Intervento di Vinicio Albanesi
Vinicio Albanesi - sacerdote, presidente C.N.C.A. e Comunità di Capodarco*
Sono felice dell'andamento di questi due giorni, prima di tutto per voi, perché siete stati numerosi, perché avete espresso professionalità, perché siete stati capaci di dare il meglio. Non avete tramutato questa permanenza né in un happening tra amici, né in rissa. Sono felice anche per chi è intervenuto. Queste persone che ci hanno aiutato le potrei definire come maestri, perché hanno espresso prima di tutto l'onestà intellettuale: sono persone di varia origine, con varie culture, con varie convinzioni, però non hanno nascosto queste loro convinzioni e soprattutto sono state professionalmente competenti - ed è una merce rara oggi in giro per il mondo. Sono felice anche per i risultati. Ieri, terminato il dibattito a Fermo, ho detto che la nostra funzione è di seminare, non so se noi raccoglieremo o raccoglierà qualcun altro, però, usando un'immagine suggestiva, il terreno, la prima volta che lo ari produce pochi effetti, la seconda ne produce di più, poi diventa fertile. Ho trent'anni di storia vissuta nel sociale, sono partito quando i disabili venivano cacciati dalle spiagge, viaggiavano nei carri merci con i pacchi e gli animali, e oggi, se hanno una dignità, è perché qualcuno, loro per primi e qualcuno insieme a loro, ha fatto delle battaglie. Dice San Gennaro: "Se non compri il biglietto non puoi vincere nemmeno una lotteria". Questo per dire che duecento persone, duecento professionisti sono motto di più del nulla: duecento l'anno scorso, duecento ancora il primo anno sono seicento persone che si sono poste dei problemi, che hanno avuto degli input, che hanno reagito e da questo processo non può che venire del bene. Qualcuno mi ha detto che forse una visita in comunità sarebbe stata utile. E' un problema che mi sono posto, perché noi siamo i mediatori dei problemi di cui abbiamo parlato; questa è un'istanza di cui terrò conto, la prossima volta forse avrete trenta "tossici" di quelli tosti o, se volete anche le bambine violentate o vendute dall'Albania. Comunque, con questi primi tre anni, un primo ciclo è probabilmente terminato. Faremo una verifica, con chi ci ha aiutato, per vedere come procedere e in che termini, se localizzando, se immettendo altri meccanismi.
Passo alle conclusioni...Il sociale in movimento. La società è complessa è stato detto, le sofferenze cambiano, non hanno lo stesso spessore, non hanno la stessa immagine, ed è una realtà alla quale noi dobbiamo adeguarci, come dobbiamo adeguarci alla realtà dell'informazione che ha tempi, modi, tecniche, problemi suoi, e questi due mondi per certi versi hanno delle loro logiche che devono rimanere separate. Non mi sogno di fare il giornalista, perché non è un mestiere che mi compete, come chi fa il giornalista non fa l'operatore sociale: però questi due mondi possono e debbono comunicare. La strada è abbastanza lunga e qui si pone il problema del potere, che ieri sera Gad Lerner ha posto.
Non ho timori perché è vero che sta prevalendo il mercantile, e lo sappiamo tutti noi che apparteniamo a quella celebre classe media; il mondo è fatto anche di mercato, ma non è solo mercato. C'è una qualità della vita sulla quale noi possiamo intervenire e dobbiamo intervenire con l'onestà intellettuale, con l'intelligenza e con la sensibilità. Questo a livello locale, nazionale, ma anche internazionale, perché il mondo cambia; perché è vero che c'è un quadro globalizzante, però c'è un quadro nazionale, un quadro locale in cui noi siamo collocati. Noi non siamo né i padri eterni, né il nulla: abbiamo la nostra storia, e in questa nostra storia possiamo e dobbiamo agire. Sono già all'ottavo punto..Occorre però molta strada da percorrere insieme per cercare prima di tutto la realtà, bisogna essere come una specie di esploratori. Noi ci mettiamo a disposizione per essere le guide, ma i linguaggi, i modi e i settori dovete conoscerli voi. Ci sono anche gli elementi della comunicazione, non possiamo darvi un contenuto e voi lo stravolgete, oppure non darvi i contenuti esatti e voi non riuscite a comunicarli. Da ultimo, attraverso modi e strumenti diversi comunicheremo e ci incontreremo ancora meglio.
Al di là di tutto abbiamo una domanda: ma noi da grandi, come ha detto Brancoli, che vogliamo fare? E' una domanda che è professionale, ma non è solo professionale, è esistenziale, è il senso della vita. Tu vuoi fare il giornalista, vuoi diventare I'"Annunziata", puoi diventare tutto quello che ti pare, ma quando stai da solo, la mattina ti alzi e ti guardi allo specchio e dici: ma chi sono io? E questi, che sono personaggi, in fondo vi hanno dato un'emozione di umanità perfetta, perché al di là delle funzioni, al di là delle professioni, sono persone che si pongono domande e cercano di dare risposte. Scusate per questo clima da omelia, ma i valori sono questi.
Sulle regole scritte: hanno provato a scrivere delle regole già dai Dieci Comandamenti, ma intorno ai comandamenti i trucchi poi sono stati talmente infiniti che forse il vero comandamento è la coscienza ...
* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.