Quarta edizione del Premio Alberto Manzi per la comunicazione educativa
BOLOGNA - Promuovere la comunicazione educativa partendo dalle
lezioni didattiche tenute dal maestro Alberto Manzi sulla lingua
italiana. È l'obiettivo del Premio Alberto Manzi, giunto quest'anno
alla quarta edizione e intitolato al celebre pedagogo che in "Non è
mai troppo tardi", la celebre trasmissione Rai degli anni '60, ha
saputo utilizzare per primo il mezzo televisivo a fini didattici
per le fasce sociali più deboli. Il premio prevede nella nuova
edizione una sezione indirizzata alle scuole di ogni grado e
riservata a progetti didattici per l'educazione scientifica. La
scuola vincitrice riceverà fino a un massimo di 2.500 euro per
realizzare entro l'anno scolastico 2013-2014 il progetto. Le altre
sezioni del bando prevedono tre riconoscimenti in denaro (2.500
euro) destinati ad autori di opere in lingua italiana che nel corso
del triennio 2010-2012 si siano distinti in lavori di editoria
scolastica e divulgativa (ebook compresi), prodotti multimediali
interattivi; produzione audiovisiva/documentaristica e programmi
radio-televisivi. Il concorso è bandito dall'Assemblea legislativa
della Regione Emilia-Romagna, nell'ambito delle attività del Centro
studi Alberto Manzi, in collaborazione con la Giunta regionale
Emilia-Romagna, il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca,
l'Università degli Studi di Bologna Dipartimento di Scienze
dell'Educazione e la Rai. Il Premio è rivolto a persone fisiche,
scuole, enti pubblici o privati e associazioni. C'è tempo fino al
16 ottobre per iscriversi.
Il programma "Non è mai troppo tardi" (1960-1968) è stato trasmesso
dalla Rai con ben 484 puntate entrando a far parte della storia
della televisione. La trasmissione contribuì all'unificazione
culturale tramite l'insegnamento della lingua italiana e abbassò il
tasso di analfabetismo, insegnando a leggere e a scrivere a più di
un milione di persone. Laureato in scienze biologiche e naturali,
in psicologia e pedagogia, Alberto Manzi teneva delle vere lezioni
di lingua rivolte alle classi partecipanti, usando diverse tecniche
di insegnamento come filmati, supporti audio e dimostrazioni
pratiche. Il maestro romano contribuì anche all'istruzione dei
detenuti e per quasi 40 anni insegnò nella scuola, agli indios e ai
campesinos analfabeti del Sud America e agli stranieri. Fu
contemporaneo di don Lorenzo Milani e di Mario Lodi e con costoro
condivise l'idea di una scuola aperta soprattutto agli ultimi,
luogo innanzi tutto di formazione delle coscienze e dello spirito
critico.
Il Centro studi Alberto Manzi promuove la figura
dell'insegnante e possiede un archivio che comprende i materiali di
lavoro donati dalla signora Sonia Manzi all'Università di Bologna
nel 2001. Obiettivo è promuovere iniziative culturali, di studio e
di ricerca nell'ambito della comunicazione didattica usufruendo
delle opere del pedagogo.