"Bad news": gli studenti imparano a contrastare l’odio che viaggia sui media
Quali sono le cause dell’odio e della violenza che caratterizzano parte della comunicazione che riguarda i migranti? Come nascono le etichette che stigmatizzano queste persone, e perché? Ci sono analogie con il modo in cui venivano rappresentati gli italiani che emigravano in cerca di fortuna? E che ruolo hanno i social media, ma anche il semplice passaparola, nel costruire l’immagine negativa del “diverso”?
A partire da queste domande è nato “Bad news” (Bad sta per Be Aware of Dangerous media), uno strumento didattico per lavorare con i giovani tra i 13 e i 29 anni sul tema degli estremismi violenti collegati alla produzione e diffusione di informazioni cariche di odio tramite i media.
“Bad news” è uno degli esiti del progetto Erasmus+ “Brave - Building resilience against Violent extremism” a cui ha partecipato anche il Csv Lombardia Sud, sede territoriale di Pavia. Si tratta di un progetto mirato a conoscere e prevenire le forme di violenza e incitamento all’odio, realizzato dal Csv di Belluno con la partnership di 9 associazioni non profit di altrettanti paesi europei e del Mediterraneo, tra cui CSVnet. Dal progetto “Brave” sono nati cinque strumenti educativi creati dagli stessi partecipanti, incentrati sulle tematiche del cyberbullismo, violenza di genere, violenza domestica, hate speech(discorsi d’odio) e xenofobia. E proprio su quest’ultimo argomento è stato costruito “Bad news”, per stimolare i giovani a riflettere sul ruolo che i media hanno nella formazione di stereotipi, pregiudizi e atteggiamenti razzisti.
Nelle scorse settimane la sede di Pavia del Csv Lombardia Sud ha sperimentato “Bad news” con 10 classi di istituti superiori della città, verificandone l’efficacia in particolare con i ragazzi di questa fascia di età. “Bad news”, infatti, inizialmente permette loro di interagire e di riflettere sugli stereotipi negativi che consciamente o inconsciamente associano attraverso i media ad alcune popolazioni migranti presenti in Italia - ad esempio: i Rom rubano, i richiedenti asilo non vogliono lavorare, gli est europei sono violenti, gli arabi sono terroristi... - e poi di scoprire che molti di quegli stessi stereotipi un tempo erano rivolti agli emigranti italiani. Come il cartello fuori dai bar svizzeri che recitava “Interdit aux chiens et aux italiens”, ossia “Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”.
L’utilità dello strumento sta nel far emergere il ruolo positivo che ognuno può giocare, individualmente o collettivamente, nel contrastare gli effetti negativi dei media in questo campo. Nel permettere, insomma, di rispondere alle domande su cui i ragazzi si sono confrontati dopo aver analizzato gli stereotipi: come si sono formate queste convinzioni? come mi informo e quali notizie condivido sui social? cosa posso fare per combattere la xenofobia promossa dai media?
Dalla sperimentazione gli studenti sono usciti con tanti quesiti e dubbi sulle informazioni che di solito leggevano in modo acritico, ma soprattutto con la consapevolezza di dover fare più attenzione ai contenuti e alle fonti delle notizie prima di considerarle attendibili e condividerle, evitando di collaborare alla diffusione dell’odio che potrebbe generare episodi di violenza.
“Bad news” è stato finora sperimentato in sessioni da 20 e 50 minuti ed è raccontato anche in questo video. Dirigenti e docenti scolastici e organizzazioni del terzo settore possono richiedere informazioni in merito ai seguenti recapiti: tel. 0382 526328; e-mail volontariato@csvpavia.it. (Giada Conti)