I Redattore Sociale Trento 12 marzo 1999

Redattore Sociale

Introduzione

Intervento di Dante Clauser

 

Dante Clauser, sacerdote, fondatore del Cnca, presidente della Cooperativa Sociale Punto d'Incontro di Trento*

Sono incaricato di introdurre i lavori di questo convegno nella mia qualità di fondatore del Cnca, e consentitemi di ricordare quel gruppo di persone, di carissimi amici, che parecchi anni fa hanno avviato un Coordinamento di Comunità. Allora non si pensava ad un Coordinamento, erano incontri molto informali che poi sono diventati ciò che il Cnca è oggi - e credo che vi dirà qualcosa in proposito Dario Fortin, che ha la memoria più vivace della mia - ma voglio ricordare qui i primi che assieme a me hanno dato il via a questa esperienza. Voglio ricordare Ciotti di Torino, Albanesi di Capodarco, Gallo di Genova, Pighi di Verona, Bertagnolli di Bolzano, Cupini di Lecco, Vatta di Trieste, Panizza di Lamezia Terme, Vian di Conegliano e tanti altri che da anni operano nel mondo del disagio e dell'emarginazione.
Questo convegno, che fa seguito ad altri convegni annuali tenuti a livello nazionale a Capodarco, ha lo scopo di creare e approfondire il contatto tra giornalisti e operatori sociali. Un contatto di conoscenza reciproca e di collaborazione. Da parte mia non ho l'assurda pretesa di insegnare il mestiere ai giornalisti. Devo dire che con i giornalisti ho sempre avuto un rapporto molto importante, perché fin da ragazzo il giornale è stata una lettura quotidiana - dico da ragazzo ma dovrei dire fin da bambino. A quei tempi nel nostro Trentino c'era solo il "Brennero", giornale di ispirazione fascista, che arrivava fino a casa mia. Io abitavo a Folgaria, un paese allora di 1300 abitanti, arrivava solo questo giornale e in canonica mi dicono giungesse l'Osservatore Romano che già a quei tempi...non arrivava sempre perché a volte veniva censurato. Questo per dirvi che la mia lettura quotidiana è continuata anche perché i primi timidi articoli cominciai a scriverli più di 50 anni fa, quando non ero ancora prete.
Da quando una ventina di anni fa cominciai ad occuparmi in modo diretto e continuo della gente che fa fatica a vivere, l'attenzione alla stampa quotidiana e alle riviste di ogni genere ha determinato un rapporto molto stretto con il mondo dei mass-media.
Sono convinto che il mestiere del giornalista è un impegno di notevole responsabilità sociale: "L'ho letto sul giornale, l'ho visto alla televisione, l'ha sentito alla radio" sono frasi della gente comune che magari scherza sull'attendibilità delle notizie ma, più o meno inconsciamente, sulla base di tali informazioni adegua le piccole scelte quotidiane e, talvolta, le importanti e determinanti scelte di vita. Se non temessi di cadere nella retorica, direi che quella del giornalista è una missione sociale. Ecco perché noi che operiamo nell'ambito del disagio sociale talvolta arriviamo ad indignarci quando un giornalista, magari senza volerlo, offende la dignità di persone deboli ed emarginate, che non hanno la capacità di difendere la riservatezza della loro vita privata e la loro dignità di cittadini a pieno titolo. Noi che operiamo nel sociale abbiamo un unico desiderio: dare a questa gente che vive ai margini della società la consapevolezza di essere cittadini a pieno titolo, con tutti i diritti e i doveri di ogni cittadino. Altri ben più qualificati di me vi parleranno di tale doveroso rispetto, pur non dimenticando o nascondendo la difficoltà di chi, scrivendo sui giornali o parlando alla radio o in televisione, deve camminare sul filo del rasoio tra la necessità di informare e le esigenze della "proprietà" del mezzo di informazione. Mi auguro quindi che questo convegno serva ad intrecciare fra giornalisti ed operatori sociali rapporti sempre più vivaci e cordiali. Grazie.


* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.