Tra i tanti effetti della attuale crisi economica c’è il forte aumento del “sociale” nell’informazione. Interi problemi rimasti per anni ai margini dei notiziari sono inevitabilmente divenuti centrali. Gran parte del giornalismo ha dovuto attrezzarsi con rapidità: per esempio a usare registri diversi dal pietismo per trattare storie non più eccezionali; o ad investire più risorse e tempo per contestualizzare quelle stesse storie in un preciso fenomeno, con le sue cause e le sue complessità.
Il “sociale” non può essere raccontato solo con i numeri, o solo con le vicende personali. Servono competenza e aggiornamento continuo, come per qualsiasi ambito giornalistico; ma in più serve tenere sempre legate le dimensioni dei dati e delle persone, perché le seconde danno senso ai primi e viceversa.
È una sfida non solo per il mondo dell’informazione, ma per tutti i soggetti coinvolti sui temi legati al disagio e all’esclusione sociale, compreso chi, come la Regione, è chiamato a gestire le politiche per il welfare. Questo seminario prende spunto dagli strumenti che l’ente pubblico mette a disposizione dei comunicatori per favorire un racconto del sociale sempre più completo e coerente, per poi riflettere insieme su come la “l’irruzione del sociale” nei mass media possa migliorare la loro stessa funzione.