Social network tra discorsi d’odio, giochi violenti e espressioni di orgoglio

15ott2013
Al convegno “L’orgoglio e i pregiudizi” un incontro tra esperti di comunicazione per capire come superare il bullismo omosessuale in rete. Da maggio infatti è attiva anche in Italia la campagna “le cose cambiano”: storie di denuncia degli adolescenti

MILANO – Su Facebook c’è l’applicazione “Gayhunter”: un gioco in cui si devono colpire i gay nelle parti intime. Questo è solo un esempio di come sui social media, e su internet in generale, ci siano molte situazioni in cui si incitano discorsi d’odio verso le persone omosessuali. Aumentano però anche le espressioni d’orgoglio da parte delle comunità di genere: si chiama lecosecambiano.org ed è un sito per raccogliere i video di chi vuole raccontare un episodio di bullismo che lo ha coinvolto. Tanti sono infatti gli adolescenti che in Italia non si sentono accettati per la loro omosessualità e che hanno bisogno di condividere la loro storia.

A promuovere “le cose cambiano” la casa editrice ISbn in collaborazione con il Corriere della sera e la fondazione Enel nel cuore. L’idea viene da una campagna americana del 2010, appunto Itgetsbetter, come reazione al crescente numero di suicidi tra gli adolescenti gay. Tra i video sul sito originale anche quello di Obama: “Dobbiamo imparare a vedere il mondo con gli occhi degli altri e ad essere autenticamente noi stessi” dice il Presidente. Del sito siè parlato oggi al convegno organizzato da Unar e Redattore sociale “L’orgoglio e i pregiudizi”, per un’informazione rispettosa delle persone LGBT (lesbiche, gay, transessuali e transgender, ndr).

“Il nostro obiettivo era adattare il sito americano alla realtà italiana – spiega Chiara Reali, responsabile del progetto – e fare in modo che gli adolescenti che avevano subito episodi di bullismo si sentissero meno soli, avendo la possibilità di raccontarsi.Ora incontriamo anche i ragazzi delle scuole per sensibilizzarli su questo argomento”. Attivo da maggio, il sitoad oggi conta 70 video: “il fine della rete – continua Fulvio Zendrini, esperto di comunicazione -  deve essere quello di guardarsi in faccia anche nella realtà fisica oltre che in quella virtuale, ed accettarsi per quello che si è”.

Spesso la rete è un luogo di polarizzazione sul tema dell’omosessualità, “dobbiamo cercare di raccontare storie vere e positive che siano d’ispirazione – spiega Giuseppe Catalano, caporedattore di gay tv -. A me colpisce la banalità dei social network dove si usano parole come ‘frocio’ per questo noi cerchiamo di mettere in atto un processo di alfabetizzazione a partire dal nostro pubblico”. (Marcella Vezzoli)