Redattore sociale, Boldrini: ''Esempio riuscito di giornalismo consapevole''
CAPODARCO (Fermo) – Laura Boldrini al seminario Redattore sociale. La presidente della Camera è giunta nella Comunità di Capodarco di Fermo mentre si stava chiudendo la ventesima edizione del seminario per giornalisti. Lo ha fatto a pochi mesi di distanza dall’ultima visita (prima delle elezioni) e lo ha fatto per tornare in un luogo a lei particolarmente caro e in occasione dei venti anni del seminario.
Salita sul palco in tarda mattinata, al termine del confronto tra il giornalista Marino Sinibaldi e il teologo Vito Mancuso, la presidente della Camera ha affermato: “Sono qui per dare merito al grande lavoro svolto dalla comunità e da Redattore sociale. Siamo qui per festeggiare 20 anni di Redattore sociale, uno degli esempi ben riusciti di giornalismo consapevole, che ha contribuito a dare una risposta costruttiva a uno smottamento del giornalismo”.
A proposito del seminario per giornalisti, e dell’attività dell’Agenzia stampa, la Boldrini ha aggiunto: “Si è ragionato dei grandi temi, si è tenuta una lente allargata sulla globalità, sugli strumenti utili ai giornalisti per leggere e decodificare i grandi problemi del nostro tempo, a partire dalle migrazioni. Con Redattore sociale è stato possibile istituire la Carta di Roma, nata dallo scambio, dagli imput su come occuparsi di questa materia: asilo, tratta, schiavitù del nostro tempo. Abbiamo cercato di dare strumenti, un glossario. Di far capire che un richiedente asilo è una persona che rischia. Poi c’è stata la presentazione alla Camera della pubblicazione ‘Parlare civile’, una pubblicazione che va esattamente nella stessa direzione. La formazione è essenziale in qualsiasi mestiere. E Redattore sociale l’ha saputo fare nel modo più intelligente. Chiamando persone esperte”.
Ha aggiunto la Boldrini: “Sono grata per il focus sul mondo che è sempre stato Redattore Sociale. Il mio lavoro mi ha portato spesso in giro, a relazionarmi con il mondo. C’era in me la frustrazione nel non vedere restituita la complessità. Se si allarga la lente si vedono tante cose. 2011, primavere arabe, grandi flussi migratori. La stampa era molto concentrata sulla cronaca degli eventi ma ciò che veniva rimbalzata fuori dall’isola era una immagine di degrado totale. Ma a Lampedusa si viveva una delle tante realtà che erano con sequenza della fuga dalla Libia. Ma cosa succedeva, in Tunisia, in Egitto? Allargare quella lente era importante per far capire che non eravamo gli unici a subire questo flusso. Da che mondo è mondo i civili fuggono dai conflitti. Lì c’era una fuga fisiologica”. (daiac)