Media e immigrazione, ecco le “dieci trappole da evitare"
ROMA - Le "dieci trappole da evitare per chi scrive di
immigrazione" sono state illustrate da Mauro Valeri, sociologo e
responsabile dell'Osservatorio su razzismo e antirazzismo nel
calcio", intervenuto stamattina al seminario di formazione
"Sgomberiamoli!", promosso dall'agenzia Redattore Sociale". La
prima insidia è "il termine razza, che forse sta tornando", ha
detto Valeri, citando a testimone il "bugiardino di un farmaco, che
parla di 'pazienti di razza nera'. Non bisogna tanto stare attenti
al termine, quanto ai significati che si porta dietro". La seconda
trappola è la "deumanizzazione, che avviene ogni volta che, per
esempio, si paragonano gli uomini ad animali. E' il caso delle
'antilopi' nell'atletica leggera, per esempio. Non è solo un modo
di dire, ma rischia di diventare una pratica".
La terza trappola si nasconde nei
"pregiudizi positivi: per esempio, quello in base a cui i neri
hanno il ritmo nel sangue. Occorre poi fare grande attenzione ai
numeri - ha detto ancora Valeri, riferendosi alla quarta insidia -
che nell'immigrazione sono complicatissimi - Attenzione anche a
legare i fatti tra loro, perché non tutte le variabili sono
significative, ma molte sono casuali" . La sesta raccomandazione è
"non evidenziare troppo le differenza, ma soffermarsi di più sulle
similitudini. Dobbiamo poi imparare a ragionare in termini di
meticciato, raccontando le molteplicità dell'identità". Un'altra
trappola si nasconde "nell'abitudine di parlare di immigrazione in
termini di solidarietà, più che di diritti. Le ultime due trappole
- ha concluso - sono i capro espiatorio, generalmente debole e
invisibile, e la discriminazione indiretta, cioè la condotta
razzista che in molti casi non è riconosciuta come tale". E'
possibile seguire gli incontri anche dall'esterno, attraverso una
diretta Twitter su @RedattoreSocial con l'hashtag #sgomberiamoli,
sia attraverso i video messi on line su questo sito. (ec)