Giornalismo, se sei straniero a Torino non puoi fare il direttore di testata
TORINO - Sei straniero? Allora scordati di diventare direttore di una testata giornalistica. La pensando così, evidentemente, i giudici del Tribunale di Torino che la settimana scorsa hanno rigettato la richiesta di Domenica Canchano, cittadina peruviana residente in Italia da ben 23 anni. Giornalista pubblicista dal 2009, Canchano esercita la professione da almeno dieci anni: dopo le prime esperienze con una tv locale di Genova, è stata collaboratrice del gruppo Repubblica e del Secolo XIX. Sei mesi fa, aveva inoltrato al Tribunale di Torino una regolare richiesta per diventare direttrice responsabile di “Altra prospettiva”, una testata online sul tema delle migrazioni, promossa dalla onlus Cospe e dall’Associazione nazionale stampa interculturale (ansi) e interamente curata da giornalisti stranieri.
“Già solo sul piano burocratico - spiega la direttrice Ansi Viorica Nechifor - l’iter si è trasformato in una via crucis: a più riprese ci è stato chiesto di integrare documentazione, affrancature e certificazioni. A un certo punto ci hanno addirittura chiesto di certificare che il permesso di soggiorno di Domenica non fosse mai stato revocato; il che è peraltro impossibile, dal momento che si tratta di una permesso a tempo indeterminato”. In questo modo, tra la presentazione della domanda e il responso del tribunale trascorrono ben sei mesi: ma Nechifor e Canchano sono comunque tranquille, nonostante l’articolo 3 della legge sulla stampa (47/1948) stabilisca che tra i requisiti per diventare direttore di testata debba esserci anche la cittadinanza italiana. “Di fatto - spiega Nechifor - quell’articolo è stato abrogato nello scorso marzo con un parere del Ministero della Giustizia, che in questo modo ha riconosciuto una battaglia che stavamo portando avanti fin dal 2010”.
A sorpresa, però, l’11 giugno il giudice Maria Cristina Contini del Tribunale di Torino rigetta la richiesta: tra le motivazioni della sentenza spicca in bella vista proprio un richiamo a quell’articolo 3 della Legge sulla stampa che, secondo il Ministero, andava invece considerato nullo “per incompatibilità con il d.lgs. 286/98”. E contro il quale si era già espresso anche l’Unar (Ufficio nazionale anti discriminazioni razziste), che nel settembre 2011 lo aveva bollato come discriminatorio.
Una sentenza che per Domenica Canchano arriva come un fulmine a ciel sereno, nonostante si sia già trovata di fronte a problemi di questo tipo. “Quando, cinque anni fa, presentai domanda per l’iscrizione al Registro pubblicisti della Liguria - ricorda - mi venne detto che non era possibile, in barba a un’ulteriore circolare che il Ministero di giustizia aveva emanato proprio in quel periodo. In quel caso, per far accettare la domanda fu sufficiente far pervenire loro una copia della circolare. Stavolta, però, trattandosi di una richiesta inoltrata al Tribunale, non ci aspettavamo un esito del genere”.
L’Ansii, Altre prospetttive e i giornalisti che vi fanno capo, però, non vogliono starci. E gli avvocati dell’associazione già annunciano ricorso. “Il problema- spiega la Nechifor - è che esiste una diffusa ignoranza sul tema: evidentemente neanche il giudice era a conoscenza del fatto che l’articolo 3 fosse da ritenersi abrogato. Noi comunque non ci arrendiamo. Questa pronuncia lede un diritto fondamentale per noi giornalisti che da anni lavoriamo in Italia, molti anche cresciuti e formati qui . Il diritto all’informazione consiste anche nel poterla esercitare in onestà e libertà e noi, come giornalisti di origine straniera vogliamo partecipare in prima persona, come soggetti che praticano il diritto di cronaca e non solo come oggetti di cronaca. Assieme a Cospe e con il supporto prezioso degli avvocati dell’Asgi agiremo per contrastare questa decisione”. (ams)