La marginalità nei Tg? Solo nell’1% delle notizie
FIRENZE – Nei principali telegiornali il tema della marginalità è trattato dall’1,4% delle notizie. E’ il dato diffuso da uno speciale del secondo rapporto “Illuminare le periferie”: un’indagine quantitativa e qualitativa sui tg di Rai, Mediaset e La7 che racconta quanta informazione arriva nelle tv italiane su temi internazionali e sociali. Il dossier è ideato da Cospe onlus, Usigrai e Fnsi, e condotto da Paola Barretta, Giuseppe Milazzo e Antonio Nizzoli, ricercatori dell’Osservatorio di Pavia, con il patrocinio dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.
Secondo l’analisi, il tema della povertà e della marginalità è trattato da 706 notizie, l’1,4% del totale (48.936 notizie), una media di due notizie al giorno all’interno dei 7 telegiornali esaminati, equivalente a una notizia ogni circa 4 giorni a notiziario. La parte preponderante (67,1%) è stata declinata per illustrare le politiche di “Contrasto della povertà”, soprattutto il dibattito politico durante la campagna elettorale, l’approvazione da parte del Governo e del Parlamento nonché le discussioni per l’attuazione del Reddito di cittadinanza. È un tema di politica economica che affronta la povertà da un punto di vista di sostegno monetario destinato a chi ha determinati requisiti “oggettivi” (Isee, patrimonio immobiliare, composizione della famiglia, ecc.).Accanto a questo ci sono le notizie che illustrano le Statistiche relative alla povertà (9,3%). Costituiscono la base numerica che dovrebbe “legittimare” la politica economica. Sono dati non di immediata lettura, spesso enfatizzati da presentazioni che puntano a drammatizzare il fenomeno, quasi sempre senza contestualizzazioni e approfondimenti.Ci sono poi le storie o meglio i “casi” (9,1%), in cui persone in difficoltà sono protagoniste dei servizi. La concretezza finisce spesso per essere un’esibizione emotiva della povertà (spesso gli intervistati piangono), con persone che vivono in auto, all’addiaccio o comunque in situazioni di forte degrado. Proprio nella descrizione dei Casi emergono due modalità che polarizzano la narrazione: la caduta in disgrazia da una parte e il riscatto dall’altra.
“Vorremmo una copertura articolata e meno emotiva della questione povertà – dice Anna Meli di COSPE - che evidenzi come il nostro attuale sistema economico sia totalmente iniquo e insostenibile. Chiediamo ai media un lavoro attento che guardi e spieghi le cause della povertà in Italia e nel mondo per rendere consapevoli i cittadini delle responsabilità reali e metta fine alla propaganda della “guerra tra poveri”, ovvero della competizione tra le fasce più deboli della popolazione per la scarsità di risorse. Le risorse ci sono. Serve un cambio di modello che metta al centro i bisogni delle persone e attui una equa redistribuzione della ricchezza”.
D’accordo anche la Federazione Nazionale della Stampa: “Non solo condividiamo, ma riteniamo essenziale “Illuminare le periferie” - dice Giuseppe Giulietti, presidente della FNSI - dare voce a chi non ce l’ha non è solo un dovere etico, ma anche un impegno civile e professionale perché la cancellazione della realtà condanna alla disperazione milioni di esseri umani e li consegna ai tanti avventurieri che usano gli ultimi a protezione delle oligarchie dominanti. Per queste ragioni abbiamo deciso di aderire anche al cosiddetto “Sinodo dei giornalisti”, promosso dalla rivista San Francesco e da Articolo 21, e che riunirà ad Assisi credenti e non credenti per elaborare un piano d’azione per contrastare le parole dell’odio e della discriminazione ed elaborate un progetto che metta le parole a disposizione di chi vuole anteporre i ponti dell’accoglienza ai muri del livore e dell’esclusione sociale. L’appuntamento è stato fissato per il 24 e 25 gennaio 2020”.