Media e gay, se ne parla per casi di cronaca o per le battute omofobe dell’ex premier
ROMA - Chi ha fatto parlare di più i mass media della comunità
gay nel corso dello scorso anno è stato l'ex premier Silvio
Berlusconi con la battuta omofoba sul caso 'Ruby', quando disse: "è
meglio essere appassionato di belle ragazze che gay". Per il resto,
l'attenzione sul mondo gay, lesbo e trans si accende con eventi
particolari come i gay pride, più per quelli esteri che per il gay
pride italiano. Sono poche le notizie realmente denigratorie nel
contenuto su gay, lesbiche, transessuali e l'atto di omofobia viene
condannato. Ma la rappresentazione di queste comunità è comunque
distorta su radio e televisione, secondo la ricerca Minorities
Stereotypes on Media (MIster Media). L'equivalenza implicita fra
transessuale e prostituta è data per scontata dai giornalisti,
viene usata come un sinonimo. "Vuol dire che c'è un codice
condiviso fra il pubblico e i giornalisti - sostiene il ricercatore
Marco Bruno - I fatti che riguardano le comunità gay, lesbica e
trans sono contestualizzati sempre in un'area di 'non normalità".
Per le tipologie relative agli orientamenti sessuali e
all'identità di genere sono stati rilevati e analizzati nell'ambito
del progetto 686 casi, 95 televisivi e 591 radiofonici. Nei servizi
radiofonici esiste quindi una notevole attenzione sul tema, non
solamente nei Gr (59,9%), ma anche all'interno di programmi di
approfondimento (26,2%). L'analisi in ambito televisivo,
invece, mostra come sia prevalente il servizio breve di
telegiornale (12%), mentre risulta poco significativa anche in
questo caso la rappresentazione all'interno di trasmissioni di
approfondimento (solo dell'1,9%).
Secondo i ricercatori, il problema è che "non c'è attenzione su
temi legati ai diritti, alla tutela di questi gruppi, alle loro
richieste civili e politiche che effettivamente mancano nella
normativa italiana, ed è singolare che le poche volte in cui i
media italiani ne parlano il
riferimento è quasi sempre alle situazioni di altri paesi".
L'argomento viene relegato alla cronaca politica o al gossip
politico.Dall' indagine emerge che i media raccontano le persone
lgbt come un mondo di "vittime", soggetti passivi, bisognosi, a
volte "malati", ma soprattutto "diversi". Succede spesso nella
cronaca locale, dove, ad accendere l'attenzione dei media sono i
casi di omofobia o di discriminazione sessuale. L'immagine
del mondo omosessuale e transessuale sembra così comunque negativa.
I servizi su questi temi sono guidati da aspetti di cronaca nera in
grado di suscitare più clamore attorno alla notizia. (rc)