Le accuse dei volontari: la gratuità è scomparsa dai media
C'è ma non si vede. L'impegno del volontariato e del servizio civile non sono al centro dell'attenzione dei mezzi di comunicazione, anche se sono note le dimensioni e l'utilità sociale del fenomeno. Ciò che è gratuito non vale economicamente e dunque non assume dignità di notizia. Lo stile (o meglio la regola prima) dell'informazione rimane tradizionalmente ancorata allo scandalo, al morto che (si dice) "vende" di più. Dopo "Drive in" anche singoli "pezzi" del corpo (femminile) vendono molto, mentre le notizie positive, come quelle legate al mondo del volontariato, ricevono spazi e trattamenti insufficienti e poco proporzionati all'importanza dei fenomeni trattati. Se vi è attenzione al volontariato, il modo è quello dell'enfasi acritica, della sdolcinatezza e senza approfondimenti seri. Per gli operatori sociali i media hanno grossi problemi di rappresentazione del reale, ossia vendono "fumo". La gratuità è scomparsa dai media.
Le accuse dei giornalisti: il sociale non sa comunicare
Con la scusa della privacy e del segreto professionale, non vengono rilasciate dichiarazioni. Il volontariato concreto (in azioni di sostegno alla persona) non sa "urlare" come ben sanno fare altre associazioni più movimentiste e meno impegnate direttamente nel disagio sociale. Non vi sono investimenti in comunicazione a parte qualche bollettino (ma ancora in stile parrocchiale) con la conseguenza di avere una bassa produzione di notizie a fronte di tante attività. Il terzo settore sta diventando un "progettificio" in perenne gara d'appalto con se stesso e con il libero mercato, così non ha più tempo per manifestare indignazione difronte ai diritti calpestati e per produrre cultura della solidarietà. Gli operatori sociali sono più portati alla "relazione" con la persona che alla "comunicazione" con il mondo.