III Seminario Redattore Sociale 8-10 Novembre 1996

Periferie umane

Nella periferia umana

Intervento di Vinicio Albanesi

 

Vinicio Albanesi - presidente C.N.C.A. e della Comunità Capodarco*

Nella periferia umana, solitudine e violenza

Iniziando l'assise della terza edizione di Redattore sociale (la prima edizione si tenne nel maggio '94, la seconda nel novembre del '95), la nostra attenzione rimane la stessa: offrire agli operatori della comunicazione occasione di conoscenza e di approfondimento sui temi del disagio sociale. Il tema di quest'anno è suggestivo e amaro: Periferie umane, solitudine e violenza. Nella periferia umana può capitare chiunque, ricco e povero, italiano e straniero, giovane e vecchio, uomo e donna; anche il tempo: oggi e domani, passato e presente, ieri o non si sa quando, sono occasioni di periferia. La complessità della nostra vita produce effetti complessi nella nostra storia.
La solitudine è il primo effetto del disagio. Solitudine personale, affettiva, ambientale, sociale, lavorativa. Sofferenze difficili da superare. Il suicidio, estremo limite della solitudine, coinvolge 4.000 persone ogni anno e 3.000 sono i tentativi di suicidio (il 10% dei quali purtroppo riesce) riguardanti gli adolescenti: ogni tre giorni due ragazzi si tolgono la vita. Ma al di fuori del caso estremo del suicidio, permane l'idea di vuoto e di non-senso che la solitudine porta con sé. Se la solitudine è sopportabile da chi ha forti legami familiari e ambientali, essa è pesantissima per chi vive nella precarietà e nella scarsità delle risorse. Immergersi in queste sofferenze, facendo semplice appello ai sentimenti, non basta. Occorre capacità di lettura, di comprensione e di descrizione. E' quanto si richiede ad ogni comunicatore, nel rispetto delle storie e nella profondità del valore della vita: si esige una specie di sacralità nei confronti delle persone, l'unica che può impedire sbavature, sciacallaggi, superficialità e mercato. Ieri sera ero con la mamma di un ragazzo psicotico, il quale ogni giorno la prende al collo, la tiene stretta per mezz'ora, un'ora, ripetendo frasi senza senso, alle quali la mamma deve rispondere, aspettando che questa psicosi passi, e questo avviene da decenni. Questa madre mi diceva: "Don Vinicio, in alcuni momenti ho paura, fai qualcosa". Ti viene un nodo alla gola, perché sembra che alcune storie siano inventate, ma in realtà sono vere. Rivedevo la faccia di un'altra mamma di un altro ragazzo psicotico, sfinita. Abbiamo inaugurato un centro per questi ragazzi, ma questa madre non riusciva a sorridere, perché vedeva che, nonostante il centro, la salute di suo figlio era ancora troppo a rischio. Immaginate la solitudine di queste donne che per anni, per decenni vivono questa condizione.
Oltre la solitudine esiste la violenza che è l'altra faccia del disagio, ne sono coinvolti i singoli e le famiglie, gli adulti e i minori, persone marginali e potenti, in un crescendo che sembra non risparmiare né i diversi ambiti della vita sociale, né i territori. In particolare sono allarmanti i dati che si riferiscono alla criminalità minorile e a quella organizzata, di cui il professor Garonna poi ci dirà ampiamente.

Un patto scellerato fra media e potere

Il percorso che in questi giorni faremo insieme non è inutile. Solo entrando nel dettaglio delle solitudini e delle violenze è possibile farsi partecipi della risposta. Una comunicazione corretta e partecipata è una delle risposte possibili. Tutto questo in un clima editoriale e comunicativo che si è fatto sempre più rarefatto, pruriginoso e superficiale. In un contesto dove la superficialità insegue il mercato e il mercato alimenta la superficialità . Di fronte ai grandi problemi del mondo, anche il mondo della comunicazione sembra aver imboccato la strada dell'evasione. Quotidiani e telegiornali hanno assunto contenuti del non pensare, del dettaglio, dell'inutilità. Non è possibile rimanere inerti, servitori dei pochi privilegiati che ancora sembrano non avere problemi, abbeverando fantasie e mondi che non esistono, ma che permettono di sbarcare il lunario dell'evasione. Sappiamo di agire controcorrente, ma è necessario farlo. Se si aiuta chi sta male, si aiutano tutti, anche coloro che attualmente non stanno nelle periferie del mondo. Nell'Occidente si sta saldando un patto scellerato tra pochissimi ricchi e alcuni loro servitori. La comunicazione scritta e televisiva sta rischiando questo patto. Gli esempi sono molti. Che senso ha esaltare moda e motori in un mondo, anche in quello occidentale, gravato da grossi problemi, come quello demografico, ambientale, della disoccupazione, della previdenza? Chi ha il diritto di distogliere l'attenzione dai problemi di molta povera gente, facendo sognare loro qualcosa che non verrà mai per la maggior parte di loro? Occorre molto rispetto della vita per essere seri professionisti. Ciò che vi proponiamo è un'occasione seria, ma anche pacata e senza ansie, per conoscere mondi che difficilmente arriverebbero in modo corretto sulle pagine dei giornali o della Tv. La giovane età e la sensibilità di molti di voi ci fa ben sperare. Conosciamo bene le obiezioni dei direttori e degli editori che vi pressano e vi presseranno per soluzioni non dignitose. La dignità va fatta rispettare anche pagando di persona. Il nostro investimento è sulla vostra coscienza di persone ragionevoli e soprattutto generose. Sappiamo che non saremo delusi.

"No alla pubblicità occulta"

Annuncio fin da ora due proposte che ho in mente. La prima è una denuncia all'Antitrust per quella pubblicità gratuita fatta dai TG e dai giornali. Prima di tutto della moda: assistiamo quasi ogni sera a delle sfilate che sono pura pubblicità, fatta gratuitamente. In secondo luogo gli "inserti motori": sono delle veline, dei depliant che passano per editoriali, in realtà invece sono spot gratuiti. La terza denuncia è contro l'apparire dei politici, che non hanno nulla da dire su nulla, ma appaino solo per promuovere la propria immagine. Le TV, di Stato e non, ormai si sono adeguate a questi flash in cui uno vomita il nulla, attento soltanto ad apparire ogni sera o quasi. Non sono un giurista, o meglio sono un giurista canonico, non civilista, però scriverò queste cose così come le percepisco, facendo anche degli esempi.

"Nessuno solo sotto le stelle"

La seconda iniziativa è più cattolica, ma credo che investa la coscienza di tutti. Stiamo celebrando la preparazione al Giubileo. Non possiamo né pregare, né fare turismo, né fare accoglienza pensando che qualcuno dorme solo sotto le stelle. Non è possibile celebrare 2000 anni di Cristianesimo sapendo che accanto a te c'è qualcuno che non ha un letto né un piatto di minestra. Così stravolgiamo ogni forma di celebrazione. Non so come questa campagna possa essere lanciata, forse lo slogan potrebbe essere "Nessuno solo sotto le stelle". Non so se da un punto di vista comunicativo sia adeguato: fa riferimento ad un film d'amore, ma è una tragedia. In Italia dicono che arriveranno milioni di persone: abbiamo programmato strade, ponti, ferrovie, rinnovi delle città e chiese, ma non è possibile non pensare anche a chi in qualche modo è in difficoltà.


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.