Raccontare gli immigrati con rispetto, ecco il manuale per le scuole di giornalismo

19dic2013
Progetto "Face to face" finanziato dalla Commissione europea: coinvolge Italia, Repubblica ceca, Regno unito e Spagna. Il testo uscirà nel 2014 e aiuterà a trattare l'argomento migrazione con i termini e i dati corretti

MILANO – Un manuale per la corretta informazioni sui migranti destinato agli studenti delle scuole di giornalismo e due cortometraggi che raccontano la scuola e il campo da pallavolo come luoghi dell'integrazione. Sono gli appuntamenti per il 2014 di "Face 2 Face - Facilitating  dialogue between migrants and European citizens" ("Faccia a faccia – facilitazione del dialogo tra migranti e cittadini europei), il progetto del Cesvi finanziato dalla Commissione europea-Fondo europeo per l'integrazione con 90 mila euro per 18 mesi. Cominciato a gennaio 2013 (durata 18 mesi), insieme all'Italia coinvolge le ong People in Need (Repubblica Ceca), Migrant Voice (Regno Unito) e SOS Racismo (Spagna). Nel complesso, il finanziamento è pari a circa 400 mila euro. L'obiettivo finale è aiutare i migranti a interagire con i media, non subendoli ma partecipando alla loro realizzazione. Per fare questo Cesvi ha già finanziato quattro workshop a cui potevano partecipare chiunque per apprendere tecniche fotografiche, i rudimenti del videomaking, come comunicare con un blog e come sui social network. L'esito di questi primi 11 mesi di lavoro è stata una mostra fotografica itinerante curata dal fotografo Giovanni Diffidenti con gli scatti dei 18 partecipanti al corso, la realizzazione del blogwww.face2faceitalia.wordpress.com e, dal prossimo anno, i due corti.

"L'assunto da cui parte il progetto è che i media possono fare molto per migliorare per rendere completo il processo d'integrazione", spiega Simona Ghezzi, responsabile del progetto. "Comunicare e comunicarsi": è questo il motto che riassume la filosofia delle attività di "Face 2 face". A Milano, il 18 dicembre, per la Giornata internazionale dei migranti, il Cesvi ha organizzato un incontro con realtà del giornalismo che si occupano di migranti: Corriere delle migrazioni (giornale on line specializzato), Yalla Italia (sito d'informazione gestito da G2), Allo scoperto (progetto di giornalismo curato da immigrati senegalesi in Italia) e Generazione Pop (un nuovo format dedicato ai giovani di seconda generazione di Radio popolare). "Il nostro obiettivo è che si facciano conoscere", continua Ghezzi. In più, il panel di discussione prevede un confronto con Occhio ai media, osservatorio sulle scorrettezze dei media composto da ragazzi dai 14 ai 22 anni, e il professor Jeoren Vaes, docente di scienze della comunicazione dell'Università di Padova che dal 2009 al gennaio 2013 ha condotto la ricerca “Immigrazione, paura del crimine e i media: ruoli e responsabilità".

Dai risultati emerge che effettivamente i giornali usano un linguaggio ancora poco corretto, alimentando pregiudizi difficili da sconfiggere. Su questo si basa un diffuso senso di paura dello straniero tra gli italiani e un'enorme sovrastima delle presenza degli immigrati – soprattutto irregolari - sul territorio. Tra le spiegazioni possibili legate a questo fenomeno c'è la scelta lessicale con cui si accompagna il fenomeno migratorio: si parla di "tsunami", "ondate". Termini che lasciano intendere un'invasione che non c'è. "Servono certamente dei giornalisti più consapevoli, ma non basta", commenta il professor Vaes. Rendere gli stranieri parte attiva del processo mediatico può aiutare a fare un passo in più verso la piena integrazione. Ma ci sono processi molto più lunghi, di maturazione collettiva, per cui è solo necessario tempo: "Non c'è ancora grande indignazione per certe notizia tragiche, come il video shock che ritrae i migranti nudi nel centro di Lampedusa. Siamo ancora all'inizio di un percorso: c'è un'evoluzione ma al momento è ancora difficile vederne gli effetti", conclude il professore. (lb)