“Esempio di coraggio”: ricordo di Giancarlo Siani
Il 23 settembre 1985, trentacinque anni fa, la Camorra uccideva a Napoli il giornalista Giancarlo Siani, che aveva compiuto pochi giorni prima 26 anni. Siani, come cronista precario de “il Mattino”, aveva denunciato in vari articoli i rapporti tra cosche e politica nella Campania della ricostruzione post-terremoto dell'Irpinia, ma soprattutto – e questo secondo gli inquirenti fu il motivo della sua “condanna a morte” - aveva rivelato gli affari del Clan Nuvoletta, affiliato a Cosa Nostra.
Per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “Giancarlo Siani è stato testimone del miglior giornalismo: sarà sempre un esempio di coraggio e di professionalità per chi ha lavorato con lui e per chi intraprende, con idealità e passione, la strada del giornalismo”. “Il sacrificio di Giancarlo Siani – ha poi aggiunto nel messaggio inviato oggi al Presidente della Fondazione intitolata a Siani - resterà nella coscienza di tante persone oneste che si battono per contrastare l’illegalità e le mafie con gli strumenti della civiltà, della cultura, con il rispetto della verità e delle regole. Le condanne inferte ai killer e ai mandanti di Siani, al termine del percorso processuale, sono una prova ulteriore che le mafie possono essere sconfitte e che verranno certamente sconfitte”.
Una commemorazione di Giancarlo Siani si è svolta oggi a Roma anche in apertura del plenum del Consiglio Superiore della Magistratura con l’intervento del Consigliere del CSM Michele Ciambellini. Magistrato di Napoli, Ciambellini ha conosciuto personalmente Siani nelle sue vesti di appassionato di sport e allenatore di volley. “Siani era un ragazzo sereno e pieno di vita, animato da forte passione civile – ha ricordato Ciambellini - . Innamorato del suo lavoro senza alcuna esaltazione o spirito di protagonismo. Un uomo impegnato a trasmettere i valori della legalità anche mediante il suo impegno nel mondo dello sport, di cui sono testimone in quanto suo allievo”. “A noi più giovani di lui ha insegnato, con il suo stile improntato al dialogo e alla cura dei rapporti umani, innanzitutto l’importanza dei valori della lealtà e della responsabilità, che valgono nello sport ma soprattutto nella vita”, ci dice sempre Ciambellini. “Per noi che lo avevamo conosciuto soprattutto come allenatore – aggiunge il Consigliere togato del CSM -, la notizia della sua tragica morte arrivò inaspettata e a distanza di anni, anche se come magistrato ho avuto modo di conoscere meglio le dinamiche e le logiche della criminalità camorristica, mi appare ancora assurda e mi lascia, perciò, un senso di profonda ingiustizia”.
“Come ho avuto modo di dire nel mio intervento questa mattina in apertura del plenum, la storia di Giancarlo ci ricorda, ancora una volta, che le fondamenta delle democrazie moderne sono la verità, la giustizia, la memoria e la speranza. Tutti valori inseriti come un filo d’oro nel drappo prezioso della nostra Costituzione. Il compito di cercare la verità per offrirla alla società è, innanzitutto, dei mezzi di informazione. Ad essi il difficilissimo ruolo di cercare la verità senza paura, in autonomia rispetto ai propri editori, alle proprie fonti, persino rispetto ai propri lettori ed ascoltatori”, ci dice ancora Ciambellini. E se alla Magistratura – aggiunge - “spetta ricostruire la verità processuale, applicando la legge al caso concreto, senza guardare in faccia a nessuno”, al mondo della cultura ed alla società tutta spetta il compito “di mantenere viva la memoria delle verità così faticosamente acquisite. Fondamentale il lavoro svolto nelle scuole e nelle Università in questi lunghi anni dalla morte di Giancarlo”.
“Il suo insegnamento più attuale – conclude il magistrato – mi sembra che stia in due sue scelte che portò avanti fino alla fine: quella dell’interessarsi alla politica con lo stile della nonviolenza, intesa anche come rispetto dell’opinione altrui, cosa che ha un valore ancora di più oggi, e il considerare l’informazione come strumento di conoscenza invece che di potere. Molto per fortuna in questi anni è stato fatto in sua memoria, ma credo che se fosse stato vivo Giancarlo avrebbe fatto per noi, con i suoi articoli e il suo impegno, ancora di più”. (FSp)