Sbarchi, attentati, morti in mare: anno record per le notizie sugli immigrati
ROMA - È stato senza dubbio l'immigrazione il tema più ricorrente tra le notizie di telegiornali e quotidiani nel 2015. Sbarchi, tragedie, attentati terroristici hanno mantenuto costante l'attenzione sul tema, come rileva il rapporto “Notizie di Confine”, il terzo pubblicato dall’Associazione Carta di Roma. La conferma dell’incidenza del fenomeno migratorio sta in pochi numeri: +80 per cento di notizie sui giornali, con 1.452 titoli in prima pagina negli ultimi dieci mesi, e +250 per cento di notizie per le televisioni, con 3.437 notizie nelle edizioni serali del prime time di Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto e TgLa7.
Tra i giornali analizzati, il maggior numero di titoli sull'immigrazione è su Avvenire (300), seguito da il Giornale e la Repubblica (271) e La Stampa (268). Il Corriere della Sera conta 226 titoli e l’Unità, tornata in stampa il 30 giugno 2015, ne ha 116. Ma oltre ai numeri, è determinante il modo in cui la notizia viene data: a caratterizzare la maggior parte dei titoli e delle notizie è il tono allarmistico e la tendenza a dare informazioni in modo decontestualizzato, soprattutto per quanto riguarda i tg. E gli esempi di "cattive pratiche" in questo senso sono numerosi. "Sono cattive pratiche non (sol)tanto quando violano principi etici e normativi, ma anche quando veicolano o rafforzano stereotipi nella rappresentazione dello 'straniero' come diverso, non integrabile e dunque pericoloso".
La dimensione maggiormente ansiogena si riferisce agli sbarchi. Tra i quotidiani, è soprattutto il Giornale a cercare di accomunare gli arrivi dei migranti con le infiltrazioni terroristiche nel nostro paese, con titoli come «I terroristi ci minacciano: veniamo in Europa con gli immigrati», «Lo stragista di Tunisi arrivato a Milano. Era arrivato sui barconi».
Sebbene nel corso dell'anno l'attenzione sia sempre stata costante, ha comunque registrato dei "picchi" in occasione di eventi specifici: ad aprile per la tragedia del mare con la morte di 800 migranti, e a giugno, luglio e agosto, con narrazioni e immagini allarmistiche, drammatiche e sensazionalistiche legate agli sbarchi. In questo clima, una singola immagine è riuscita a cambiare il tono complessivo della rappresentazione degli arrivi e della gestione dell’accoglienza: la fotografia del piccolo Aylan, riverso senza vita su una spiaggia lungo la costa della Turchia.
Ilvo Diamanti, direttore scientifico di Demos, riassume così questo 2015 in materia di informazione: "Ciò che ne deriva è dunque una chiara confusione sul tema da parte dell’opinione pubblica. Questa narrazione rapsodica, proposta e imposta dai media, contribuisce a rappresentare efficacemente la nostra condizione. Di spettatori disorientati e un po’ sperduti, davanti a uno spettacolo di cui siamo invece noi stessi protagonisti”.
Per Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma, "chi viola la Carta di Roma sempre più spesso lo fa apposta. Con modalità non molto diverse da quelle che alimentano l’hate speech, i discorsi d’odio, nei social. Per esempio usando in chiave polemica un termine giuridicamente inappropriato e gravemente denigratorio come “clandestino”.