“Il bersaglio dei pregiudizi dei media? I migranti e le ong”
BOLOGNA – “L’islamofobia nei media ultimamente è andata scemando, ma oggi c’è un nuovo nemico: il migrante, e con lui le ong che salvano le persone in mare”. A parlare è Sabika Shah Povia, 33 anni, giornalista musulmana esperta di islam e migrazioni. Sabika, che interverrà il 10 ottobre al convegno “Le migrazioni tra realtà, narrazione e percezione”, nell’ambito del Terra di Tutti Film Festival, si è laureata in giornalismo a Londra e oggi collabora come freelance con diverse testate, tra cui La Repubblica, The Post Internazionale e il giornale pachistano Dawn News. Collabora con la rubrica “La città nuova” sul Corriere della Sera e fa parte della redazione del programma tv Propaganda Live.
“Il mio lavoro di giornalista è sempre stato influenzato dal mio nome straniero e dal colore della mia pelle – racconta Sabika –. Sono diventata un’esperta di islamofobia e immigrazione non perché l’ho scelto, ma perché mi hanno sempre chiesto di scrivere di questi argomenti. Con il tempo, comunque, mi ci sono appassionata e ho capito che la mia esperienza personale è un valore aggiunto”. Sabika è nata a Roma da genitori pakistani e negli anni è diventata promotrice dei diritti delle seconde generazioni e dei migranti. “Spesso mi chiedono di commentare vicende accadute anche in Paesi che non conosco, solo perché sono musulmana – continua –. Purtroppo in Italia l’approccio a questi temi è ancora molto superficiale”.
Altrove la situazione è diversa, soprattutto quando si parla di contesti dove la migrazione ha origini più lontane nel tempo: “Ci sono Paesi dove è abbastanza comune che una persona abbia origini straniere. Prendiamo la Gran Bretagna, ad esempio, dove già negli anni ’50 la comunità pakistana era molto numerosa: lì il fatto che una giornalista abbia origini pakistane non è considerato nulla di eccezionale”.
Secondo Sabika, per migliorare il linguaggio dei media in Italia basterebbe poco, ad esempio evitare di specificare la nazionalità delle persone nel titolo degli articoli: “Le indicazioni della Carta di Roma sono i principi base che tutti i giornalisti dovrebbero seguire – afferma –. Ancora oggi ci sono molti pregiudizi nei confronti delle seconde generazioni o degli stranieri immigrati, che vengono spesso messi nella stessa categoria, anche se in realtà vivono situazioni molto diverse: i giovani nati e cresciuti in Italia, che parlano perfettamente la lingua e che sono pienamente integrati, si sentono discriminati quando vengono considerati al pari di chi è arrivato in Italia da qualche mese”.
Un altro problema è che spesso i migranti sono rappresentati come vittime, non come soggetti attivi: “Mi infastidisce la retorica con cui si scrive di alcune famiglie straniere. Quante volte ho letto frasi del tipo: ‘Era solo una bambina che voleva vivere all’occidentale, ma i suoi genitori la tenevano chiusa in casa’. La verità è che è troppo facile parlare male di un musulmano, soprattutto quando è immigrato: i media non perdono occasione per usare un linguaggio scorretto e pietistico. Ahimè questo succede anche nelle testate che dovrebbero essere più sensibili al tema”.