Guardata con sospetto per molti anni, oppure fraintesa e trasformata in un sostantivo, la parola "sociale" comincia a essere presa sul serio dal giornalismo. Parte dell'informazione italiana ne sta scoprendo le possibili utilità, vi dedica spazi, tempi e risorse non occasionali. Difficile e azzardato definirla una tendenza, in quanto si manifesta in un periodo eccezionale per la professione: sono i tempi della crisi dei giornali di carta, della rivoluzione dei media, della polarizzazione sempre più spinta su pochissime notizie. Eppure i segnali di questa "scoperta" devono essere colti, perché hanno a che fare con la qualità stessa della pratica giornalistica.
Che cosa è il giornalismo sociale? Ci sono tre livelli di risposta. In primo luogo è una specializzazione, che come tale richiede competenze precise e spesso sofisticate: non ci si improvvisa a scrivere di immigrazione o disabilità, di carcere o volontariato; non bastano la motivazione e l'entusiasmo, servono studio ed esperienza. In secondo luogo è un atteggiamento professionale, che consiste nel considerare - in qualsiasi redazione si lavori - anche il punto di vista sociale: gli effetti che una nuova misura economica avrà sui più deboli, le opinioni di chi non ha potere, le implicazioni di un linguaggio poco corretto.
Il terzo livello è il più impegnativo e consiste nell'assumere il "sociale" come lente di ingrandimento della realtà, nello scoprire che, raccontandolo, si può spiegare anche la politica, l'economia, il costume… Una vera e propria inversione del punto di partenza nel cercare le notizie e nel modo di rapportarsi con le fonti: mettere il sociale al centro del giornalismo senza relegarlo ad accessorio, a ingrediente di un menu dove, a volte, ci si sente tenuti a mettere un po' di "bontà".
In questa edizione del seminario di Milano discuteremo, nel concreto, di tutti e tre questi livelli, ma in particolare di sociale come fonte di notizie vere, pregiate, di qualità. In un'epoca dove sempre più persone considerano le notizie come un bene gratuito, potrebbe essere una delle strade per recuperare il valore del mestiere di giornalista.