Periferie estere nei telegiornali. Osservatorio di Pavia: “Diventate invisibili”

19nov2020

L’impatto del Covid-19 sull’agenda dei Tg itlaiani in merito alle questioni internazionali è stato rilevante. Lo conferma il rapporto “Illuminare le periferie” presentato oggi a Roma e promosso da Cospe, Usigrai e Fnsi

ROMA - Le periferie geografiche e tematiche, quali povertà, conflitti endemici ed epidemie a livello internazionale sono il fanalino di coda dei telegiornali italiani nel 2020: a loro è stato riservato soltanto lo 0,4% di visibilità, “qualificandosi dunque come 'gli invisibili' della pagina estera”. È quanto emerge dal rapporto “Illuminare le periferie. I non luoghi dell’informazione. Periferie geografiche e umane nei media” presentato questa mattina Roma e curato dall’Osservatorio di Pavia, promosso da Cospe, Usigrai, Fnsi con il contributo dell’Agenzia Italia per la Cooperazione Internazionale e dell’Impresa Sociale Con i Bambini.
 
Sebbene la visibilità complessiva degli esteri nel 2020 è risultata pari al 25%, l’agenda del 2020 è organizzata prevalentemente attorno a tre aree tematiche, spiega il rapporto: il Covid-19 e le conseguenze nei diversi contesti esteri (con il 32%), la politica (con il 29%) e le soft news  (con il 20%). “La pagina degli esteri in senso stretto (conflitti, terrorismo, relazioni internazionali e politica estera) è presente nel 38% dei servizi - si legge nel rapporto -, con una differente composizione interna rispetto agli anni precedenti. Prevale la visibilità della politica, al 30%, con al centro le elezioni nei paesi stranieri, i movimenti di protesta, i vertici e gli incontri internazionali, le tensioni sociali. Residuale la visibilità delle notizie relative a guerre, terrorismo e immigrazione”.
 
A far scomparire le periferie umane e geografiche estere nei telegiornali del prime time ci ha pensato l'attuale emergenza sanitaria che, secondo i curatori del rapporto, “ha consolidato il dato di una progressiva scomparsa di aree e contesti dall’agenda mediatica del prime time - si legge nel rapporto -: 33 notizie nel corso del 2020 (di cui 19 nel primo semestre), delle quali la maggior parte dedicata alla violazione e alla affermazione dei diritti umani (18); e le altre notizie relative alle crisi umanitarie e agli effetti della pandemia sulle fasce più fragili della popolazione mondiale”.
 
Il tema della pandemia, inoltre, ha accorciato anche lo sguardo dei tg a livello internazionale.Il 66% delle notizie sulla diffusione del Covid-19 all’estero riguarda Europa e Nord America (rispettivamente 43% e 23%) - si legge nel rapporto -, seguono l’Asia con il 15% e il Medioriente con il 9%. L’Africa si ferma al 5% e il Centro-Sud America – tra i continenti con  il maggior numero di vittime – l’1% di attenzione (24 notizie in 9 mesi). Il Centro-Sud America potrebbe essere considerato esso stesso una periferia umana e geografica dell’informazione relativa al Covid-19”.
Al di là del Covid-19, secondo il rapporto, l’agenda degli esteri dei notiziari italiani è per lo più “eurocentrica” e concentrata su eventi che avvengono nel mondo occidentale (65%), nei paesi europei soprattutto con il 42% e nel Nord America (Stati Uniti e Canada) con il 23%. Seguono l’Asia (18%), il Medioriente (8%), l’Africa (5%), e il Centro-Sud America (1%) . “I paesi non europei che si collocano in posizione 'alta' della classifica lo sono in relazione ai conflitti (e alle conseguenti migrazioni, quale il caso Libia) - si legge nel rapporto -, o a fatti di cronaca (il caso dell’esplosione nel porto di Beirut, in Libano). Vi sono paesi come l’Afghanistan raccontato in 11 servizi, la Somalia in 9. Vi sono paesi come l’Argentina, il Mali, lo Yemen con meno di 5 notizie in 9 mesi; altri, come il Senegal, la Mauritania e la Palestina, Venezuela in un solo servizio. Infine, vi sono altri paesi, come Repubblica Centrafricana, Malawi e la Repubblica Democratica del Congo del tutto assenti”.