Lgbt. “Giornalisti ancora troppo ignoranti nel parlare di gay e lesbiche”

16ott2013
Incontro con due professionisti dell’informazione. Baracchini (Rainews24): “Al mio coming out tante belle risposte, ma nelle redazioni ancora falso pudore”. Abbrescia: “Difficile trattare storie gay al di fuori della cronaca nera”. E il pubblico chiede codice deontologico per i giornalisti

ROMA – Troppa ignoranza e reticenza nel trattare le tematiche Lgbt, correlate alla convinzione dura a morire che il pubblico dei tg e dei giornali sia composto esclusivamente da persone eterosessuali. Sono questi alcuni dei presupposti che rendono dificile una corretta informazione quando si parla di gay e lesbiche. A sottolinearlo nel corso del seminario “L’orgoglio e i pregiudizi” ( organizzato da Unar, dipartimento Pari opportunità e Redattore sociale) oggi a Roma, due professionisti del mondo del giornalismo Alessandro Baracchini di Rainews24 e Angela Abbrescia dell’ agenzia di stampa Ansa.

“0ggi ricorrono i 70 anni della razzia dal ghetto di Roma, andrebbe ricordato anche che ci sono voluti 70 anni per dire che la Shoah ha  riguardato anche disabili, rom e gay –sottolinea Baracchini – Da quando ho fatto il mio coming out in diretta, come provocazione mentre ero in collegamento con il programma ‘Un giorno da pecora’ ho avuto tante belle risposte, mi hanno scritto ragazzi gay ma anche mamme per ringraziarmi per quello che per me è stato un gesto scontato. Nella tv generalista si dà per scontato che tutto il pubblico sia etero, quindi si pensa che all’italiano medio dobbiamo parlare dei gay. Serve, invece un cambio di prospettiva”. Secondo il giornalista di Rainews a persistere è un falso pudore nella trattazione di questi temi ma sul versante opposto “c’è anche il rischio che ci accusino di essere una potente lobby prima che riusciamo a ottenere un minimo di riconoscimento giuridico –afferma – ma la lobby non va considerata solo in senso negativo, come massoneria,  si tratta di gruppo di interesse che come nel caso Barilla può attivarsi per spiegare le ragioni di una parte di cittadini che si sentono offesi”.

Altro ostacolo per un’ informazione corretta è l’ignoranza dei giornalisti sulle tematiche Lgbt secondo Angela Abbrescia. “Ho dovuto più di una volta spiegare ai colleghi la differenza dell’uso di ‘la trans’ e ‘il trans’, perché purtroppo non è una differenza così automatica, non tutti la conoscono –spiega -  La questione di base è l’arretratezza culturale che abbiamo in Italia. Ho dovuto lottare tante volte per far passare il termine Lgbt in un titolo, purtroppo siamo ancora molto indietro”. Secondo la giornalista dell’Ansa al di là dei termine è difficile riuscire a trattare le storie di gay e lesbiche al di fuori dei casi di cronaca nera o dei suicidi dei ragazzi vessati a scuola, “non si capisce che spesso si tratta di questioni politiche e sociali importanti”.

Nel corso dell’incontro dal pubblico del seminario sono state lanciate due proposte per migliorare la comunicazione. La prima è quella di inserire nei libri di scuola le tematiche Lgbt, un’idea che secondo Agnese Canevari dell'Unar è già prevista nella strategia nazionale lgbt: “ uno dgli assi portanti è la formazione e l’ educazione, quello che vorremmo tentare di fare è che all'interno delle scuole si discuta di cittadinanza” spiega. Più legata al mondo dell’informazione è invece la proposta di un codice deontologico per i giornalisti, come la Carte di Roma e di Treviso, per chiedere ai professionisti dell’informazione di usare correttamente il linguaggio quando si trattano questi arrgomenti. (ec)