Msf: l'immigrazione è sempre “emergenza” sui media italiani
ROMA - 1.391 notizie sono state dedicate dai telegiornali
italiani, nel corso del 2011, all'ondata migratoria sollevata dalla
cosiddetta "primavera araba", che ha interessato in buona parte la
costa siciliana. Il dato è riferito dall'ottavo rapporto di Medici
senza Frontiere, dedicato alle crisi umanitarie dimenticate e
presentato oggi a Roma. "Nella rappresentazione dell'ondata
migratoria - si legge - si possono individuare alcuni aspetti
ricorrenti, con in primis la cronaca degli sbarchi e della
situazione sull'isola di Lampedusa, eventi questi raccontati
attraverso una narrazione prevalentemente cronachistica e
fortemente emergenziale, nelle parole e nelle immagini". Gli altri
elementi ricorrenti in queste notizie sono, accanto agli sbarchi,
il dibattito politico - istituzionale, l'organizzazione dei
trasferimenti e dell'accoglienza e le polemiche sui respingimenti.
"Nella rappresentazione di questa crisi - si legge nel rapporto - i
migranti, soggetti del dramma e protagonisti del notiziario per
diversi giorni, escono di scena non appena esaurita la carica di
notiziabilità data dall'eccezionalità degli eventi. Scemata
l'emergenza, di questi migranti non si sa quasi più nulla con
la sceneggiatura che si interrompe senza uno sguardo sul
dopo".
Molta cronaca, quindi, ma poco approfondimento: 200 dei 315
servizi analizzati (63%) raccontano il presente immediato, la
cronaca degli arrivi, la situazione a Lampedusa e nei
centri di accoglienza. Di conseguenza, "il tono nei servizi
sugli sbarchi è risultato allarmistico nel 76% dei casi. [...] Il
termine 'emergenza' è il più diffuso per comunicare in maniera
sintetica il contenuto della notizia e per definire la cornice di
senso entro la quale collocare tutti i servizi". In compenso, il
linguaggio è giuridicamente più appropriato e conforme alla Carta
di Roma, il documento di deontologia giornalistica dedicato proprio
alla questione migratoria: "i termini più adoperati in
relazione ai protagonisti degli sbarchi sono 'migranti/immigrati'
(45% dei casi), 'qualificatori di nazionalità', come ad esempio
tunisini, libici, eritrei (21%), 'profughi' (15%)", ma non scompare
la parola "clandestino", utilizzata nel 12% dei casi.
I servizi dedicati riguardano nel 34% dei casi il dibattito
politico, mentre soli il 4% dei servizi include una
"tematizzazione" sul fenomeno migratorio. "Nei servizi analizzati,
i soggetti maggiormente intervistati, che godono dunque di un tempo
di parola più elevato nei notiziari, sono gli esponenti
politici (26%), di governo (25%) e gli amministratori locali (14%);
insieme, queste tre categorie di attori conquistano il 65% del
tempo di parola di tutti i soggetti". Al contrario i migranti e le
comunità locali prendono la parola rispettivamente nel 14% e nel
12% dei casi. La stessa notizia non riceve pari attenzione nel
resto d'Europa: mentre i Tg italiani dedicano alla questione tra
l'1,7% e il 4,3% dei servizi, in Europa la percentuale si abbassa
tra lo 0,7 e lo 0,1%.