“Errori di stampa”, irreparabili quando si parla di immigrazione

16lug2012
Il monito dell'associazione Carta di Roma. Il presidente Loiero: ''Non sbagliano solo certi giornali, le testate che hanno trattato in maniera politicamente scorretta l’immigrazione; gli errori li fanno tutti''

ROMA - Un"errore di stampa" può essere grave e irreparabile quando riguarda temi delicati come l'immigrazione. E a sbagliare non sono soltanto i giornali che trattano il fenomeno in maniera ''politicamente scorretta'' ma la stampa nel suo complesso, che spesso nell'approcciare al tema usa termini inappropriati e scorretti, come la parola "clandestini". Lo ha sottolineato Valentina Loiero, presidente dell'associazione Carta di Roma, al termine dell'assemblea dell'associazione che si è svolta nei giorni scorsi. "Mi si chiede spesso se e quali danni possa fare la stampa in tema di immigrazione. E ahimè con molto rammarico, parlando prima di tutto da giornalista, devo constatare che la lista si allunga giorno dopo giorno. Ma sarebbe fuori strada chi immaginasse che a sbagliare siano soltanto certi giornali, le testate cioè che hanno trattato in maniera politicamente scorretta l'immigrazione in Italia sposando troppo spesso la linea della Lega - afferma Loiero -. Purtroppo gli errori di stampa quando si tratta di migranti (che siano regolari o irregolari, migranti economici o rifugiati politici) li fanno tutti, nessuno escluso".

A tal proposito la presidente dell'associazione cita l'esempio di un articolo di Gianpaolo Cadalanu, da Berlino apparso sul quotidiano la Repubblica di ieri, sul trattamento che l'Italia riserva a rifugiati e richiedenti asilo. Un trattamento definito "degradante" dalla Germania, a tal punto che un tribunale di Stoccarda ha bloccato il rinvio in Italia di una famiglia di richiedenti asilo palestinesi e ha deciso di esaminare nel proprio Paese l'istanza per la concessione dello status da rifugiato. "Una denuncia importante, ben documentata e di alto valore civile, quella di Repubblica, che nel pezzo spiega per filo e per segno quali siano gli standard, assolutamente inadeguati, che il nostro paese riserva a chi viene da noi a chiedere un diritto garantito dalla Costituzione oltre che dalle Convenzioni internazionali: il diritto d'asilo - continua Loiero -. Bene, perché mi soffermo su questo articolo che non sembra contenere alcun errore di stampa. Perché purtroppo non è così, come dimostra il titolo di prima pagina: 'Clandestini, Italia disumana. La Germania blocca i rinvii'.

In sostanza il giornale denuncia il trattamento disumano dell'Italia verso i rifugiati, ma gliene riserva uno giornalisticamente altrettanto degradante. Come altro definire l'uso del termine "clandestino", sparato nel titolo di prima pagina? Mi chiedo e vi chiedo: esiste una parola più fuorviante, più ricca di pregiudizio della parola "clandestino"? Peraltro la famiglia in questione di "clandestino" non sembra avere proprio nulla: alla luce del sole ha fatto domanda d'asilo - aggiunge - . Certo, padre, madre e tre bambini, hanno viaggiato senza documenti, il che ha reso irregolare la loro posizione amministrativa. Ma, ancora, mi chiedo e vi chiedo: avete mai visto un rifugiato che viaggia con il passaporto? I nostri padri della patria, i partigiani italiani esuli in Francia, ad esempio, pensate che siano fuggiti con i documenti in mano? Essere richiedente asilo e avere il passaporto o qualunque altra forma di visto è una contraddizione in termini".

Non solo, Loiero ha riportato il caso dell'intervista, a volto scoperto e con tanto di generalità, all'unico sopravvissuto al naufragio di un gruppo di 55 migranti partiti dalla Libia. "Pochi giorni dopo il suo salvataggio sono andati a trovarlo alcuni attivisti di Boats People, l'imbarcazione che fa riferimento a un cartello di Ong internazionali, in questi giorni in giro per il Mediterraneo. Si presuppone che gli attivisti dei diritti umani sappiano a quale rischio possano esporre un cittadino eritreo fuggito dal regime, se ne mostrano il volto. Eppure è proprio questo che hanno fatto. Un comportamento che definire scorretto è poco, stigmatizzato anche dall'Unhcr - sottolinea - Non tutti hanno rimosso il video- Repubblica e Corriere si', e va loro dato atto- ma soprattutto va specificata la situazione attuale del giovane sopravvissuto. Da quando ha visto il video è completamente terrorizzato per le ripercussioni che tutto ciò potrà avere sulla sua famiglia rimasta in Eritrea". Infine la presidente dell'associazione ha ricordato che un errore di stampa può essere grave e irreparabile quando si ha a che fare con i diritti umani. "Mi è sempre riuscito particolarmente difficile capire perché, ad esempio, i giornalisti italiani siano pronti ad oscurare il volto di un pentito di mafia, in ossequio all'esigenze di sicurezza dell'uomo che è sotto protezione, e non debbano porre la stessa attenzione quando il volto da camuffare è quello di un rifugiato politico", conclude.