Stranieri, niente titoli a effetto: le Linee guida sulla Carta di Roma
ROMA - Garantire l'anonimato di rifugiati, richiedenti asilo,
vittime di tratta e migrante coinvolto in fatti di cronaca, anche
se non di rilevanza penale, che possono recare danno alla sua
persona. Citare l'origine etnica, religiosa o la nazionalità di
migranti, se arrestati o colpevoli di reati, solo nei casi in cui
tale informazione sia veramente essenziale alla comprensione della
notizia. E poi: attenzione alla titolazione e al linguaggio
sensazionalistico che induce nei lettore sentimenti di terrore, con
un riguardo particolare alle notizie su terrorismo, fondamentalismo
religioso, crimine e devianza. Sono queste alcune delle
raccomandazioni contenute nelle Linee-guida per l'applicazione
della Carta di Roma, che saranno presentate in anteprima nei tre
seminari dal titolo "Sgomberiamoli", organizzati da Fnsi e
Redattore Sociale nell'ambito di progetti Unar (Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni Razziali) dedicati al tema. Domani a Milano,
mercoledì a Roma e giovedì a Napoli, direttori e caporedattori di
diverse testate nazionali insieme a circa 500 giornalisti che
parteciperanno alle giornate di studio, si confronteranno su questo
importante documento in materia di immigrazione e media.
Le Linee guida sono state elaborate da Ordine dei giornalisti,
Federazione della stampa e Unchr, con la partecipazione dell'Unar,
dopo una lunga serie di consultazioni avvenute nei mesi scorsi. Tra
marzo e aprile del 2011 in Toscana, infatti, è stata avviata
un'iniziativa promossa dall'Associazione Stampa e l'Ordine dei
Giornalisti della Toscana in collaborazione con Cospe , Istituto
degli Innocenti e Regione Toscana , per realizzare uno strumento di
lavoro che traducesse i principi contenuti nel codice deontologico
in indicazioni pratiche per i giornalisti. "Giornalismo toscano e
Carta di Roma" è stato discusso e integrato grazie alla
partecipazione e al contributo di numerosi giornalisti toscani. A
questo importante documento-base ci si è ispirati per proporre il
vademecum sul codice deontologico entrato in vigore a giugno del
2008. L'obiettivo è "fornire uno strumento agile e pratico per chi
lavora nel settore dell'informazione, ma conosce anche le
difficoltà e i ritmi della produzione di informazione". I promotori
sottolineano infatti che "le condizioni di lavoro, anche precario,
di molti operatori dell'informazione influiscono significativamente
sulla qualità dell'informazione prodotta, ma questo non può essere
un alibi per evitare di riflettere sulle conseguenze e sulla
responsabilità sociale del lavoro del giornalista".
Il documento riserva un'attenzione particolare alla stampa locale
che "svolge un ruolo strategico nel processo di strutturazione
della percezione degli immigrati da parte dell'opinione pubblica e
nella garanzia della parità di accesso dei cittadini immigrati
all'informazione". Le modalità che i media locali utilizzano per
descrivere gli immigrati influiscono, infatti, significativamente
sulle rappresentazioni, gli atteggiamenti e i giudizi che la
popolazione ospitante elabora nei loro confronti e sui processi di
auto-rappresentazione dei migranti. Ma sono anche in grado di
"proporre una più attenta e quotidiana conoscenza del fenomeno
migratorio e delle espressioni culturali e sociali delle singole
persone straniere che risiedono nel territorio". "E' importante -
si legge nel documento- che nello svolgimento del proprio lavoro il
giornalista di una testata radiofonica, televisiva, di carta
stampata e via internet tenga conto delle diversità culturali:per
servire l'intera popolazione locale inclusi i cittadini di origine
straniera e quindi per accrescere anche quantitativamente il
pubblico di riferimento; per aumentare il potenziale di storie
originali e notizie da raccontare; per contribuire a stimolare la
reciproca conoscenza tra i gruppi etnici, sociali, culturali e
religiosi diversi presenti sul territorio e quindi la convivenza
democratica". (ec)