VI Redattore Sociale 26-28 novembre 1999

Di razza e di classe

Il dramma dei cittadini invisibili

Sergio Pighi

 

Sergio Pighi - sacerdote, presidente della Comunità dei Giovani a Verona*

II dramma è la spettacolarizzazione

Ad affacciarsi, sia pure discretamente, al mondo degli esclusi si viene presi da un senso di angoscia per la vastità del problema e soprattutto perché si ha la certezza che non vi siano soluzioni se non parziali. Ad esempio, quasi tutti pensiamo che il problema della schiavitù sia stato eliminato nel secolo scorso al pari di alcune epidemie. Oggi invece sono oltre 200 milioni gli schiavi, come dichiara la Antislavery International di Londra che da 150 anni segue il problema. A questi esseri umani vanno aggiunti, secondo i calcoli della Organizzazione Internazionale del Lavoro di Ginevra non meno di 6 milioni di persone vendute come merce e non di rado costrette a lavorare attraverso la tortura. Che dire poi quando solo in India si stima in circa 55 milioni i bambini offerti al migliore acquirente dagli stessi genitori soprattutto bambine che possono spuntare un buon prezzo? Quanto alla prostituzione secondo quello che si dichiara in "Gli ultimi della fila" Rapporto sui bisogni dimenticati in Europa l'industria del sesso traffica da 200 a 500 mila donne, di cui 30.000 in Italia. I dati Istat parlano di 2.800.000 persone in cerca di occupazione di cui il 25,8% giovani; 16,7% donne; 9,4 % adulti. Infine la globalizzazione economica ha introdotto un ingrediente perverso: economie povere e lavoratori ugualmente poveri devono sottomettersi a forme violente di sfruttamento del lavoro per restare competitivi con la produttività di impianti ultramoderni. Sono affermazioni del professor José De Souza sociologo della Università di San Paolo (Brasile) dal 1996 consulente speciale del Segretario dell'Onu per la lotta allo schiavismo. Ma veniamo in Italia per conoscere più correttamente il problema restringendo il campo ai soli cittadini senza casa che sono nati nel Bel Paese.

Confusione nelle definizioni

Un interessante studio recente basato sulla lettura protratta per tre mesi di quattro quotidiani nazionali ha evidenziato come questo mondo è oggetto di frettolosa superficialità. Nel definirli nessuna distinzione tra il barbone utilizzato nel secolo XV con significato spregiativo; vagabondo che per Dante era colui che non avendo sede stabile viveva errando qua e là e che dal 1800 diventa sinonimo di fannullone, scioperato; accattone, colui che pratica l'atto del chiedere; mendicante già in, uso fin dal XIII secolo e che non ha mai cambiato il significato di accattone. Ma questo è il meno, nelle descrizioni oggetto di studio tutto viene livellato, sono persone repellenti con un quoziente intellettuale molto basso che rasenta l'ebetismo, vivono nella sporcizia, incapaci di vera solidarietà. In sintesi, una categoria che si avvicina di più al regno animale che a quello umano. Fermiamo la nostra attenzione solo, sui senzatetto con uno sguardo allargato alla Unione Europea.

Le cifre

In premessa ricordiamo che è opportuno considerare questi dati con grande cautela come raccomandano i ricercatori e gli osservatori che li raccolgono e li pubblicano.
In Italia la Commissione di indagine sulle povertà estreme stimava nel 1991 che i soggetti senza tetto fossero da porre tra un minimo di 44.853 e un massimo di 61.753, circa l'1% di tutti quelli considerati poveri. Nel 1994 l'elaborazione patrocinata dalla FEANTSA (Pederation Européen d'Association Nationals travaiilant avec le sans-abri ) e curata da Antonio Tosi e Costanze Ricci stimava in 150.000/200.000 le persone in situazione di povertà estrema "senza - casa " cui aggiungere 30.000 nomadi in esclusione abitativa; 40.000 persone in coabitazione forzata e 125.000 in alloggi. Interessante notare che ai 44 Osservatori Diocesani .della Caritas accedono il 61% di persone sotto i 44 anni. Gli ultimi dati Europei relativi al 19.98 affermano che le persone che hanno fatto ricorso ai. servizi amministrativi e associativi per i senza - casa in Italia sono state 78.000 contro i 876.450 della Germania, i 460.000 del Regno Unito; i 346.000 della Francia; i 14.000 della Svezia; i 12.000 dei Paesi Bassi; gli 11.000 della Spagna; gli 8.400 dell'Austria; i 7.700 della Grecia; i 5,500 del Belgio e della Finlandia; i 4.000 della Danimarca e del Portogallo; i 3.700 dell'Irlanda; per chiudere con il Lussemburgo (200). In conclusione nell'arco di un. anno 1,8 milioni.di persone ricorrono ai servizi di assistenza ai senzatetto. Per una corretta lettura dobbiamo ricordare che si tratta di persone che hanno avuto la forza di accedere ai Servizi.
Quantificare quelli che vivono sulla strada non è possibile. I senza tetto sono poco conosciuti perché in fondo si tratta di una categoria estremamente eterogenea che riunisce persone in condizioni di vita assai dissimili che vanno dagli uomini che vivono sulla strada da parecchio tempo e ultimamente anche alle donne, in particolare tossicodipendenti oltre la trentina non motivate a smettere. Nell'uso comune il termine senza-tetto indica in maniera più o meno appropriata, un insieme di persone le quali devono affrontare quotidianamente problemi gravi alla base dei quali sta la mancanza di un alloggio non precario. Confrontando i dati forniti dalla Caritas e da altre Associazioni che operano nel settore non si è lontano dal vero affermare che quasi mezzo milione sono gli Italiani che non abitano sotto un tetto e che il problema è in espansione

Un problema sociale complesso

Numerosi studi indicano i mutamenti politici e sociali che hanno maggiormente contribuito alla crescita del fenomeno dei senza tetto. Essi includono la trasformazione delle forme di povertà, l'aumento della precarietà e della disoccupazione di lunga durata, la chiusura degli ospedali psichiatrici senza l'attuazione di strutture alternative, il consumo di droga e alcool, l'aumento del numero di famiglie monoparentali, la difficoltà di accesso agli alloggi.
 Per spiegare il fenomeno si possono distinguere due grandi modelli teorici, a seconda che ci si orienti verso l'analisi dei fenomeni strutturali (disoccupazione, trasformazione del mercato .dell'alloggio...) o verso ragioni più personali che inducono ad accrescere le schiere dei senza tetto (trauma psichico, infermità, origine sociale svantaggiata...). Occorre attuare un approccio intermedio: le analisi strutturali vanno abbinate ad elementi individuali. Purtroppo questa combinazione di fattori produce una spirale verso il basso che può spingere alcuni individui verso la strada. Il problema dei senza tetto appare complesso anche nei suoi aspetti concreti e quotidiani. Oltre alla questione dell'alloggio esso comporta anche problemi di natura occupazionale, sanitaria e di comportamento. Soprattutto quest'ultimo problema suscita disturbo nella popolazione. Le diverse attività, più o meno lecite, che essi esercitano per sopravvivere sono assimilabili in certa misura a comportamenti asociali (assembramenti, atteggiamenti minacciosi, mendicità aggressiva) per cui possono contribuire al degrado della qualità della vita nella città in particolare e all'aumento della sensazione di insicurezza. Peraltro essi stessi vivono in un ambiente particolarmente violento e pericoloso. Volendo disegnare un identikit - con tutte le precauzioni del caso - possiamo affermare che si tratta di una categoria di persone che a fronte di problemi esistenziali propri di ogni persona non hanno la forza di affrontarli e che la società emargina togliendo loro anche il diritto di cittadinanza  sono cittadini invisibili.

Cosa fare

Sembra superfluo affermare che il primo problema consiste in una conoscenza corretta senza pregiudizi di sorta. E' un problema di non facile soluzione soprattutto perché questo momento così vicino materialmente è tanto lontano dalla nostra concezione di vita. L'esperienza di chi accosta queste persone suggerisce che il primo atteggiamento è l'ascolto empatico che si esprime prima di tutto nella calma che non calcola il tempo, non si meraviglia di niente che dichiara lealmente di non essere Babbo Natale. Prezioso sussidio è dato dai giornali di strada, da libri di testimonianze, dalle relazioni di seminari, dal colloquio con Operatori e Volontari.
· Interventi individuali: in questo caso, salvo che per urgenze gravi, è necessario ricordare che l'intervento deve sempre essere concordato pena l'inutilità o, nel peggiore dei casi, controproducente.
· Interventi strutturali: trattandosi di problemi che si intersecano è assolutamente necessario programmare, attuare e soprattutto verificare quello che si è deciso.
Va da sé che tutti gli interventi devono essere programmati in rete. Da qui la responsabilità politica dell'Ente Pubblico in particolare del Comune come prescrive la legge.

Possono insegnarti qualcosa

Ci fanno capire il valore della essenzialità del bisogno insopprimibile di ogni creatura dell'affetto. Tanti di loro esprimono questa necessità accudendo il cane randagio. Sono attaccati a ninnoli e li difendono a volte con asprezza. Il rifugio notturno viene difeso da ogni invasione e il più delle volte è pulito. Soprattutto parlano, discutono, si arrabbiano, pensano. Quando "sentono" che sei loro amico ti ringraziano con gesti inconsueti ma carichi di tanto affetto. Si sentono onorati quando chiedi loro un parere. Nel contempo non sono rari gli episodi di violenza soprattutto quando percepiscono che se non arrivano tra i primi non possono avere quello che desiderano dal tozzo di pane al vestito, all'elemosina. Temono tutto e tutti per cui l'atteggiamento iniziale è quello del sospetto e della paura. Non vogliono - o non possono? Affrontare il problema a volte il più semplice e allora fuggono trascinando la loro esistenza da una città all'altra alla ricerca di un Graal che sanno di non raggiungere mai. Né angeli né demoni ma solo uomini senza speranza.
A volte qualcuno che è entrato in questo mondo perché colpito da disgrazie personali - il più delle volte familiari - si mette a scrivere. Accanto al cadavere abbandonato, tra le misere cose non è raro trovare degli appunti o delle poesie che descrivono quello che realmente sentono e lo struggente ricordo dei bei tempi passati assieme alla donna amata, ai figli, agli amici di un tempo. Qualcuno, raro molto raro, riesce a rientrare in quella che noi riteniamo normalità.
E' il caso di Ornella che ha vissuto per anni alla stazione Termini di Roma e che ora, anziana, vive m una roulotte.
È lei a farci intravedere chi realmente è il cittadino invisibile:

 

In ogni angolo della stazione
In ogni binario
C'è un essere abbandonano
Un nessuno che sperava
Di diventar qualcuno
Un uomo triste e solitario
Che cerca disperatamene
Di mostrare a se stesso
Di essere ancora vivo


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.