Donne in crescita nei media italiani, ma solo l’11% ha ruoli decisionali
ROMA - Nel settore dei media, a comandare sono quasi sempre gli uomini. A dirlo è l'European Institute for Gender Equality (EIGE), nel primo Rapporto europeo sul numero delle donne ai vertici delle principali organizzazioni dei media nei 28 paesi dell'Unione Europea. In Italia solo l'11% delle donne ricopre posizioni di comando.
La ricerca ha monitorato gli assetti organizzativi di Rai, Mediaset, Corriere della Sera e La Repubblica. Il risultato è sconfortante: sebbene il numero delle donne che lavora nel settore dei media sia in costante crescita, l'organizzazione resta prevalentemente in mano agli uomini. Manca infatti un'adeguata rappresentanza femminile nei livelli decisionali e questo anche a causa "dell'assenza di interventi normativi e pratiche organizzative finalizzate all'inclusione", si legge nel rapporto.
L'indagine è stata condotta da un consorzio di quattro partner europei: l'Università di Liverpool, l'Università di Padova, l'Osservatorio di Pavia e l'Università di Zseged, in collaborazione con 28 team di ricerca presenti in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea.
A superare l'Italia nella classifica ci sono Paesi come la Bulgaria
e la Lettonia, dove sono gli uomini ad essere in minoranza. In
Estonia, Lituania, Romania, Slovenia, Finlandia e Svezia la
percentuale delle donne che comandano arriva al 50%. Un traguardo
ancora lontano per l'Italia, che è in buona compagnia: anche in
Irlanda, in Grecia e a Malta le donne impiegate in ruoli
decisionali sono al di sotto della media europea del 30%.
Il rapporto individua anche i meccanismi di monitoraggio e le
iniziative specifiche per sostenere l'avanzamento di carriera delle
donne. Dopo l'uscita del rapporto, il Consiglio dell'Unione Europea
ha richiamato gli Stati membri al rispetto degli obiettivi
strategici di Pechino del 1995 con cui si stabiliva che uomini e
donne hanno uguali diritti e uguali opportunità. Inoltre, il
Consiglio ha invitato i Paesi dell'Unione a monitorare regolarmente
la situazione lavorativa delle donne, per rafforzare l'uguaglianza
di genere nel settore dei media a partire proprio dalle posizioni
dirigenziali. (Gabriella Lanza)