Asilo, Ballerini (avvocato):visti d'ingresso per i richiedenti
“La fortezza Europa scommette sulla morte dei migranti. Piuttosto che stabilire vie di accesso legali per chi vede i propri diritti negati e chiede asilo”. E’ più che una provocazione quella di Alessandra Ballerini, avvocato impegnato nella difesa di diritti umani, protagonista del workshop “Le leggi e gli uomini. Prendiamo solo chi scappa dalla guerra”. La sua è una proposta concreta: istituire visti di ingresso per i richiedenti asilo, così come esistono i visti turistici o di transito, o quelli per il ricongiungimento familiare.
Sarebbe un primo passo. Perché il rischio di violazione dei diritti riguarda tutto il sistema di accoglienza. “Le quote o la definizione di una lista di Paesi, più o meno sicuri, per riconoscimento dello status di rifugiato sono altrettanti esempi di diritti negati. Contraddicono l’art. 10 della Costituzione e la Convenzione di Ginevra” riprende la Ballerini, che precisa: “Ottenere la protezione umanitaria finisce per essere una fortuna”.
E come la fortuna è arbitraria. Frutto di un caso. Lo dimostrano le storie di Agil, 19 anni, e Suleman, 36 anni, entrambi del Gambia. Per il primo il riconoscimento è già avvenuto, il secondo è ancora in attesa. Tra convocazioni, dinieghi, appelli la sua attesa da aprile dello scorso anno. “Senza che nessuno mi dica perché” dice Suleman.
“E ogni volta si rivive la fatica e il dolore di raccontare la propria storia di fronte a degli sconosciuti –commenta Alessandra Ballerini-. Con domande spesso intime, che riguardano sentimenti o chiedono di ricordare torture e soprusi subiti”. La speranza che tutto questo abbia un limite è riposta ora nel decreto legislativo 142/15 da poco approvato. “Finalmente si fa riferimento alla formazione delle Commissioni territoriali che sono chiamate a confrontarsi con questi casi. Occorrerebbe poi rendere obbligatoria la presenza di un consulente legale e psicologico per aiutare i profughi a vivere questa situazione”.
Il sistema di accoglienza italiano non è l’unico che sta subendo forti cambiamenti. “Accade anche in Svezia, dove l’eccellenza sta entrando in crisi per i tanti arrivi - 190 mila rifugiati su 9 milioni di abitanti -, per la minaccia del terrorismo o gli estremismi di destra e il Governo ha annunciato una restrizione del permesso di residenza a tempo indeterminato che ora sarà di 3 anni, da rinnovare” spiega Mariangela Paone, giornalista de El Espanol che partecipa al workshop. Così chi arriva oggi si trova a vivere a 400 km dalla capitale, in un villaggio isolato di 600 abitanti, senza poter di fatto accedere ai servizi fino a questo momento garantiti: corsi di lingua, accesso alle scuole, diritto ad alloggi adeguati.
“Occorrono standard comuni in tutta Europa: questa è la verità -conclude Alessandra Ballerini-. E poi bisogna ricordarsi che le persone hanno piedi e non radici. Si ricollocano da sé e si devono poter spostare a seconda delle esigenze e degli ideali. Nessuno ha diritto di decidere per loro”. (eps)
Guarda il video sul workshop “Le leggi e gli uomini. Prendiamo solo chi scappa dalla guerra”