Linee guida Carta di Roma: no a “zingaro”, “clandestino” e “vu cumprà”
ROMA - Al bando termini stigmatizzanti come "zingaro",
"clandestino" e "vu cumprà". Al loro posto è meglio usare parole
giuridicamente più appropriate che permettono di "restituire al
lettore e al pubblico in generale la massima aderenza alla realtà
dei fatti, evitando l'uso di termini impropri". Lo dicono le Linee
guida sulla Carta di Roma che saranno presentate in anteprima
durante i seminari di Fnsi e Redattore sociale, in collaborazione
con Unar e che si svolgeranno il 17, 18 e 19 aprile a Milano, Roma
e Napoli.
Il documento raccomanda inoltre di evitare informazioni imprecise,
sommarie o distorte. Specialmente nelle cosiddette "brevi" ma anche
sui pezzi ripresi dalle agenzie o dai dispacci delle questure e
organi pubblici, dove si tende a riportare "fedelmente" notizie non
verificabili. E si ricorre all'uso delle locuzioni
"presumibilmente" e "forse" associate all'appartenenza nazionale o
religiosa che andrebbero, invece, sempre evitate. Si invitano,
inoltre i giornalisti a partecipare a corsi di aggiornamento e
informazione organizzati da organismi di settore (Ordine,
sindacato) e da associazioni per un costante aggiornamento sulla
terminologia appropriata e sulle dinamiche sociali
dell'immigrazione e dell'asilo in Italia.
Nel caso delle interviste si raccomanda di tenere presente che chi
proviene da contesti socioculturali diversi (nei quali il ruolo dei
mezzi di informazione è limitato e circoscritto) può non conoscere
le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare
tutte le conseguenze dell'esposizione attraverso i media. Bisogna,
quindi, comunicare con chiarezza alla persona che decide di
rilasciare un'intervista le possibili conseguenze e adottare
accortezze specifiche per chi parla in ambito detentivo, nei Cie e
Cara (valutando i concreti rischi di repressione successiva al
rilascio della testimonianza.). Valutare con sensibilità lo stato
di salute e i possibili traumi fisico-psichici della persona, in
particolare le donne (gravide o neo-partorienti), e dopo le
attività di primo soccorso in mare. Si consiglia, inoltre, di fare
ricorso a un mediatore culturale e/o interprete in campo sociale,
per riportare con correttezza le informazioni, e il rispetto
dell'opinione e delle rappresentazioni culturali
dell'intervistato.
Nel caso di richiedenti asilo o rifugiati si deve evitare la
pubblicazione di tutti gli elementi che possano portare alla loro
identificazione, onde evitare di esporli a ritorsioni contro gli
stessi e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di
origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali.
"Il solo fatto che rifugiati e richiedenti asilo siano
identificabili al di fuori del paese di origine può esporre i
familiari a rischio di persecuzione" si legge nel documento. Si
raccomanda, infine, agli operatori dei Telegiornali e agli
fotografi di non riprendere in volto rifugiati, richiedenti asilo e
vittime della tratta o di pubblicare le immagini dei volti "fuori
fuoco". (ec)