Interventi di Paola (cittadina di Trento), Marco Pistolato, Giampaolo Pirocca, Graziella Anesi
Paola, cittadina di Trento*
Vorrei dire due parole sui deboli. Che cosa intendete per deboli? I non raccomandati? Ovvero i deboli sono considerati gli onesti e i forti sono considerati i furbi? Ce n'é qualcuno anche nel Trentino. Nessuno, inoltre, può conoscere la forza di un debole, perché solo per reazione diventa forte. Mi riferisco ai giornali ed in generale all"informazione, che è un diritto e deve essere genuina e riportare la verità, non menzogne e lavorare di fantasia o per qualche interesse di parte. Il giornalista deve, inoltre, essere esente da ticket intimidatorio, per esempio, le minacce di cazzotti. D'ora in poi i capiredattori devono scrollarsi di dosso le interferenze interne così come le forze dell'ordine che tendono a intrufolarsi. Noi chiediamo una collaborazione con più libertà da parte loro ed inoltre un rapporto di uguaglianza con noi cittadini. Grazie.
Marco Pistolato, giornalista sportivo Rai 3 regionale del Trentino Alto Adige*
Sarò brevissimo. Ho sentito prima l'intervento del direttore dell'Adige, i giornalisti richiedono anche formazione, che si fa sul campo secondo me. Se alle testate giornalistiche: Adige, Alto Adige, ANSA, Vita Trentina, le Associazioni chiedono durante la settimana degli incontri per poter affrontare questi temi, io penso che questo sia una possibilità per fare formazione sul campo e questo, badate bene, aiuta anche i giornalisti a fare formazione corretta. Molte volte, infatti, i giornalisti sono vittime di determinate situazioni e esigenze alle quali non possono sottrarsi se vogliono fare quest'attività. Se instauriamo, quindi, un rapporto diretto di questo tipo, si dà un aiuto al giornalista corretto, che vuole fare bene il proprio lavoro. Questo, penso, sia una cosa molto importante, perché il giornalista anche giovane richiede informazione, quindi se il caporedattore di un giornale cerca di arrivare a questi momenti di incontro è molto importante, perché giustifica anche un comportamento corretto.
Un'ultima cosa che voglio dirvi è questa: questa mattina ho sentito tante cose e ho apprezzato molto le relazioni di chi ha parlato. Io faccio giornalismo da vent'anni, sono uno di quelli che ha cominciato dalla gavetta, come si suol dire, e vorrei dire che il giornalista, quando scrive una notizia, anche se deve farla in fretta, perché la fretta è una delle situazioni più ricorrenti, dovrebbe porsi questa domanda: "Se io fossi dall'altra parte, se fossi io quello su cui devo scrivere, cosa direi?" Se un giornalista corretto si pone sempre questa domanda, al di là del tempo che ha a disposizione, penso che molte storture, molte cose che ci sono in quel bestiario che è stato citato verrebbero eliminate. Grazie.
Giampaolo Pirocca, editore giornale di strada "A Piedi"*
Abito a Schio, in un appartamento del Comune. Sono editore di "A piedi", un giornale di strada. I giornali di strada sono i giornali ultimi per gli ultimi. Ma beati gli ultimi se sapranno essere i primi. Gli ultimi non divengono primi, perché lo dice Gesù Cristo, devono darsi da fare per diventarlo. Personalmente sono per una società in cui non ci siano più né primi né ultimi. "A piedi" intende essere il primo giornale europeo e quotidiano. Ci saranno fra i cinquanta e i cento giornali di strada in Europa. Siamo in tanti come giornali ed esprimiamo il pensiero degli emarginati, di quelli a cui nessuno vuol dar voce. Il giornale "A piedi" esce da sei anni in media ogni mese. Mi danno macchina da scrivere, fotocopiatrice, branda e minestra per un giorno e per ogni numero, la cooperativa Villa S. Ignazio di Trento, non senza conflitti, lotte, "rotture di palle" magari reciproche, ma cresceremo o no? Il sottoscritto era giornalista fin dai tempi del liceo con Tiziano Treu, attuale ministro. Ha frequentato la scuola di giornalismo di Milano senza finirla ed è specializzato, dopo la laurea, in trattamento dell'informazione con computer. Il giornale per ora viene edito in copie di opera d'arte a tiratura limitata completata da manifesti Tazebao, che era il nome che i cinesi davano agli striscioni di Mao. In quest'ultimo caso i lettori sono pochi, molti o moltissimi in relazione al tempo che rimane affisso. Io mi occupo soprattutto di matti e disoccupati...
Graziella Anesi, presidente Cooperativa Sociale Handicrea di Trento*
Sono Graziella Anesi, presidente della cooperativa HandiCrea di Trento, che si occupa di persone disabili, dà informazione e ha spesso rapporti con le istituzioni, enti pubblici e con la stampa, soprattutto per informare in modo equilibrato, senza pietismi e senza troppo distacco, riguardo ai nostri problemi.
Volevo fare solo due osservazioni dopo questi interessanti interventi.
La prima è questa: mi fa sempre impressione la differenza e il contrasto, a volte nettissimo, che c'è tra il titolo e il contenuto dell'articolo. Forse perché, anni fa, sono stata toccata da un famigliare che ha subito un intervento rarissimo per quei tempi e che un giornale locale descriveva in prima pagina con le seguenti parole: "testa smontata e poi ricomposta". Qualche volta mi sono sentita "violentata" dalla pesantezza di certi titoli, riconosciuta anche dai giornalisti stessi, come motivo per attirare e vendere qualche copia in più.
Noi crediamo, come cooperativa, di aver fatto, e siamo sereni nel dirlo, formazione presso i giornalisti. Ricordo ancora di essere andata con un giornalista che smontava il discorso barriere architettoniche, a girare il centro storico di Trento e quando abbiamo terminato il famoso "giro al sass" abbiamo contato più di trentacinque esercizi pubblici non accessibili. Io credo che anche questa sia formazione che a volte le associazioni e le cooperative devono fare, ognuna nel proprio campo. Questo non per sembrare più sagge o più coscienti delle difficoltà, ma per informare e cercare di affrontare i problemi, spesso presentati in modo drammatico, in modo invece sereno ed equilibrato. Questo è secondo me lo scopo di questo dialogo tra giornalisti, assistenti sociali, operatori di associazioni. Dal caso singolo può venir fuori una discussione che può portare quantomeno ad una conoscenza migliore della situazione. Ecco perché abbiamo aderito come cooperativa a questa apprezzabile iniziativa, poiché anche in Trentino, descritta da molti come una terra senza problemi, esistono problematiche di questo tipo. Importante sarebbe che da questo incontro nascesse un modo diverso per noi operatori di rapportarci al giornalista; non più visto come quello che dice una cosa e ne scrive un'altra, ma come persona che ha bisogno di riferimenti, di dati, di esempi e in qualche modo di formazione, in quanto non tutti possono sapere tutti i problemi del mondo.
Dario Fortin
Per concludere vorrei solo sottolineare un paio di aspetti emersi oggi: la questione della formazione che credo sia centrale sia per gli operatori dell'informazione, sia per gli operatori sociali. E' importante ricordarci questo atteggiamento di umiltà per continuare ad imparare e a mettersi "a scuola" ed inoltre il discorso fatto sullecontaminazioni, cioè di trovare modalità per collaborare veramente fra questi due mondi.
Volevo anche ricordare che esistono i giornalini delle Associazioni ai quali vi invito ad abbonarvi, perché anche questo è un tentativo di fare "redattore sociale".
Mi piace ritornare infine sul discorso del mettersi al posto, cioè la domanda che ognuno di noi è bene continui a farsi: e se fossi io dall'altra parte?
* Testo non rivisto dall'autore. Le qualifiche si riferiscono al momento del seminario.