Interventi di Dario Fortin, Alessandro Andreatta, Anna Berloffa
Dario Fortin, coordinatore regionale Cnca*
Questa è la seconda edizione di "Redattore sociale" e molti di voi erano presenti lo scorso anno a palazzo Geremia, dove avevamo cominciato quest'iniziativa: oggi il Cnca ha voluto organizzare questa cosa qui in Trentino, visto il buon andamento dello scorso anno.
Casualmente tra l'altro è il due giugno, festa della Repubblica, e ci piace incominciare ricordando questa data, 2 giugno '46, il giorno in cui la nostra repubblica è nata, in un contesto ancora molto vivo e caldo di ferite ereditate dal fascismo e degli orrori della guerra. Mi piace ricordarlo perché erano momenti carichi di un intenso attivismo, sia da parte di tutta la classe politica, sia da parte dei cittadini, proprio perché non fosse più permesso il ritorno al fascismo, alla dittatura ed alle guerre. Noi, come operatori sociali e come cittadini volontari, ci sentiamo riconoscenti verso questi padri della nostra repubblica, perché anche il nostro impegno quotidiano verso le persone che sono più in difficoltà è molto spesso faticoso e febbrile. Il lavoro è infatti tanto e per alcuni anche troppo; i problemi sociali sono inoltre in aumento. E' anche denso di gioie e di dolori condivisi. Quello degli operatori sociali, dei volontari, degli obiettori che lavorano tutti i giorni è un impegno molto spesso fatto di insuccessi, ma anche di piccoli, silenziosi miglioramenti e riscatti. E' un impegno silenzioso per 364 giorni all'anno, che però è testimoniato da tanto entusiasmo, che ci deriva proprio dalle persone con le quali stiamo.
Oggi siamo qui come comunità d'accoglienza (c'è qualcuno che viene anche dal Friuli e dal Veneto), è aperto anche a giornalisti ed operatori sociali del nord- est (non abbiamo voluto fare questa cosa a Pontida, perché non era proprio il nostro caso, ma nella Trento di Cesare Battisti ed Alcide De Gasperi). Non parteciperemo evidentemente a nessuna parata militare, né oggi né domenica, non per motivazioni di tipo secessionistico o per mancanza di rispetto nei confronti di chi rimase vittima della guerra o delle loro famiglie, ma perché crediamo e ricerchiamo un futuro senza guerra, attraverso altre forme di difesa dello stato, più moderne ed intelligenti, perché ci crediamo. Quindi ci identifichiamo in questa giornata (quest'avvenimento capita oggi casualmente), nei padri costituenti, in un momento in cui, soprattutto chi sta al fianco di adolescenti, si rende conto che siamo in una società che è senza "Padri", senza questa autorità ed autorevolezza paterna.
Vi ringrazio di essere venuti e passo subito la parola ai nostri patrocinanti che per il secondo anno hanno voluto collaborare con noi e sostenere quest'iniziativa. Passo la parola prima al vice sindaco Alessandro Andreatta, poi alla rappresentante della Provincia, Anna Berloffa, con la quale abbiamo condiviso anche una fase iniziale di progettazione.
Alessandro Andreatta,vice Sindaco del Comune di Trento*
Io sono qui per portare il saluto dell'amministrazione comunale di Trento, in particolare del sindaco Pacher che oggi era impegnato in un altro convegno sulla pianificazione strategica della nostra città, e dell'assessore comunale delle politiche sociali De Torre, che è fuori città, impegnato in un altro convegno.
Sono molto contento di essere qui; prima esprimevo a Dario Fortin l'apprezzamento ed il compiacimento per il tema che è stato scelto per questo seminario; non solo per il titolo - "Profeti di paura" - molto simpatico e stimolante, ma per quello che significa, per quello che sottende.
Nella presentazione si fa un riferimento all'insicurezza ed alla percezione dell'insicurezza. Anche noi tante volte abbiamo a che fare con questa percezione dell'insicurezza che i cittadini in qualche modo respirano e che noi registriamo. Cerchiamo sempre di non sottovalutarla, perché spesso è comunque una spia, al di là del fatto che possa essere più o meno enfatizzata dagli organi di informazione - e qui si entra nel vivo del seminario di oggi - e va tenuta fortemente in considerazione. Io l'ho respirato in questi mesi, per temi un po' lontani da quelli che stanno a cuore a voi, che sono temi come l'inquinamento di varia natura: acustico, atmosferico, elettromagnetico. Anche lì si passa spesso rapidamente da un allarme sociale che può essere importante e giustificato ad una situazione di allarmismo che tante volte giustificata non è.
E tuttavia credo che dietro si debba cogliere la domanda che c'è, che in quel caso riguarda la qualità dell'ambiente e la qualità della vita. Certo coniugare, come voi oggi cercate di fare, gli operatori e il mondo della comunicazione, dei mass media, dell'informazione, con le realtà in cui voi siete impegnati, credo che sia una sfida molto interessante e anche molto difficile. Noi sappiamo, almeno a me pare, che sia proprio nella natura degli operatori della comunicazione sociale, che a fare notizia è comunque l'eccezionalità, cioè l'evento sensazionale, la novità, per cui qualche volta è legata ad una forte spettacolarizzazione; pensiamo al mezzo televisivo e alla severa legge del mercato. Questo vale per la TV ma anche per la stampa. Allora è chiaro che quando è l'eccezionale a fare notizia, diventa tutto più difficile; del resto lo insegnavano anche a me che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, o che per i giornalisti o per la comunicazione è più importante evidenziare l'aereo dirottato che cade di fronte alle migliaia di aerei che volano indisturbati e tranquilli ogni giorno nel mondo. Oppure, ed anche questo ogni volta diventa uno slogan dei giornalisti, che fa più notizia l'uomo che morde il cane che non il cane che morde l'uomo. Questo per dire che qualche volta diventa difficile per i lettori che, attraverso gli organi d'informazione, si accostano anche alle vostre realtà, capire ciò che è vero e ciò che non lo è, ciò che è la norma e ciò che non lo è.
Io sono convinto che questo seminario potrà essere utile per approfondire questi aspetti, perché come è noto, i mass media, la televisione ma anche la stampa, hanno una forte autorevolezza; noi lo sentiamo dalla gente comune quando dice: "Lo ha detto la TV, c'era sul giornale". E questo non può che coniugarsi ad una grande responsabilità, responsabilità degli operatori della comunicazione; ma credo che sia una responsabilità in termini di informazione anche da parte dell'ente pubblico, nel dare informazioni chiare e precise, e da parte vostra, che qui rappresentate tutta una serie di realtà al servizio di situazioni di disagio, di marginalità. Quindi la chiarezza delle proposte di ciò che si fa può essere comunque un aiuto importante anche per chi deve poi servirsi del linguaggio della comunicazione per informare su ciò che voi fate. Nello stesso tempo, se è vero che la logica che guida tante volte gli operatori della comunicazione è quella dell'eccezionale, del nuovo, del sensazionale, questa dovrebbe coniugarsi con il vostro impegno che credo si muova su sponde completamente diverse che sono quelle della riservatezza, della discrezione e della tutela delle persone e dei soggetti deboli con cui lavorate.
Sembrano due cose assolutamente lontane che non possono parlarsi. Mi pare di aver letto nel vostro foglio di presentazione (non so se è lo statuto del Cnca) un riferimento proprio a questo, cioè al rispetto della storia personale di ogni persona, delle esperienze personali di ciascuno. Ecco io credo che coniugare questi aspetti sia una grande sfida. Non parlarne sarebbe un grande errore, parlarne comunque credo sia sbagliato, bisogna cercare di parlarne e parlarne bene. Io vi auguro che questo seminario e questo incontro in cui voi parlate a questi operatori e gli operatori parlano a voi, vi aiuti a camminare per un'informazione migliore, al servizio di tutti, soprattutto di quelle persone più deboli, per le quali o delle quali siete al servizio.
Dario Fortin
Senza dubbio questo non era solo un intervento di routine, l'avete sentito, ma il contributo di una persona che è sempre stata ed è vicina al nostro mondo e che quindi percepisce il senso profondo del nostro esser qui, oggi.
Passo la parola ad Anna Berloffa della Provincia Autonoma di Trento del Servizio Attività Socio- Assistenziali.
Anna Berloffa, rappresentante della Provincia*
Io porto un saluto particolare che è quello dell'assessore Magnani, l'assessore alla Sanità e alle Politiche Sociali, che purtroppo oggi non può essere presente per una concomitanza con altri impegni. Vorrei dare lettura di alcuni spunti di riflessione che l'assessore, ma credo soprattutto anche noi che lavoriamo in questo contesto del sociale, abbiamo pensato rispetto a questa giornata, rispetto all'argomento che qui viene trattato.
I messaggi veicolati dai media possono influenzare in positivo o in negativo le persone e le famiglie, ma anche il costume e la vita della gente. Questo ambito così delicato richiede regole ed equilibrati orientamenti, anche etici.
Le notizie riguardanti episodi di cronaca nera, soprattutto relative alla criminalità o microcriminalità, se non ben definite nella chiarezza e nella singola portata, possono facilmente accrescere il senso di insicurezza con un'amplificazione della diffidenza e della paura e con un potenziamento della percezione dell'altro, soprattutto del diverso, magari dello straniero, come di un potenziale aggressore in un ambiente vissuto come sempre più ostile.
I media hanno una grande responsabilità, perché si pongono come canali di contatto con la realtà da essi rappresentata.
Tutto questo si amplia pensando all'enorme portata dei mezzi di informazione quali la televisione e internet, che in tempo reale sommergono di immagini e di notizie l'utente ed il cittadino in un crescendo di stimoli ma anche di distorsioni tra realtà e fantasia. Pensiamo all'impatto emotivo che tali stimoli hanno sullo spettatore bambino/adolescente; quale attenzione è quindi richiesta a chi opera all'interno di un'agenzia d'informazione se non quella di trattare le notizie nel modo più obiettivo possibile, dove non è il sensazionalismo, spesso costruito, ad emergere, ma l'attendibilità e correttezza per il cittadino.
Infine è importante, purtroppo, riprendere il dovere di dare informazioni relative a persone coinvolte in fatti di cronaca, con il rispetto e la correttezza che non solo la deontologia professionale ma anche la serietà di chi svolge questo lavoro richiede.
Nel corso del '99 anche il nostro assessorato, attraverso il servizio di attività socio assistenziali, ha dovuto intervenire sulle pagine di due quotidiani locali per manifestare il disagio, ma potremmo dire non solo quello, relativo agli articoli pubblicati su un evento luttuoso riguardante un bambino; sulla pubblicazione di nomi, cognomi, residenze, indirizzi, sia del bambino che delle persone coinvolte, con pesanti giudizi e delicate informazioni sulla sua famiglia. Tutto questo con un'evidente rimozione da parte dei giornalisti coinvolti del rispetto della riservatezza innanzitutto su certi dati, ma anche della stessa Carta di Treviso del '95 che afferma come, al bambino coinvolto in fatti di cronaca, deve essere garantito l'anonimato. Speriamo quindi che anche questo seminario in cui giornalisti ed operatori sociali si trovano insieme per confrontarsi e condividere riflessioni e proposte, possa essere un rinforzo sull'assunzione di responsabilità da parte di chi opera in questo settore, non solo quindi come l'ennesima enunciazione di principi, ma con un reale impegno nell'agire quotidiano.
Dario Fortin
Grazie Anna. Mi sembra che si possa percepire che questo tema, questa questione interessa veramente molte persone. Il coinvolgimento del Comune di Trento e della Provincia Autonoma di Trento vuole essere anche un'affermazione del valore e della metodologia che come comunità d'accoglienza portiamo avanti, che è quella di non essere soli a intervenire nelle situazioni di disagio ma, di lavorare in sinergia, in forte collaborazione con le istituzioni pubbliche e private. E' grazie a questa sinergia che abbiamo organizzato "Redattore sociale", con questo stile, con questa metodologia di collaborazione, di costante confronto, con responsabilità e compiti diversi, ma con obiettivi che sono evidentemente simili. Era questo il segnale che si voleva dare, non solo un saluto di rito. Passo la parola al dott. Mario Resta, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Trento, che ci porterà una testimonianza relativa alle problematiche della sicurezza.
* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.