“Errori di stampa”, irreparabili quando si parla di immigrazione
ROMA - Un"errore di stampa" può essere grave e irreparabile
quando riguarda temi delicati come l'immigrazione. E a sbagliare
non sono soltanto i giornali che trattano il fenomeno in maniera
''politicamente scorretta'' ma la stampa nel suo complesso, che
spesso nell'approcciare al tema usa termini inappropriati e
scorretti, come la parola "clandestini". Lo ha sottolineato
Valentina Loiero, presidente dell'associazione Carta di Roma, al
termine dell'assemblea dell'associazione che si è svolta nei giorni
scorsi. "Mi si chiede spesso se e quali danni possa fare la stampa
in tema di immigrazione. E ahimè con molto rammarico, parlando
prima di tutto da giornalista, devo constatare che la lista si
allunga giorno dopo giorno. Ma sarebbe fuori strada chi immaginasse
che a sbagliare siano soltanto certi giornali, le testate cioè che
hanno trattato in maniera politicamente scorretta l'immigrazione in
Italia sposando troppo spesso la linea della Lega - afferma Loiero
-. Purtroppo gli errori di stampa quando si tratta di migranti (che
siano regolari o irregolari, migranti economici o rifugiati
politici) li fanno tutti, nessuno escluso".
A tal proposito la presidente dell'associazione cita l'esempio di
un articolo di Gianpaolo Cadalanu, da Berlino apparso sul
quotidiano la Repubblica di ieri, sul trattamento che l'Italia
riserva a rifugiati e richiedenti asilo. Un trattamento definito
"degradante" dalla Germania, a tal punto che un tribunale di
Stoccarda ha bloccato il rinvio in Italia di una famiglia di
richiedenti asilo palestinesi e ha deciso di esaminare nel proprio
Paese l'istanza per la concessione dello status da rifugiato. "Una
denuncia importante, ben documentata e di alto valore civile,
quella di Repubblica, che nel pezzo spiega per filo e per segno
quali siano gli standard, assolutamente inadeguati, che il nostro
paese riserva a chi viene da noi a chiedere un diritto garantito
dalla Costituzione oltre che dalle Convenzioni internazionali: il
diritto d'asilo - continua Loiero -. Bene, perché mi soffermo su
questo articolo che non sembra contenere alcun errore di stampa.
Perché purtroppo non è così, come dimostra il titolo di prima
pagina: 'Clandestini, Italia disumana. La Germania blocca i
rinvii'.
In sostanza il giornale denuncia il trattamento disumano
dell'Italia verso i rifugiati, ma gliene riserva uno
giornalisticamente altrettanto degradante. Come altro definire
l'uso del termine "clandestino", sparato nel titolo di prima
pagina? Mi chiedo e vi chiedo: esiste una parola più fuorviante,
più ricca di pregiudizio della parola "clandestino"? Peraltro la
famiglia in questione di "clandestino" non sembra avere proprio
nulla: alla luce del sole ha fatto domanda d'asilo - aggiunge - .
Certo, padre, madre e tre bambini, hanno viaggiato senza documenti,
il che ha reso irregolare la loro posizione amministrativa. Ma,
ancora, mi chiedo e vi chiedo: avete mai visto un rifugiato che
viaggia con il passaporto? I nostri padri della patria, i
partigiani italiani esuli in Francia, ad esempio, pensate che siano
fuggiti con i documenti in mano? Essere richiedente asilo e avere
il passaporto o qualunque altra forma di visto è una contraddizione
in termini".
Non solo, Loiero ha riportato il caso dell'intervista, a volto
scoperto e con tanto di generalità, all'unico sopravvissuto al
naufragio di un gruppo di 55 migranti partiti dalla Libia. "Pochi
giorni dopo il suo salvataggio sono andati a trovarlo alcuni
attivisti di Boats People, l'imbarcazione che fa riferimento a un
cartello di Ong internazionali, in questi giorni in giro per il
Mediterraneo. Si presuppone che gli attivisti dei diritti umani
sappiano a quale rischio possano esporre un cittadino eritreo
fuggito dal regime, se ne mostrano il volto. Eppure è proprio
questo che hanno fatto. Un comportamento che definire scorretto è
poco, stigmatizzato anche dall'Unhcr - sottolinea - Non tutti hanno
rimosso il video- Repubblica e Corriere si', e va loro dato atto-
ma soprattutto va specificata la situazione attuale del giovane
sopravvissuto. Da quando ha visto il video è completamente
terrorizzato per le ripercussioni che tutto ciò potrà avere sulla
sua famiglia rimasta in Eritrea". Infine la presidente
dell'associazione ha ricordato che un errore di stampa può essere
grave e irreparabile quando si ha a che fare con i diritti umani.
"Mi è sempre riuscito particolarmente difficile capire perché, ad
esempio, i giornalisti italiani siano pronti ad oscurare il volto
di un pentito di mafia, in ossequio all'esigenze di sicurezza
dell'uomo che è sotto protezione, e non debbano porre la stessa
attenzione quando il volto da camuffare è quello di un rifugiato
politico", conclude.