II Redattore Sociale Milano 5-6 ottobre 2007

Miglioratori del peggio

Saluti

Franco Bomprezzi, Letizia Gonzales, Giovanni Negri, Roberto Speziale, Claudio Figini

Franco BOMPREZZI

Franco BOMPREZZI

Giornalista, collabora con Corriere.it e il settimanale Vita, portavoce della Ledha.

ultimo aggiornamento 28 aprile 2011

Letizia GONZALES

Letizia GONZALES

Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.

ultimo aggiornamento 17 aprile 2012

Giovanni NEGRI

Giovanni NEGRI

Segretario dell’Associazione Stampa Lombarda. 

ultimo aggiornamento 05 ottobre 2007

Roberto SPEZIALE

Roberto SPEZIALE

Presidente nazionale dell’Anffas. 

ultimo aggiornamento 05 ottobre 2007

Claudio FIGINI

Claudio FIGINI

Presidente del Cnca Lombardia. 

ultimo aggiornamento 05 ottobre 2007

Franco Bomprezzi

Come potete vedere nel programma, abbiamo scelto un titolo che nasce da una canzone di Jovanotti "Miglioratori del peggio". Ci siamo molto interrogati durante i mesi che hanno preceduto questa iniziativa, chi c'era l'anno scorso si ricorderà che avevamo scelto il tema della "Città crudele" sottolineando durante le due giornate dei lavori, soprattutto quelle che sono le grandi crudeltà della metropoli. Nel preparare questa edizione alcuni di noi, inguaribili ottimisti, volevano parlare tout court di speranza per il giornalismo, poi ci siamo guardati attorno tutti quanti e di speranza ne abbiamo trovata davvero poca. Abbiamo dunque fatto ricorso a questa via di mezzo che forse neanche è una via di mezzo ma l'unica speranza possibile: quella di chi partendo da una realtà oggettivamente difficile, drammaticamente pesante, riesce a svolgere una funzione, che è quella della mediazione giornalistica, per individuare che cosa in questo peggio è possibile migliorare e comunque valorizzare. Tra l'altro questa mattina parleremo molto di Milano, una città che sembra aver abbandonato la speranza di fronte ad un cinismo dilagante, di fronte ad una difficoltà ad andare oltre il proprio utile particolare, oltre la dimensione personale dell'interesse, dell'interesse di categoria, delle persone, probabilmente per una mancanza o una difficoltà individuale, una vocazione che sia riconoscibile ed in qualche maniera positiva.  

Vorrei leggervi il saluto del Presidente della Repubblica Napolitano, un saluto davvero importante e inatteso, anche se sollecitato in qualche modo dal dibattito che abbiamo aperto sulle testate che guidano e appoggiano il seminario, ossia Redattore Sociale ed Affari Italiani, a partire dall'invito di maggiore responsabilità fatto dallo stesso Presidente rivolgendosi ai giornalisti. Ieri sera ad Angelo Maria Perrino, direttore di affaritaliani.it  è arrivato questo messaggio che vi leggo.

"Desidero esprimere il mio saluto augurale a tutti i partecipanti  alla seconda edizione di Redattore Sociale, che quest'anno sarà caratterizzata dal seminario dal titolo - Miglioratori del peggio - con cui vi proponete di contribuire alla crescita di un'informazione libera e pluralistica. Vi sono grato per aver voluto accogliere il mio appello alla responsabilità dei giornalisti e approfondire in particolare la discussione su come coniugare principio di libertà e principio di responsabilità, come ho sottolineato nell'incontro con i vincitori dei premi di giornalismo. E' in questo spirito che rinnovo il mio omaggio alla funzione essenziale ed insostituibile dell'informazione. Giorgio Napolitano".

La parola a Letizia Gonzales, presidente dell'ordine dei giornalisti della Lombardia. 

Letizia Gonzales

Ringrazio molto gli organizzatori di questo convegno di avermi invitata, sono un neo presidente, per la prima volta donna dal '63 quando è nato il nostro ordine professionale, come segno forse anche di distacco dal conservatorismo della mia generazione, un po' di misoginia nei confronti delle donne, certo che arrivare soltanto oggi ad avere una donna come presidente dell'ordine dei giornalisti in Lombardia, potevamo pensarci un po' prima...

La completezza dell'informazione, argomento su cui si dibatte molto, è dovuta anche al mutato panorama editoriale, cioè agli editori che non lo sono più. Trovo molto interessante il tema di questo convegno e la responsabilità del giornalista nei confronti di un'informazione e di un mondo drammatico, difficile, di un cronista che si trova in un certo senso "senza anima" a dover registrare avvenimenti dolorosi e difficili; questo cronista però, per lo più giovane, dovete anche pensare che dopo la testimonianza diretta di un fatto o dalla televisione o dal suo telefono, deve tornare al giornale dove di corsa deve scrivere il pezzo. Il tempo delle tecnologie moderne, secondo me, non è più il tempo dei sentimenti, questo forse è il motivo per cui alle volte ci si chiede come mai certi fatti vengono raccontati con freddezza e con cinismo. È la pressione che gli editori o i direttori dei giornali rappresentanti degli editori, fanno sul giornalista, che magari vorrebbe anche vedere le cose in un modo diverso, ma non lo può fare. Il giornalismo è malato di scoutismo, come dite voi giustamente, non si parla di un fatto se non perché abbia un aspetto drammatico. La posizione del singolo giornalista non è facile, non è lui che con coscienza può affrontare determinati problemi, secondo me è un po' il sistema dell'informazione che ha preso una piega che alcune volte non ci piace. Quindi trovo interessante e giusto il fatto di parlarne e di dibatterne. Vedo difficile in questo momento un percorso diverso dato che come voi ben sapete abbiamo un contratto di lavoro che non si rinnova forse da mille giorni, questo dà anche il senso del mutato modo di essere giornalista oggi e quindi delle difficoltà che hanno i giovani ed anche i meno giovani nel fare questo difficile mestiere. Come essere indifferenti di fronte alle cose? Non è facile però se il giornale mi richiede di dare e di vedere in un'unica direzione… Insomma è un po' difficile che il singolo nonostante la sua preparazione, nonostante la sua coscienza, possa descrivere dei fatti con l'estraneità che magari gli richiede il suo editore. Gli editori oggi vogliono dai giornali il business, punto, vogliono che i giornali siano economici, che i giornalisti facciano questo lavoro nell'economia del tempo, perché la fretta purtroppo è una costante nel lavoro del giornalista e che magari non dipende da lui, ma gli è imposta dai tempi tecnici, dalla direzione del giornale che gli chiede di essere in poco tempo, in breve, in quel momento, in redazione, a raccontare non solo attraverso la penna, ma fare la notizia per il sito, mandare un sms e così via. Quindi chiedo un po' d'indulgenza nei confronti della nostra categoria. Tutti quelli che mi conoscono sanno che non sono una persona che difende la corporazione, però difendo uno stato di essere dei miei colleghi che conosco molto bene e con questo vi auguro buon lavoro.

Franco Bomprezzi

Grazie a Letizia Gonzales e sottolineo questo elemento di grande novità, una donna alla guida dell'ordine dei giornalisti della Lombardia è davvero un bel segnale, vuol dire perché è brava non perché è donna. Passo la parola a Giovanni Negri segretario del sindacato giornalisti della Lombarda.

Giovanni Negri

Voglio tranquillizzare il mio presidente dell'ordine, il sindacato è messo meglio a proposito di donne. In passato abbiamo avuto un presidente della federazione donna, un segretario generale donna, un presidente dell'associazione donna, vedo che vi state aggiornando anche voi… Per entrare un po' nel merito, scusate, rubo un po' il titolo bellissimo di questo convegno, per dire che anche il sindacato ha la necessità di uscire dal peggio. Lo ricordava Letizia, sono quasi 3 anni che siamo senza contratto e questo ci può anche stare perché stiamo difendendo i giornalisti, stiamo ponendo dei problemi importanti riguardo a tutto quanto di nuovo e di velocissimo si è mosso nel nostro mestiere, per cui la tecnologia, come si ricordava, rischia di ammazzare la fantasia, rischia di ammazzare quello che è la caratteristica principale, l'obiettività, la completezza, la verifica delle notizie. Ecco, sono stati questi 3 anni, questo ultimo anno soprattutto, in cui non solo c'è l'assenza del contratto nazionale, ma in coda alla crisi generale del paese, noi stiamo vivendo la crisi generale dell'editoria. Badate, sono il presidente dell'associazione lombarda dei giornalisti che è la più numerosa e la più importante, lo stesso segretario generale dice che l'editoria è qui, perché abbiamo tutto, televisioni, radio, giornali on line e chi più ne ha più ne metta. Qui si fanno le sperimentazioni spesso e volentieri sulla pelle del precario e questo è un tema che toccherò molto brevemente.

Giornali che si ristrutturano, periodici che chiudono, andare a gestire situazioni difficili, provate a pensare colleghi, presentarsi in un'assemblea e dire "abbiamo fatto l'accordo, 10 di voi vanno in cassa integrazione…" non è semplice e lì si misura il dramma, si misurano anche gli errori di editori troppo spesso ingannati, alla rincorsa del plusvalore, del profitto. E poi ci sono i gadget. Ho gestito una vertenza recentemente nella sede di editori giornali qui a Milano, perché il mensile chiude e sapete una delle motivazioni poste dall'editore? "Abbiamo sbagliato gadget",  non la formula editoriale "dovevamo mettere borsette firmate, oppure parei firmati e forse il giornale sarebbe andato meglio"… Questo per darvi solo alcuni esempi del momento che stiamo vivendo, ma io non voglio, soprattutto ai colleghi che sono qui presenti, ai colleghi giovani instillare il pessimismo. No, io sono un ottimista di natura e in mezzo a questo caos bisogna avere il coraggio e la determinazione. 

C'è un interesse smaccato dato all'informazione spettacolo, vista dal buco della serratura perché si vende, la notizia buona non si vende. Bisogna scavare al limite dentro il delitto, dentro la vita privata di personaggi di un certo rilievo. Insomma la notizia buona non fa vendere, la notizia urlata fa vendere. Allora bisogna dire agli editori che è la qualità che paga. Ma dov'è l'editore puro? Non c'è più. Ci sono imprenditori autorevoli, importanti e le loro risorse le ricavano dal proprio lavoro, poi si mettono insieme e governano un giornale e allora ecco che anche l'informazione viene pilotata, penso alla politica, all'economia… Diventa difficile per i colleghi confrontarsi, battagliare con questo strapotere che condiziona o rischia di condizionare. Non a caso vi ricorderete l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi quando diceva: "mi raccomando la schiena dritta!", a volte questa schiena dritta viene spezzata però non dobbiamo arrenderci. Vedete, oggi in redazione arrivano migliaia di notizie e di fronte a questa invasione si ha l'impressione che il giornalista diventi più un collettore che non colui il quale sceglie, determina, propone. No, bisogna rincorrere, questa è linea, quindi vai avanti, 3 righe, 8 righe, 7 righe, ma mi raccomando… chi, come, dove, quando, perché, ci deve sempre essere questo. A volte perdiamo quello che è il nostro dovere di giornalisti che è quello di dover capire, per poter spiegare e quindi rischiamo la superficialità, rischiamo la non verifica del fatto e della notizia. Bisogna avere coraggio, il coraggio di sostenere che la qualità passa anche attraverso migliorare il peggio. Sempre in rapporto all'informazione spettacolo vi racconto un episodio. La settimana scorsa viene da me un collega e dice: "Giovanni, va be'… travestirmi da lavavetri per sentire cosa dicono gli automobilisti può anche starci, ma il mio caporedattore mi ha chiesto di travestirmi da truffatore, di andare alla posta, al supermercato, seguire una persona anziana, di farmi passare per un funzionario del comune ed estrocerle 1000 euro, poi dopo glieli dovevo restituire"… siamo arrivati a questo! Stasera avreste dovuto avere un incontro con Fabrizio Gatti, caro amico, giornalista esemplare, ricordo le sue inchieste in via Bianchi, in mezzo alla delinquenza, alla mafia, alla camorra… e ce l'ha fatta. Ricordo quando si travestì da extracomunitario per andare a togliere il velo ai centri di accoglienza…

Migliorare il peggio non è semplice, cari amici e soprattutto cari colleghi, è doveroso, occorre coraggio, il giornalismo deve far valere il suo ruolo. Consapevole che la cosa più bella del futuro è che arriva giorno dopo giorno e noi quel giorno dobbiamo descriverlo con coscienza, con obiettività, con alta professionalità. Buon lavoro, mi scuso, ma mi attendono purtroppo delle vertenze, grazie.

Franco Bomprezzi

Grazie per il tuo contributo che ha fotografato impietosamente la situazione del nostro mestiere. Andiamo avanti con il saluto di Angelo Fasani in rappresentanza di Roberto Speziale, perché il presidente nazionale dell'Anffas è impegnato a Roma agli stati generali delle associazioni delle persone con disabilità in corso di svolgimento oggi e domani.

Angelo Fasani

Porto i saluti da parte non solo di Anffas Milano ma anche dall'Anffas regionale e nazionale. Il nostro presidente Roberto Speziale ci teneva molto ad essere qui, ma hanno anticipato l'incontro alla Camera dei Deputati, un evento organizzato dalla Fish, Federazione Italiana Superamento Handicap, che chiama tutto il mondo della disabilità ad un momento che vuol essere una sollecitazione nei confronti di questo governo che si sta dimostrando parecchio distratto rispetto a tutte le problematiche del mondo della disabilità. Si tratta dunque di un evento importante, forse non fa notizia vero? Oggi sulle prime pagine fanno notizia i bamboccioni mentre questa cosa qui non è all'altezza, così come non fa notizia ciò che sta dietro la questione del ricorso alla Corte Costituzionale da parte della Presidenza del Consiglio sulla Legge 19 del 6 agosto della Regione Lombardia, che riguarda la formazione professionale. Io ovviamente non entro nel merito di questa vertenza tra Governo e Regione Lombardia, ci tengo però a dirvi che i genitori in Lombardia si trovano a non avere risposta rispetto ai corsi professionali che sono la premessa per riuscire ad inserire le persone con disabilità ma con potenzialità per entrare nel mondo del lavoro. 

La recente convenzione Onu sui diritti di persone con disabilità, un argomento che il nostro presidente avrebbe sicuramente trattato, venendo qui oggi e avrebbe sottoposto all'attenzione di tutti, perché nel momento in cui ci dev'essere un linguaggio comune tra il terzo settore, tra noi che ci muoviamo nel mondo di questi problemi e chi fa comunicazione per il sociale, un documento come la convenzione ci offre dei contenuti molto importanti anche per l'Italia; se da una prima lettura sembrano cose scontate in realtà poi se si va a vedere bene non lo sono, perché alla prova dei fatti la non discriminazione, le pari opportunità, tutta una serie di cose, non vengono assolutamente rispettate. La convenzione, i contenuti, il linguaggio, può essere un riferimento comune per chi fa comunicazione, per noi che ci muoviamo in questo settore. Io concludo rapidamente aggiungendo solo che, siccome il tema di questa seconda edizione di Redattore Sociale Milano è la speranza, sarebbe bello andare a casa sapendo che c'è un impegno a manifestare quando ci sono, non saranno tanti, ma qualche volta ci sono, dei segni di speranza, farli arrivare all'opinione pubblica, far intravedere che forse c'è una possibilità d'invertire una tendenza che ci sta portando, forse non è esagerato dire, al disastro; e richiamando il tema dominante dell'anno scorso ossia il condizionamento dei meccanismi perversi della pubblicità, ecco se qualcuno riuscisse a trovare una fessura e mettere una zeppa in questo meccanismo, sarebbe una bella cosa.

Franco Bomprezzi

Proseguiamo con Claudio Figini del C.N.C.A. Capodarco. 

Claudio Figini

Sarebbe implicito dire che noi ci aspettiamo molto dal lavoro di oggi perché siamo tra gli organizzatori, invece non lo è. Mi domandavo, pensando a cosa dirvi, cosa sia successo in questi anni, che cosa è migliorato nella relazione tra il mondo sociale e il mondo dell'informazione e non è facile avere una visione ottimistica. Credevo di essere pessimista io perché sono un po' inesperto visto che ne sono al di fuori, ma quello che è stato detto da chi mi ha preceduto in sostanza conferma abbastanza i miei pensieri. Se guardiamo al nostro interno noi continuiamo a ripeterci che dobbiamo imparare nuovi linguaggi, parliamo solo un linguaggio di addetti ai lavori che capiamo solo noi, non riusciamo a farci ascoltare da tutti, perché siamo incapaci di dire le cose in modo che siano accolte; continuiamo a dircelo e siamo ancora qui a dircelo dopo tutti questi anni. Sicuramente è già un fatto positivo che ci poniamo questo cruccio, perché vuol dire che siamo consapevoli di questa distanza, se poi pongo lo sguardo sul mondo dell'informazione anche lì quello che vedo non è molto positivo, anzi, mi sembra che la situazione in questi anni sia peggiorata e parlo solo di due aspetti che poi sono stati confermati: la pubblicità e la precarietà.

 

Rispetto a quello che si diceva l'anno scorso io ero rimasto colpito dall'invadenza degli sponsor, della pubblicità nella confezione delle notizie, era una cosa che io non immaginavo e che forse è uno dei sintomi del problema economico oppure del fatto che la questione economica è sempre fondamentale nell'editoria. L'altra cosa che volevo sottolineare è l'eccessiva e lunga precarietà in cui vengono lasciate le menti e le mani che producono le informazioni, soprattutto quelle che lavorano con il sociale, al punto che mi sono sentito come di percepire che adesso è un linguaggio tra marginali, ci parliamo tra marginali e questo però non è un fatto positivo. Siamo ancora qui, quindi chissà se il bicchiere è mezzo vuoto o è mezzo pieno? Noi nel nostro lavoro abbiamo un compito delicato e importante, come pure voi, e sappiamo come sia fondamentale riuscire ogni tanto a tirar fuori la testa, a emergere dalla velocità quotidiana, voi siete immersi nella fretta. E' importante richiamarci su quel che è il senso del motivo per cui ciascuno di noi ha scelto il lavoro che fa, il compito sociale che ha per riuscire a mantenerci ancora all'interno di una strada che noi vogliamo percorrere, non solo che gli altri tracciano per noi. Per questo a nome delle Comunità e anche a nome mio vi ringrazio davvero di aver scelto di essere qui oggi, a fermarvi per riscoprire la rotta che volete seguire. Vi auguro, anzi ci auguro che sia stata una scelta che poi possa essere feconda.

Franco Bomprezzi

Come avete visto non sono stati davvero dei saluti formali bensì tutti hanno già messo le mani nel piatto, sui problemi veri. L'invadenza della pubblicità nel lavoro è molto pesante perché è subdola, vanifica e a volte rende molto più difficile le strade virtuose che alcune grandi marche scelgono, volendo fare investimento responsabile d'impresa nel nostro paese, perché la scorciatoia è quella degli altri, di quelli che scelgono la logica del profitto degli editori e quindi il cerchio si chiude. È per questo che saluto con particolare soddisfazione invece chi ha contribuito in maniera bella a questo percorso anche entrando un po' nel cercar di capire di cosa ci occupavamo in Redattore Sociale. Come vedete nel programma noi abbiamo il contributo di alcuni nomi molto importanti; prima era con noi Dario Bolis, direttore della comunicazione della Fondazione Cariplo che ha dovuto lasciarci. Il benvenuto anche a Aida Linzalone, segretario generale della Fondazione Vodafone Italia.

Aida Linzalone

In Italia ci sono 2 milioni e mezzo di famiglie povere che rappresentano l'11.1% delle famiglie residenti in Italia, di cui il 4.6% al nord, il 6% al centro e il 24% al sud, dove Campania e Sicilia hanno la maggiore concentrazione. Abbiamo 7.5 milioni di individui poveri che è il 13.1% della popolazione e la soglia di povertà per queste famiglie, costituite statisticamente da 2 persone, è di 936 euro al mese. Questa è una situazione palesemente critica e il sistema di welfare non è assolutamente sufficiente, questo è chiaro da diversi anni, sempre di più, perché i bisogni aumentano e le risposte non sono sufficienti e ci sono dei soggetti che, come dire, da manager, decidono di provare a dare risposta a queste esigenze. Questi soggetti sono le imprese attraverso per esempio le fondazioni, attraverso la loro responsabilità sociale, sono il terzo settore, sono le istituzioni. Questi soggetti insieme tentano di provare a rispondere. Ci sono alcuni, quali le fondazioni d'impresa, che mettono dei fondi a disposizione delle associazioni che hanno le competenze per rispondere a certe precarietà. Queste fondazioni non mettono soltanto quattrini bensì anche tecnologia: nel nostro caso noi abbiamo un'azienda che rende disponibile tecnologie e anche delle competenze. Noi siamo persone che vengono dall'azienda e che si portano dietro un bagaglio di competenza manageriale che riteniamo possa essere utile per il terzo settore. Perché facciamo questa cosa? Ci possono essere delle motivazioni nobili, meno nobili, puramente per un fatto diciamo egoistico di logica di mercato, però, al di là delle motivazioni, avere un impegno in qualche modo conviene, perché è meglio lavorare in una comunità che sta meglio, che raggiunge sempre di più un maggiore livello di benessere. Questo è un impegno che nessuno ci ha imposto, è un impegno che noi non abbiamo mai comunicato, esistiamo da 5 anni e da 5 anni facciamo parlare i fatti, facciamo parlare le associazioni a cui abbiamo dato il nostro sostegno, facciamo parlare i risultati dei progetti che queste associazioni hanno proposto, hanno raggiunto e pensiamo che a distanza di 5 anni, vi dico qualche numero, dopo circa 180 progetti finanziati, dopo circa 28 milioni di euro distribuiti in ambiti che sono minori disagiati, anziani, immigrazione integrazione, con foto sulla seconda generazione e periferie urbane, riteniamo che sia arrivato il momento di raccontare un po' quello che facciamo. L'idea di iniziare a raccontarlo attraverso l'incontro con i giornalisti, noi riteniamo che sia un fatto importante perché si può avviare un processo di emulazione, che male a questa società non farebbe.

Franco Bomprezzi

La parola adesso ad Alberto Camuri, presidente di NCR (Retail Solutions Division) Italia. 

Alberto Camuri

Sono qui a portare i saluti e gli auguri di un proficuo lavoro sia da parte della mia organizzazione di NCR Italia, che qui rappresento, ma anche a nome di Soprà Group e Red Group i cui amministratori delegati Nando Martano e Mauro Fiorilli sono presenti con noi. Il motivo per cui vi porto io i saluti da parte di tutti è sia per ottimizzare i tempi ma anche perché le nostre 3 aziende collaborano intensamente nell'area del business e anche in molti progetti che noi facciamo nell'area del sociale. Vogliamo ringraziarvi per l'opportunità che ci è stata offerta di partecipare a questa iniziativa che è assolutamente meritoria e di grandissima attualità; siamo anche contenti di essere qui alla cascina biblioteca, perché vi devo dire che noi abbiamo un rapporto emotivamente molto forte con questo luogo. Sia io che Nando Martano che Mauro Fiorilli, è da oltre 14 anni che collaboriamo con gli amici dell'Anffas per far sì che questa cascina sia una realtà sempre più viva ed integrata nel territorio in cui opera e vi devo dire che queste attività che abbiamo fatto assieme ci hanno arricchito, ci hanno dato grandi stimoli.

Abbiamo avuto opportunità di vedere esempi di grande speranza, esempi di bellezza e renderci conto che al di là di tanta negatività che sembra esserci ad un primo livello superficiale, nella realtà ci sono persone stupende, ci sono possibilità e capacità inespresse che assieme dobbiamo cercare di far venire a galla. Ecco quindi che forse questo è l'ambiente giusto in cui andare a discutere di speranza, dove ognuno di noi e ognuno di voi giornalisti possiamo portare un contributo al di là di quelle che sono le regole del business, un contributo a stimolare l'evoluzione della cultura e dei mezzi di comunicazione che pongono una maggiore enfasi sulla positività, sugli aspetti positivi; abbiamo bisogno di tanti stimoli positivi, abbiamo bisogno di tante opportunità. Spetta poi ad ognuno di noi decidere se cogliere o meno le opportunità che ci vengono offerte.


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.