''L’effetto Will e Grace'': dalla fiction più facile conoscere i temi lgbt
ROMA - Due ragazze si baciano a Capodanno nella casa del Grande Fratello del 2010. Le reti Mediaset lo riportano come “una trasgressione di Capodanno, un’amicizia particolare”, e lasciano la storia nell’ombra. Qualcuno invece inizia a registrare una storia completamente diversa da quella in onda, che assomiglia più a Giulietta e Romeo, non raccontata dal Grande Fratello. Da questa storia nasce una comunità: “Non sappiamo se la storia vera ma è stata riconosciuta come tale dalle fan che si sono ritrovate e hanno scoperto un desiderio cui non sapevano dare nome. E questo lo ha fatto il Grande Fratello”. Lo racconta Elena Tebano, giornalista del Corriere della Sera e coautrice del documentario “Diversamente Etero”, che da questa vicenda ha preso spunto. Insieme a lei, Giovanni Anversa, giornalista e conduttore televisivo della Rai, e Ivan Cotroneo, regista e sceneggiatore, hanno analizzato la presenza dei temi lgbt nella televisione di intrattenimento, fiction e reality, al seminario “Orgoglio e pregiudizi” a Roma.
“E’ la fiction che ha dato in questi anni la chiave di maggiore normalizzazione, nonostante l’oscillare in tv con la spettacolarizzazione”, commenta Anversa. “Negli Usa lo chiamano ‘effetto Will e Grace’, da un telefilm molto in voga – spiega Tebano -: è scientificamente dimostrato che chi conosce gay e lesbiche diminuisce i propri pregiudizi nei loro confronti. Si riconoscono i diritti se si riconoscono come persone, e da questo punto di vista la tv funziona meglio di libri e approfondimenti, perché te la trovi accesa in casa senza andarla a cercare”.
“Io racconto storie imperniate su personaggi, alcuni dei quali sono omosessuali – racconta Cotroneo, che ha scritto, fra le altre cose, Una grande famiglia, Una madre imperfetta, Tutti pazzi per amore -. Senza sensazionalismi, racconto storie d’amore nella loro quotidianità, senza farne dei casi. Quando però c’è stato un bacio tra due uomini in prima serata su Rai 1 mi è stato chiesto se fosse necessario sbattere così la faccenda in prime time. Il bacio era necessario al racconto, non era una presa di posizione politica. Credo che rientri nella normalità del vissuto di tutti che fra 18 coppie ce ne sia una omosessuale”. Cotroneo spiega che non ha avuto problemi a proporre in Rai questi intrecci, perché sono storie e non casi umani, mentre grandi polemiche emergevano nei giorni successivi alla messa in onda. “Il concetto di pluralismo non deve essere solo politico – aggiunge Aversa – Questo tipo di lavoro presenta un pluralismo sociale che esiste e non è rappresentato, attento alla persona in quanto tale, non solo per lgbt”.
D’altro canto, se solo lo 0,2 per cento dell’informazione è dedicato alle tematiche lgbt, accade che sia “la rappresentazione in fiction a dare legittimazione a esistenza – aggiunge Cotroneo -. È un dovere se di vuole raccontare realtà, ma capita che tratti temi non toccati da anni e trovi il giorno dopo una mail che dice ‘finalmente esistiamo”.
“Si parte sempre da vicende di cronaca nera o scandali – commenta Tebano -, mentre si dovrebbero affrontare come fatti di costume e società. La pubblicità ha molte allusioni omosessuali, sempre al maschile, la donna anche in questo è meno visibile, ma non vi è mai nulla di esplicito. Persino le fiction importate dall’estero vengono tagliate o doppiate in modo da far sparire i riferimenti lgbt, poi, per fortuna, gli spettatori protestano, l’interesse del pubblico va manifestato”.