Raccolte fondi, appello a segnalare le ong che fanno “pornografia del dolore”

26ago2015

L'iniziativa dell'Associazione delle ong irlandesi per mettere fine al fenomeno diffuso nel mondo della comunicazione di veicolare immagini pietistiche e strumentali dell'Africa con il solo scopo di raccogliere fondi. "Sono sempre di più le persone irritate da questo tipo di messaggio"

Raccolte fondi, appello a segnalare le ong che fanno “pornografia del dolore”

"Non ti piace la pubblicità di una ong? Faglielo sapere!". A lanciare questa iniziativa è l’Associazione delle ong irlandesi, da diversi anni impegnata a cambiare la narrazione della povertà attraverso la redazione di un codice di condotta sulla comunicazione. 

 "Le ong continuano a veicolare dell’Africa e dei paesi più poveri un'immagine pietistica al solo scopo di raccogliere fondi", è la riflessione del blog Info-cooperazione, che segnala l'iniziativa irlandese. "L’impressione è che questo fenomeno del mondo della comunicazione, da molti denominato pornografia della povertà o del dolore, sia destinato a durare a lungo nonostante la narrazione dello sviluppo e della povertà stia facendo passi avanti in un contesto completamente cambiato che non può più giustificare immagini e racconti estremi su fame e malnutrizione come quelli che continuiamo a vedere sui giornali, in tv e su internet. La consapevolezza che si tratta di puro marketing per raccogliere fondi è ormai abbastanza diffusa nell’opinione pubblica e sono sempre più le persone irritate da questo tipo di messaggio che però evidentemente raccoglie ancora consenso e buone redemption in termini di raccolta fondi".

"Cosa si può fare allora per invertire questa tendenza? Cosa può fare ognuno di noi quando vede messaggi pubblicitari che travisano eccessivamente o deliberatamente la situazione di povertà in un paese in via di sviluppo? Probabilmente non ci resta che farlo sapere alla ong di turno, manifestando il nostro disagio davanti a immagini così strumentali e pietiste".

"In Italia siamo ancora sprovvisti di uno strumento come questo ma diverse organizzazioni dichiarano di avere codici etici propri che dovrebbero tutelare l’immagine dei beneficiari dei loro stessi progetti, soprattutto i bambini. Le ong sono sempre più attente al feedback dell’opinione pubblica oltre che alla redemption delle loro campagne di raccolta fondi. Non è un caso infatti che molte si mostrino impegnate in battaglie politiche e di advocacy ad alto livello e contemporaneamente riempiano le caselle delle lettere di tutta Italia con messaggi pietisti degni della crisi del Biafra. Due canali di comunicazione completamente autonomi che si rivolgono a pubblici diversi e che sembrano non avere nessuna interazione e forse poca coerenza".

"C’è poi un problema legato alla privacy e alla tutela dell’immagine dei minori. Avrete notato in televisione quanto sia ormai tutelata l’immagine dei minori. I volti dei minori infatti non possono apparire a meno che non abbiano firmato un consenso. In alternativa il viso viene mascherato da pixel o altre schermature. Tutto questo non avviene quando il bambino in questione è africano e la sua foto serve per raccogliere fondi".

Cosa si può fare allora quando si incappa in immagini e messaggi di questo tipo? "Per prima cosa, controllare se l’organizzazione ha un suo codice di condotta o codice etico che regolamenta la diffusione dei messaggi comunicativi; contattare l’organizzazione via telefono o e-mail spiegando i motivi per cui non avete gradito quel tipo di comunicazione; se si tratta di un banner su internet lo si può segnalare come banner inappropriato o offensivo. Anche questi feedback arrivano a destinazione".