Il filosofo Natoli a “Sgomberiamoli!”. “Giornalisti, avete il dovere di inquietarvi"
MILANO - "Giornalisti, avete il dovere di
inquietarvi": per Salvatore Natoli, docente di filosofia teoretica
all'Università Bicocca, il giornalismo non ha solo un compito
"informativo, ma anche formativo". Nel suo intervento al seminario
di Redattore sociale "Sgomberiamoli", organizzato a Milano nell'ex
ospedale psichiatrico Paolo Pini, il filosofo ha esordito
sottolineando quali sono i due caratteri fondamentali del
giornalista: "raccontare i fatti" e "aprire spazi di discussione".
"Raccontare i fatti nella loro purezza non è facile perché dipende
dal punto d'osservazione e qui si gioca l'onestà intellettuale del
giornalista". Ma ciò non basta: "È fondamentale aprire spazi di
discussione a partire dai fatti, questo è un esercizio di
democrazia".
Il giornalismo può alimentare o alleggerire l'ossessione della
diversità."C'è un'ossessione patologica che scaturisce
dall'osservazione del diverso - sottolinea Natoli -. È causata da
una presunzione di unicità. Quando l'altro è sentito come ingombro,
si ha la tentazione di volerlo rimuovere perché dà fastidio".
L'immigrazione, però, scardina ogni certezza."Lo straniero è
inquietante - aggiunge il filosofo -. Ma l'inquietudine è un fatto
positivo perché rompe la routine. Il quieto vivere è invece frutto
della stupidità".
Anche se costa fatica, il futuro sarà frutto dell'incontro tra
persone, culture e popoli diversi. "Il diverso ci fa sentire
diversi - spiega Natoli -. Per un semplice motivo: ci fa prendere
coscienza che il mondo non è più unico. Ma è sempre stato cosi, la
promiscuità è il motore della storia. La storia procede per
innesti, siamo strutturalmente complessi, siamo tutti misti".
Di fronte alla diversità le reazioni sono di due tipi. "La prima è
che ci sentiamo superiori. Il diverso è trattato come essere
inferiore. Questo impedisce l'incontro e semmai c'è un uso
dell'altro: per questo il migrante viene visto come forza lavoro".
Spesso ci si sente superiori inconsapevolmente: "Ci si sente a casa
e quando va bene abbiamo un atteggiamento paternalistico verso lo
straniero".
Il giornalista può alimentare i pregiudizi. "Si imputa allo
straniero l'indole a delinquere. La parola rom voi giornalisti la
traducete in delinquente. Dichiarate prima la provenienza delle
persone e poi la storia e non viceversa".
"L'altro pregiudizio è di imputare a tutta una comunità il delitto
commesso da un singolo", aggiunge Natoli.
Negli ultimi 20 anni la propaganda politica si è basata sulla
paura. "E c'è stata una stampa diventata arma di propaganda. Il
compito del giornalismo è invece diverso: il migliore è quello
d'inchiesta, capace di rivoltare le carte".
Anche chi ha uno sguardo favorevole sull'immigrazione rischia di
non accettare lo straniero. "L'integrazione è un concetto
rischioso, perché significa anche assimilazione. Io preferisco il
termine interazione: è un processo graduale di scambio. Ma bisogna
allora creare le condizioni per l'interazione. Chi è
minoranza ha il dovere di non chiudersi, ma tocca alla maggioranza
fare il primo passo perché ha più strumenti. Solo dando diritti è
possibile chiedere doveri: non basta l'ospitalità, occorre dare
cittadinanza al diverso". (Dp)
E' possibile seguire gli incontri anche dall'esterno, attraverso
una diretta Twitter su @RedattoreSocial con l'hashtag
#sgomberiamoli, sia attraverso i video messi on line su questo
sito.