c'è qualcuno che sta in sé, se mi organizzo, non ci sono grossi problemi. Ha detto delle cose incredibili, siccome uno dei motivi principali per cui oggi si vive è il piacere e il piacere agli altri, ha detto che l'ecstasy favorisce questo aspetto, potrei pensare scherzando che siccome a 42 anni e tossicodipendente sono certa di non diventarlo più, dopo il suo discorso potrei anche pensare di provare. Sono perplessa.
Edoardo Polidori*
Dire tutta la verità: vantaggi e svantaggi delle droghe
Non ho capito se la perplessità dipenda dal fatto che queste cose le si dicano o se la perplessità dipende dal fatto che potrebbero essere vere. L'eroina è un antidolorifico, dà dipendenza, allora si possono dire queste due cose? Se io devo dire soltanto che dà dipendenza il problema è: possiamo dire la verità o ci sono alcuni aspetti della verità che consideriamo pericolosi? La mia scelta di dare tutte le informazioni, è una scelta, vi garantisco, che fanno quasi ovunque in Europa. Se si leggono materiali inglesi, olandesi, spagnoli, francesi, tedeschi su queste sostanze, lo stile è sempre lo stesso. Il problema è se uno sceglie di censurare alcuni aspetti per dirne soltanto altri. Non scrivo sui giornali, fondamentalmente parlo con dei ragazzi, è la mia attività. La mia scelta è sempre di dire sia A che B. Ritengo sia una scelta corretta. In un'intervista a frequentatori di discoteche e di rave party, su che cosa sentivano dopo l'assunzione di ecstasy, dicevano di sentirsi migliorati nei seguenti aspetti: erano più loquaci, di ampie vedute, avevano senso d'intimità con il prossimo, erano più contenti, affabili, comprensivi, sensuali, euforici, fiduciosi e spensierati. È difficile dire che queste cose non ci sono. Lo sforzo è quello di far capire che queste cose ci sono e ci sono delle altre e le persone non devono giocare a testa o croce, saper mettere sui due piatti della bilancia vantaggi e svantaggi, piaceri e rischi e soltanto in un buon bilanciamento di piaceri e rischi si devono fare delle scelte. Spero che la scelta sia di non assunzione, però l'altra cosa che non posso negare è che la scelta è una responsabilità personale. Fare delle scelte con la consapevolezza dei rischi, è anche uno dei percorsi di crescita delle persone. Non c'è nessun medicinale che non faccia niente. Se il vostro medico vi prescrive un farmaco e leggete il foglietto che si chiama "bugiardino" trovate le indicazioni per cui quel farmaco è efficace, che cosa fa quel farmaco e poi trovate gli effetti collaterali e guardate che gli effetti collaterali sono tanti, in genere non li si vuole leggere perché spaventano. Non sono l'unico a dare informazioni sono in concorrenza con altri canali: il mondo dei coetanei dei ragazzi e quello degli spacciatori. È con quelli che sono in concorrenza, devo essere più "abile" di loro.
Intervento
(.) Se è vero che i ragazzi dovrebbero fare una scelta consapevole valutando entrambe le facce, e se è vero - chiaro che è verissimo - che queste sostanze danno euforia, intimità, sensualità, piacere, allegria e che spesso si è inconsapevoli di passare da un livello di piacere ad uno di pericolosità. Allora non è più una libera scelta quella che si fa una volta che si comincia, proprio perché si viene catturati da una cosa troppo affascinante, specie in età adolescenziale. Non diventa una scelta non più governata dalla persona, dalla volontà, dalla razionalità, ma dalla sostanza stessa alla fine?
Edoardo Polidori*
Quando si diventa "dipendenti"
Non bisogna pensare che i consumatori di ecstasy siano dei costanti assuntori. Quando l'uso comincia a diventare costante, c'è la comparsa di un problema, questo vuol dire che uno non è capace di trovare un contatto con altre persone senza l'uso di una sostanza, si è totalmente incapaci di vivere una situazione senza quella sostanza, questo è un campanello d'allarme vuol dire andare verso l'incapacità di gestire un rapporto, una situazione affettiva, senza la mediazione chimica. Qui non si parla più di scelta, comincia a diventare un effetto pesante e ricercato della sostanza verso una dipendenza di tipo psicologico. Gli adolescenti sono molto ragionevoli su queste cose non pensate che siano degli imbecilli con la voglia di rincoglionirsi e basta. Sono in genere persone a cui l'informazione se arriva in maniera da loro vissuta come corretta, accettano l'adulto come interlocutore.
Una società che spinge al consumo di tutto: anche delle droghe?
Una delle cose che faccio è per esempio ragionare attraverso l'uso dei fumetti con gli adolescenti. Vi leggo velocemente questa parte di storia. Giulia è una criminologa docente universitaria: "I beni e gli oggetti che possediamo assumono sempre più un significato simbolico. Come mai? Sono l'unico metro con cui misuriamo il nostro successo e le nostre qualità. Eric Fromm sosteneva che viviamo in un mondo dominato dall'avere a scapito dell'essere, cioè dei valori autentici della persona. La nostra società ci spinge ad acquisire beni sempre più costosi e dà sempre meno importanza al modo in cui li acquisiamo. I giovani rappresentano una bella fetta di mercato e perciò subiscono una pressione crescente attraverso campagne pubblicitarie pesanti e insidiose. La pubblicità spesso fa leva sui problemi tipici dell'adolescenza, sui suoi conflitti e le sue ansie per offrire soluzioni illusorie. Il possesso di beni diventa un mezzo per conquistare il proprio equilibrio, per sentirsi grandi, ma non solo. Se per gli adulti possedere significa distinguersi, per i ragazzi significa uniformarsi agli altri, inserirsi nel gruppo, avere un punto di riferimento per la propria identità. Vi viene in mente qualche esempio? Chiede Giulia agli studenti. Tutti portano le stesse scarpe, le stesse giacche, gli stessi occhiali da sole. Un altro ragazzo dice: la stessa testa vuota. Giulia riprende: non è detto. Anche i ragazzi intelligenti sentono il bisogno di far parte di un insieme. Ma è solo un fatto di costume? O ha anche dei riflessi sulla delinquenza? La corsa al consumo crea un enorme pressione psicologica che produce effetti simili a una tossicodipendenza sociale. Come un drogato fa del tutto per procurarsi la sua dose, così la gente fa di tutto per acquisire i beni imposti dalla pubblicità, senza badare ai mezzi. Per quanto riguarda i giovani la situazione è ancora più difficile. Da una parte subiscono una spinta crescente al consumismo, dall'altra la loro indipendenza economica viene ritardata dal prolungarsi degli studi o dalla mancanza di lavoro. E' evidente il potenziale criminogeno di questa situazione, i reati contro il patrimonio sono sempre più numerosi e vengono commessi in età sempre più basse.
Che i fumetti trattino temi come questi è di utilissimo grande approccio con il mondo dell'adolescenza: Siamo in una società che spinge al consumo tutto e quindi indirettamente o direttamente anche al consumo di droghe. Quanti di voi accettano di essere soggetti passivi di questi consumi? Quanto si può ragionare sul fatto che siete consumatori, come di giubbotti, scarpe, lo siete passivi anche di sostanze? È un altro dei dibattiti da fare con i ragazzi.
* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.