Da Mare Nostrum a Tor Sapienza, l'involuzione nel racconto dell'immigrazione
CAPODARCO - "La rivolta di Tor Sapienza è coincisa con la fine dell'operazione Mare Nostrum: dall'apice del salvataggio di migliaia di persone, orgoglio nazionale, a una rabbia feroce mai vista, all'istinto razzista in poche ore".
Valerio Cataldi, inviato del Tg2 vincitore del premio Ilaria Alpi per il servizio sulle 'docce anti-scabbia' al centro di prima accoglienza di Lampedusa, risponde alle domande di Eleonora Camilli, giornalista di Redattore Sociale, nel workshop del seminario Rimozioni a Capodarco.
"Il fatto era l'assalto violento a un centro rifugiati, sull'onda della notizia di un tentato stupro inesistente, di cui non c'è denuncia, e in cui non c'entravano persone nere - spiega Cataldi, che non ha seguito la vicenda per la propria testata ma da spettatore -. Il racconto è stato una montagna di luoghi comuni, dalla questione dei 40 euro al paradigma che immigrazione significhi criminalità, dall'unico punto di vista dal basso di chi lanciava pietre, dichiarando che non fosse razzismo bensì esasperazione delle periferie abbandonate. Mancava qualunque altro punto dei vista, dei rifugiati, del resto del quartiere, per poter capire la situazione. Lì vicino c'è l'ex fabbrica occupata della Fiorucci, ora 'museo dell'altro e dell'altrove', un laboratorio artistico multietnico, il Fai ci ha portato un migliaio di visitatori da tutto il mondo, ma nessuno ne ha parlato. Ognuno ha le proprie ragioni, bisogna cercare di immedesimarsi e cogliere i diversi punti di vista".
Il giornalista mostra un video girato dall'alto con il telefonino da uno degli ospiti, nascosto dietro alle tapparelle, così come mostrò le condizioni di vita quotidiane nel centro di Lampedusa prestando il proprio cellulare ad Ali, profugo siriano che denunciò due volte, prima gli scafisti, poi le condizioni di "accoglienza" sull'isola.
Il servizio sulle docce anti-scabbia ebbe un'eco enorme su tutti i giornali per giorni, fino ad arrivare al palazzo di vetro dell'Onu. "In realtà la nostra troupe era lì da prima dei due naufragi di ottobre con 600 morti, che provocò grande commozione, ma il racconto delle condizioni drammatiche quotidiane non interessa, anzi, alla lunga provoca assuefazione".
"Dalla visita di papa Francesco a Lampedusa le parole erano cambiate - continua Cataldi -, non si usava più la parola 'clandestino' in un racconto che coinvolgesse il pontefice, poi con Tor Sapienza si è stravolto tutto in dieci giorni". Le parole d'ordine sono diventate allora 'periferie', 'cittadini giustamente arrabbiati', 'guerra fra poveri', che hanno sostituito la parola 'razzismo' con 'disperazione' come una excusatio non petita di giustificazione.
"I 40 euro al giorno vanno alle cooperative, italiane, che gestiscono i centri, i soldi europei sono vincolati a quell'obiettivo, la Marina Militare non ha mai avuto i milioni di euro dal governo, è una sciocchezza dire che ci costano cifre folli", dice il giornalista. "Nell'approfondire il sistema dell'accoglienza abbiamo fatto anche un articolo sulla bufala dei 40 euro - aggiunge Camilli - ci sembrava persino un po' scemo e scontato, e invece è stato uno dei pezzi più condivisi di Redattore Sociale di sempre".
Redattore Sociale smentì, in una ricerca con Caritas, che all'aumento dei migranti corrisponda un aumento della criminalità. "Ma appena sbarcati vengono schedati, fotografati e vengono loro prese le impronte digitali - spiega Cataldi -, loro vogliono rifiutarsi perché ciò li blocca in Italia e scappano per andare nei paesi del nord 'come se avessero qualcosa da nascondere', il parallelo con i malviventi inizia da subito".
I dati del Rapporto Immigrazione ci dicono che l'Italia è al quinto posto in Europa per accoglienza (solo la Germania ha il 30% del totale), e che comunque l'86% dei richiedenti asilo sono accolti in paesi confinanti in via di sviluppo (Pakistan, Etiopia, Kenia, Ciad). Nel nostro paese ci sono 5.364.000 cittadini stranieri, l’8% della popolazione, ma sono percepiti come se fossero il 30%, che diminuiscono quelli in arrivo per motivi economici e aumentano i ricongiungimenti familiari (due milioni di famiglie con almeno uno straniero, un milione di minori) e le richieste di asilo legate alle guerre. Nei primi sei mesi del 2014 ci sono state circa 25 mila richieste, pari a quasi tutto il 2013. "L'invasione è consistita in 150 mila persone, di cui sono rimasti in Italia 60 mila, mentre in Giordania, Turchia e altri paesi confinanti con la Siria ci sono sei milioni di profughi - aggiunge Cataldi -, qui diventa tutto emergenza senza organizzazione, dimenticando che parliamo di persone che hanno diritto all'accoglienza e alla protezione, e che aspettano mesi in condizioni inenarrabili. Oltre ai numeri e ai dati ci sono le storie, che dobbiamo raccontare proteggendo i rifugiati".
Cataldi spiega infatti che non va mostrato il loro volto, poiché arrivano da regimi dittatoriali e rischiano essi stessi e i loro familiari.
Nel proprio documentario "La neve, la prima volta" racconta la storia di quattro superstiti del naufragio del 3 ottobre 2013, coprendo i volti ma facendoli doppiare da attori che ne interpretano il pathos. Adal, eritreo fuggito in Svezia, racconta con disegni terribili le torture subite nel proprio paese, di cui non si parla in Italia. "Ecco perché questi ragazzi scappano, ed ecco perché è necessario schierarsi, prendere posizione contro i tanti luoghi comuni e la deriva razzista. Bisogna mettersi all'ascolto, cercare il finale delle storie: i superstiti di Lampedusa, arrivati 'clandestini', sono tornati un anno dopo con il passaporto, cui avevano diritto pure prima".
All'incontro ha preso parte anche il direttore di TGR Rai Vincenzo Morgante, che ha raccontato la campagna di inclusione sociale, in particolare sull'immigrazione, portata avanti dalle 24 sedi in questa settimana, e che si è conclusa proprio oggi con una diretta da via Padova a Milano.