Emilia-Romagna, nei tg rappresentazione dei migranti “non è adeguata e corretta”
BOLOGNA - L'accostamento mediatico tra "immigrazione" e
"criminalità" continua a essere presente nei telegiornali delle
emittenti locali emiliano-romagnole. E "a oggi non può certo dirsi
acquisita una rappresentazione corretta, completa e adeguata
dell'immigrazione e dei migranti". È quanto emerge da una ricerca
effettuata dal Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom)
nel 2012, commissionata dalla Regione, sul tema "Telegiornali e
immigrazione". Un'analisi che era già stata effettuata nel 2009,
all'interno dei percorsi individuati da un Protocollo d'intesa
sulla comunicazione interculturale firmato 4 anni fa, i cui
risultati sono stati presentati e discussi assieme alla ricerca del
2012 durante un seminario in viale Aldo Moro. Marco Gardini,
presidente del Corecom dell'Emilia-Romagna, nella premessa della
ricerca commenta i dati forniti: "Anche se si cominciano a rilevare
servizi che raccontano il fenomeno (dell'immigrazione, ndr) senza
il consueto riferimento a fatti di cronaca, quello che manca è la
descrizione della quotidianità". La presenza dei migranti, infatti,
"non trova spazio nei mezzi di informazione e mancano le voci delle
persone", nonostante in regione ci sia "un costante aumento dei
cittadini stranieri, che hanno superato ormai le 500 mila unità,
pari all'11,3% della popolazione" (dati del dossier statistico
Immigrazione 2011 di Caritas Migrantes). "L'immagine dei migranti
sia ancora legata alla devianza sociale", spiega Rossella Tirotta
del Corecom. Questo non solo "non favorisce in alcun modo
l'integrazione", ma fornisce "una rappresentazione non veritiera
della realtà".
L'analisi del Corecom è stata condotta sulle edizioni giorno
e sera dei telegiornali trasmessi tra l'1 e il 10 febbraio e tra
l'1 e il 10 maggio 2011. In tutto si tratta di 598 telegiornali di
19 emittenti locali. Emerge che "la categoria principale a cui si
riferiscono le notizie che coinvolgono migranti è la cronaca (605
notizie su 816 totali), seguono servizi relativi all'immigrazione
(63 notizie), sport (47) e costume società (32)". Ma oltre alla
"rappresentazione parziale e non veritiera", un altro problema
riguarda quello che Tirotta chiama "diritto di parola": in sostanza
gli eventi vengono raccontati quasi esclusivamente dai giornalisti
e gli stranieri "sono chiamati a esprimersi su questioni che li
riguardano da vicino o temi di rilevanza internazionale", con un
"tempo di parola che resta solo una piccola parte rispetto al tempo
di notizia dei servizi che li riguardano". Ciò contribuirebbe a far
sì che "manchi una rappresentazione della presenza degli stranieri
nella quotidianità". La pensa così anche Azeb, una ragazza di
origine straniera che ha lavorato anche a Radio Città del Capo e
che sottolinea: "Nelle pubblicità e nei servizi di tutti i giorni
non appaiono mai cittadini stranieri, eppure anche io potrei avere
bisogno di dimagrire, di guidare una macchina o di usare le creme
per il viso, no?". Questo, secondo Azeb, è "uno degli aspetti da
curare di più anche all'interno delle rete dei media interculturali
dell'Emilia-Romagna (Mier)", creata proprio in funzione del
Protocollo d'intesa.
La ricerca del Corecom tuttavia "è doppiamente parziale -
commenta il presidente regionale dell'ordine dei giornalisti,
Gerardo Bombonato - perché non prende in considerazione la carta
stampata, né le trasmissioni delle tv locali che non siano
telegiornali". Inoltre, il direttore di Redattore Sociale, Stefano
Trasatti, sostiene che "occorrerebbe che la ricerca scendesse in
valutazioni dei toni usati durante i servizi (allarmistico,
pietistico ecc.) e capire anche quante volte e come viene usata la
nazionalità dei protagonisti delle notizie", ovvero "se viene usata
in modo rilevante ai fini dell'informazione". Infine, conclude
Trasatti, "andrebbe analizzato quanto succede nei programmi
sportivi, nelle pubblicità". (Giovanni Baiano)