Media e gay, se ne parla per casi di cronaca o per le battute omofobe dell’ex premier

23feb2012
Dall’indagine sulla rappresentazione delle minoranze in un anno di radio e tv italiane emerge un’immagine negativa delle comunità lgbt. I transessuali vengono associati sempre alla prostituzione

ROMA - Chi ha fatto parlare di più i mass media della comunità gay nel corso dello scorso anno è stato l'ex premier Silvio Berlusconi con la battuta omofoba sul caso 'Ruby', quando disse: "è meglio essere appassionato di belle ragazze che gay". Per il resto, l'attenzione sul mondo gay, lesbo e trans si accende con eventi particolari come i gay pride, più per quelli esteri che per il gay pride italiano. Sono poche le notizie realmente denigratorie nel contenuto su gay, lesbiche, transessuali e l'atto di omofobia viene condannato. Ma la rappresentazione di queste comunità è comunque distorta su radio e televisione, secondo la ricerca Minorities Stereotypes on Media (MIster Media). L'equivalenza implicita fra transessuale e prostituta è data per scontata dai giornalisti, viene usata come un sinonimo.  "Vuol dire che c'è un codice condiviso fra il pubblico e i giornalisti - sostiene il ricercatore Marco Bruno - I fatti che riguardano le comunità gay, lesbica e trans sono contestualizzati sempre in un'area di 'non normalità".  

Per le tipologie relative agli orientamenti sessuali e all'identità di genere sono stati rilevati e analizzati nell'ambito del progetto 686 casi, 95 televisivi e 591 radiofonici. Nei servizi radiofonici esiste quindi una notevole attenzione sul tema, non solamente nei Gr (59,9%), ma anche all'interno di programmi di approfondimento (26,2%).  L'analisi in ambito televisivo, invece, mostra come sia prevalente il servizio breve di telegiornale (12%), mentre risulta poco significativa anche in questo caso la rappresentazione all'interno di trasmissioni di approfondimento (solo dell'1,9%).

Secondo i ricercatori, il problema è che "non c'è attenzione su temi legati ai diritti, alla tutela di questi gruppi, alle loro richieste civili e politiche che effettivamente mancano nella normativa italiana, ed è singolare che le poche volte in cui i media italiani ne parlano il
riferimento è quasi sempre alle situazioni di altri paesi". L'argomento viene relegato alla cronaca politica o al gossip politico.Dall' indagine emerge che i media raccontano le persone lgbt come un mondo di "vittime", soggetti passivi, bisognosi, a volte "malati", ma soprattutto "diversi". Succede spesso nella cronaca locale, dove, ad accendere l'attenzione dei media sono i casi di omofobia o di discriminazione sessuale.  L'immagine del mondo omosessuale e transessuale sembra così comunque negativa. I servizi su questi temi sono guidati da aspetti di cronaca nera in grado di suscitare più clamore attorno alla notizia. (rc)