Stranieri, niente titoli a effetto: le Linee guida sulla Carta di Roma

16apr2012
Il documento elaborato da Ordine dei giornalisti, Federazione della stampa e Unchr, con la partecipazione dell’Unar, presentato in anteprima nei tre seminari di Redattore sociale e Fnsi “Sgomberiamoli”

ROMA - Garantire l'anonimato di rifugiati, richiedenti asilo, vittime di tratta e migrante coinvolto in fatti di cronaca, anche se non di rilevanza penale, che possono recare danno alla sua persona. Citare l'origine etnica, religiosa o la nazionalità di migranti, se arrestati o colpevoli di reati, solo nei casi in cui tale informazione sia veramente essenziale alla comprensione della notizia. E poi: attenzione alla titolazione e al linguaggio sensazionalistico che induce nei lettore sentimenti di terrore, con un riguardo particolare alle notizie su terrorismo, fondamentalismo religioso, crimine e devianza. Sono queste alcune delle raccomandazioni contenute nelle Linee-guida per l'applicazione della Carta di Roma, che saranno presentate in anteprima nei tre seminari dal titolo "Sgomberiamoli", organizzati da Fnsi e Redattore Sociale nell'ambito di progetti Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) dedicati al tema. Domani a Milano, mercoledì a Roma e giovedì a Napoli, direttori e caporedattori di diverse testate nazionali insieme a circa 500 giornalisti che parteciperanno alle giornate di studio, si confronteranno su questo importante documento in materia di immigrazione e media.

Le Linee guida sono state elaborate da Ordine dei giornalisti, Federazione della stampa e Unchr, con la partecipazione dell'Unar, dopo una lunga serie di consultazioni avvenute nei mesi scorsi. Tra marzo e aprile del 2011 in Toscana, infatti, è stata avviata un'iniziativa promossa dall'Associazione Stampa e l'Ordine dei Giornalisti della Toscana in collaborazione con Cospe , Istituto degli Innocenti e Regione Toscana , per realizzare uno strumento di lavoro che traducesse i principi contenuti nel codice deontologico in indicazioni pratiche per i giornalisti. "Giornalismo toscano e Carta di Roma" è stato discusso e integrato grazie alla partecipazione e al contributo di numerosi giornalisti toscani. A questo importante documento-base ci si è ispirati per proporre il vademecum sul codice deontologico entrato in vigore a giugno del 2008. L'obiettivo è "fornire uno strumento agile e pratico per chi lavora nel settore dell'informazione, ma conosce anche le difficoltà e i ritmi della produzione di informazione". I promotori sottolineano infatti che "le condizioni di lavoro, anche precario, di molti operatori dell'informazione influiscono significativamente sulla qualità dell'informazione prodotta, ma questo non può essere un alibi per evitare di riflettere sulle conseguenze e sulla responsabilità sociale del lavoro del giornalista".

Il documento riserva un'attenzione particolare alla stampa locale che "svolge un ruolo strategico nel processo di strutturazione della percezione degli immigrati da parte dell'opinione pubblica e nella garanzia della parità di accesso dei cittadini immigrati all'informazione". Le modalità che i media locali utilizzano per descrivere gli immigrati influiscono, infatti, significativamente sulle rappresentazioni, gli atteggiamenti e i giudizi che la popolazione ospitante elabora nei loro confronti e sui processi di auto-rappresentazione dei migranti. Ma sono anche in grado di "proporre una più attenta e quotidiana conoscenza del fenomeno migratorio e delle espressioni culturali e sociali delle singole persone straniere che risiedono nel territorio". "E' importante - si legge nel documento- che nello svolgimento del proprio lavoro il giornalista di una testata  radiofonica, televisiva, di carta stampata e via internet tenga conto delle diversità culturali:per servire l'intera popolazione locale inclusi i cittadini di origine straniera e quindi per accrescere anche quantitativamente il pubblico di riferimento; per aumentare il potenziale di storie originali e notizie da raccontare; per contribuire a stimolare la reciproca conoscenza tra i gruppi etnici, sociali, culturali e religiosi diversi presenti sul territorio e quindi la convivenza democratica". (ec)