I Redattore Sociale 27-28 maggio 1994

Redattore Sociale

Guida '94 per l'informazione sociale

Intervento di Stefano Ricci

 

Stefano Ricci*

Ignoranza strutturale

"Devo presentare la Guida e lo faccio con piacere, anche perché la fatica che abbiamo fatto nel realizzarla è stata abbastanza grande. Diceva Baden Powell, il fonda­tore degli scout, che se una cosa non costava fatica sicuramente qualcun altro l'avrebbe dovuta rifare. Da questo punto di vista vi garantiamo che la Guida non dovrà rifarla nessuno perché ci è costata molta fatica.

Vorrei però allargare il discorso, partendo dal per­ché della Guida '94 per l'informazione sociale. Inizierei da una constatazione ovvia: la conoscenza dei fenomeni sociali in Italia è assolutamente carente e sommaria. L'immagine che porto sempre è che se voi aprite uno qualsiasi dei nostri quotidiani avete tantissime pagine che ci dicono alla lira la quotazione di centinaia di aziende in Borsa, ma poi non sapete quanti sono i morti per alcolismo, quanti sono i ragazzi rinchiusi negli istituti, quanti sono gli ospedali al di sotto di un'accet­tabile utilizzo.
I risultati di questa ignoranza strutturale sono evi­denti anche a partire da un'analisi assolutamente super­ficiale della situazione: da una parte abbiamo improvvi­sazioni e contraddizioni, lacune e sovrapposizione di interventi sociali, quindi caos nell'organizzazione, nella distribuzione e nel funzionamento dei servizi; e comun­que una mancanza cronica di programmazione. Manca quasi totalmente un impianto conoscitivo integrato che permette di tenere sotto controllo, sotto osservazione, la consistenza, le caratteristiche e l'evoluzione dei fenome­ni sociali.
Le ricerche che ci sono, spesso sono frammentarie, episodiche, poco conosciute e non integrate fra loro perché partono da presupposti e da concetti diversi (ed anche dalla definizione diversa degli oggetti delle ricer­che). I dati sono approssimativi, lacunosi, poco significa­tivi. Questo è contraddittorio e inaffidabile. Inoltre i soggetti istituzionali che dovrebbero avere ed anche diffondere i dati spesso non li hanno, oppure quando li hanno sono in riferimento ad un passato che non riguarda più la realtà attuale, e a volte pongono delle resistenze assolutamente comprensibili, delle gelosie tra servizi pubblici, prefe­rendo offrire quelle parti di informazione che sono fun­zionali a chissà che. Certamente non ad una conoscenza oggettiva.

Un aiuto alla conoscenza

Quindi è scontato dire: perché i giornalisti dovrebbero essere diversi dagli altri cittadini? E' chiaro, una non conoscenza che c 'è si riflette anche sulla stampa e su tutto il mondo dell'informazione. Anche loro, anche voi, potremmo dire anche noi, ci troviamo spesso nella com­pleta ignoranza rispetto a quanto avviene nel sociale. Tanto più - ed è stato accennato anche se non era l'oggetto di questo seminario - che le logiche del pianeta informa­zione hanno ormai sempre meno a che fare con l'informa­zione. Quindi questo è un problema che si aggiunge ad una ignoranza, ripeto, strutturale.
Per chi vive l'esperienza della condivisione e della marginalità anche con la prospettiva di diffondere una cultura dell'accoglienza e della solidarietà, l'obiettivo di aiutare la conoscenza di questi fenomeni e il discerni­mento tra questi fenomeni diventa un obiettivo decisivo. Da questo punto di vista, come Comunità di Capodarco e come Res, il rapporto corretto e interattivo con i giornalisti nasce formalmente con la prima esperienza del 1990 - "II margine della notizia", un monitoraggio comune tra operatori dell'informazione e operatori della solidarietà sugli articoli dei quotidiani - e con la ricerca del '91, "Titoli minori", una ricerca sulle fonti giornalistiche del sociale; ed è continuata poi, in varie forme, con altre collaborazioni. Da queste cose è nata la volontà e la necessità dì costruire un aiuto per la conoscenza sociale.

Cosa "non è" la Guida

Spiegato - dal versante di Res che l'ha realizzata - il perché è nata la Guida '94 per l'informazione sociale, proviamo a dire che cos'è. E' semplicemente uno stru­mento di conoscenza e di orientamento per chiunque ha interesse a favorire lo sviluppo, la diffusione e l'appro­fondimento dell'informazione sociale.
Che cosa non è la Guida? Non è un annuario con dei dati asettici e non commentati, anche perché i dati ci sono ma è difficile trovarli. Non è un libro bianco di denuncia e di presa di posizione politica. Non è un rapporto con informazioni e presentazioni. Non è un manuale, con delle teorie scientifiche che permettono di capire. Non è un breviario, nel senso di un sunto del manuale, una specie di Bignami che permette poi di fare gli articoli quando serve.
Il taglio è proprio quello della Guida, del vademecum che accompagna il lettore nella conoscenza dei vari aspetti del sociale, offrendo due tipi di informa­zioni: dati, informazioni corrette per conoscere i fenome­ni, ma anche possibili chiavi di lettura per capire le differenze, per comprendere le dinamiche, per intrapren­dere corrette piste di ricerca e di approfondimento. Anche la stessa scelta del formato, agile e maneggevole, quasi tascabile, conferma questa idea di strumento di lavoro da portare con sé. Io infatti Io volevo chiamare vademecum, ma poi l'idea mi è stata giustamente bocciata perché era una parolaccia...
Però l'idea è quella che uno se lo infila in tasca e se Io porta dietro, diventa uno strumento di lavoro. Natural­mente la Guida non può essere, non vuole essere esau­riente, né completa; ma si pone come un repertorio, come un prontuario per raccogliere e raccordare gli elementi conoscitivi del sociale, del disagio, dell'emarginazione.

Persona e non categoria; approccio globale; parzialità rispettosa

Rispetto ai temi trattati vorrei porre tre questioni che stanno dietro alla cultura che ha prodotto questa Guida. La prima è la centralità della persona e non della categoria. E' il richiamo fatto anche ieri da più relazioni.
Voi trovate una divisione per categorie, per tipologie: è sbagliato, scorretto. Nel caso specifico è strumentale ad una introduzione all'argomento, perché rimane indi­spensabile la definizione della persona che sta dietro il problema.
La seconda questione è la necessità di un approccio complessivo e globale che deve conciliarsi con la neces­sità di una conoscenza specializzata. Questo significa che le diverse forme di marginalità hanno bisogno di una risposta specifica, ma c'è un approccio complessivo e globale che riguarda non soltanto le marginalità, ma le problematiche sociali in genere.
La terza questione è il fatto che l'oggettività non esiste, ma è indispensabile cercare una parzialità rispet­tosa. L'approccio della Guida '94, pur se strutturata a mosaico, vuole essere, ed è, generale; perché le questioni nella loro specificità, che va salvaguardata, hanno una matrice comune. La comunità di Capodarco, nata quasi trent'anni fa dall'handicap fisico come risposta di sani e handicappati che insieme hanno tentato di produrre una modalità di vita diversa, di lavoro, di affettività, ha subito capito questo: che i meccanismi primordiali di esclusio­ne e di emarginazione sono gli stessi per tutti i tipi di marginalità.
Non è un caso che la Comunità di Capodarco, come altre realtà analoghe, si sia aperta ad altri tipi di emargi­nazione; non con un'ottica settoriale e di categoria, ma proprio con la consapevolezza che i meccanismi profondi di esclusione, di emarginazione, di violenza alla persona sono gli stessi, che poi trovano diverse espressioni a seconda della specificità.

Una Guida...di parte

D'altra parte, l'informazione sociale non è e non deve essere l'informazione degli/sugli emarginati, ricre­ando il ghetto. Le questioni delle fasce deboli vanno inquadrate nel più generale contesto delle problematiche sociali, che riguardano tutti i cittadini. Forse sarebbe stato più corretto - ma, ripeto, meno utile per introdurre il discorso dell 'informazione sociale - parlare del lavoro, della salute, dell'assistenza, dell'educazione, dei traspor­ti... Quindi vi chiedo di leggere la Guida (se avete questa pazienza) e di collocare le diverse tipologie all'interno di questi problemi più generali.
Vi debbo quindi confessare che la Guida '94 è di parte. Potrà essere parziale perché copre una parte e non il tutto. Ma è di parte perché legge le situazioni non solo dalla parte di chi le guarda, ma anche dalla parte di chi le vive. Anche per questo crediamo che il limite della diversità dei linguaggi usati dalla Guida - per le diverse persone che l'hanno prodotta, che hanno stilato i diversi contributi, in parte facenti riferimento a RES, in parte con degli utilissimi e significativi contributi di altre persone che vivono queste dimensioni - questo limite rappresenta un valore, una possibilità di arricchimento, di stimolo e di approfondimento.
I temi di quest'anno sono stati scelti per la loro oggettiva importanza e perché abbastanza vicini alle esperienze del Cnca. La scaletta scelta rispetta quell'approccio complessivo di conoscenza generale del fe­nomeno; è comune a quasi tutti i contributi e vuole aiutare a contestualizzare le singole situazioni, i nodi attuali, i dati, la storia, la legislazione, le risposte al fenomeno, le tendenze in atto, glossarietto, indirizzi.

Il problema dei dati e delle fonti

E' stato già detto che la conoscenza del sociale e l'informazione ad esso collegata pagano interamente l'inadeguatezza del sistema delle politiche sociali nel nostro Paese. Per esempio nella Guida trovate a poche pagine di distanza le previsioni per quanto riguarda l'Aids nel Progetto Obiettivo pubblicato il 22 aprile di quest'anno nella Gazzetta Ufficiale e i dati sulla malattia mentale, che risalgono al 1984 ma che di fatto sono gli ultimi disponibili per quanto riguarda la totalità dei dati sul piano nazionale. Questo è il segno sia di una situazio­ne di carenza oggettiva delle informazioni, ma anche della fatica del nostro lavoro per recuperare i dati per arrivare a mettere insieme oltre 110 tabelle.
Abbiamo utilizzato tre tipi di fonti: istituzionali, costituite da vari enti dello Stato a livello centrale e periferico; fonti della ricerca, costituite dagli istituti specializzati, dalle università, dalle ricerche, dalle pub­blicazioni scientifiche; ma soprattutto fonti di base: gli organismi del volontariato, dell'associazionismo, del self-help, che si occupano di vari settori e che attuano in qualche modo un monitoraggio delle situazioni. La mag­gior parte dei dati proviene dall'archivio di RES: noi abbiamo oltre 600 riviste e più di 3.000 libri che riguar­dano un po' tutto (non è una biblioteca specializzata), e questo ci ha permesso di individuare una serie di materia­li utili, ma anche di attivare dei collegamenti significativi con esperti esterni fortemente calati dentro la realtà.
Nonostante questo ci sono degli errori e di questo vi chiediamo scusa: si tratta di inesattezze, sviste e omissio­ni più o meno significative. Ma attenzione: alla fine c'è la scheda di valutazione, anche molto rigida e cattiva nei nostri confronti; serve per attivare l'indispensabile dialogo e interattività tra i lettori e chi ha prodotto questa Guida perché o essa serve a qualcosa oppure è inutile farla. A cosa dovrà servire la Guida dovranno stabilirlo i lettori e principalmente chi si occupa di informazione.

L'importanza delle leggi

Per aiutare la lettura vorrei suggerire alcune esem­plificazioni. Una prima premessa per dire come l'abbia­mo pensata e come può essere utile ad un giornalista e operatore dell'informazione. Dicevo scherzando nella conferenza stampa di presentazione: speriamo che non ce la chiedano troppi operatori sociali, perché sarebbe ben triste che degli operatori sociali non abbiano queste basi, che sono il minimo indispensabile per avere uno sguardo complessivo sulla situazione. Ho paura invece che grosse richieste verranno anche da quel versante.
Primo passaggio: il ruolo e l'importanza delle leggi. Noi abbiamo dato molta importanza ad una serie di numeri, che sono le leggi europee, nazionali e regionali. Questo perché ci siamo accorti che, soprattutto in Italia, lo strumento legislativo fino ad ora ha tutelato molto i soggetti deboli da un punto vista formale; da un punto di vista sostanziale, oltre all'incapacità delle strutture di governo a livello centrale e periferico di attuare le leggi, ha creato un grosso problema la non conoscenza, l'igno­ranza delle leggi da parte dei soggetti. Da questo punto di vista, se è possibile pensare ad una informazione di servizio che tutti possono fare anche nel normale lavoro di cronaca, direi che l'informazione sul significato, sul valore, sulla valenza e opportunità delle leggi è un servizio che può essere fatto. Anche perché le leggi sono specchio ed anche orizzonte della situazione, quindi hanno un'importanza doppia che va rimarcata.

Alcuni esempi volanti

L'handicap: se voi guardate da pag. 96 a pag. 101 c'è una serie di tabelle con tutti gli interventi economici per gli invalidi dal 1980 ad oggi. Da lì si vede l'evoluzio­ne dei soldi che vengono dati e si può capire, ad esempio, tutta la politica della monetizzazione, tutto il rapporto con la spesa sociale (le cose che dicevano ieri Augusto Battaglia e Ugo Ascoli); se la confrontate con la tabella di pag. 18 sulle tipologie dei servizi residenziali, vi rendete conto che la tendenza a monetizzare il problema - l'handicappato è bene che stia a casa - ha avuto come conseguenza diretta anche un'impostazione, che è ancora prevalente nei servizi, di tipo residenziale, riparativo, custodialista - quindi con la prevalenza delle case di riposo e degli istituti - che evidentemente fa il paio con la tendenza a dire: gli diamo più soldi purché non rompano. La Guida può suggerire inchieste, approfondi­menti, ecc.
Immigrazione, a pag. 117-119, molto opportuna­mente Garatto ha messo gli extracomunitari in Italia per provincia. Io direi che chi di voi lavora sul territorio - stante l'importanza fondamentale della stampa locale per far passare una cultura che non sia di esclusione, di emargina­zione, di odio xenofobo più o meno manifesto o latente - i dati sulle presenze a livello locale potrebbero essere usati per far capire che non si tratta di un'invasione ma che esse rappresentano una possibilità di arricchimento.
Sempre sugli stranieri è molto utile la tabella a pag. 131, sugli alunni stranieri in Italia. Il problema del domani: diceva ieri Garatto, l'immigrazione in ltalia è un problema recente, son venuti gli adulti e non le famiglie; però il problema del futuro sono i minori. Si pone un problema diverso di integrazione rispetto ai figli degli immigrati terzomondiali. O noi arriviamo prima ad aiu­tare la gente ad affrontare questo problema, oppure ci troveremo a rifare la solita informazione scandalistica.
Minori. Io mi chiedo: si è parlato per anni e si parla ancora della lotta alla istituzionalizzazione. Guardate a pag. 164 e vedete la differenza che c'è tra i minori in affidamento familiare e i minori in istituto (i dati dell'Istat sono abbastanza sicuri): 1980, minori in istituto 35.833, in affidamento familiare 1635; 1988, a 5 anni dalla legge sull'affidamento: rapporto di 1 a 21, cioè niente. Dei 1635 minori in affidamento, 3 stavano a casa mia; quindi non mi riporta: possibile che in Italia c'erano soltanto altre 1632 famiglie che facevano affidamento? Allora tutto questo dire "lotta alla istituzionalizzazione dei minori"?
Ancora: minorenni entrati in Italia tramite enti autorizzati e affidamenti indipendenti, pag. 167. Oggi si fa un gran parlare di adozione internazionale, ecc., contro il traffico internazionale dei bambini: ebbene, tramite enti 336 nel '92, in totale 1984, affidamenti indipenden­ti, 15.661. Le adozioni internazionali non sono passate per i 12 enti autorizzati dal ministero in un rapporto di 1 a 7, 1 a 8. Quindi il traffico internazionale dei bambini c 'è; e non è possibile neanche perseguire gli avvocati che prendono 70 milioni per procurare un bambino. Allora tutta questa storia rischia di essere un falso problema, come ci diceva ieri la D'Amato.

Vi serva, ma non vi basti

Da questi semplici esempi si nota come l'uso della guida permetta e stimoli gli approfondimenti da fare sul piano della conoscenza, del perché avvengano certi feno­meni, di cosa c'è dietro, di cosa ci sarà. Un redattore sociale saprà sviluppare gli spunti, le idee, le chiavi di lettura, le prospettive indicate per rendere l'informazione più sociale. In questa prospettiva io faccio soltanto un augurio; che la Guida '94 vi serva, ma non vi basti".


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.