Tv e radio: migranti identificati per nazionalità ed etichettati come “clandestini” e “rifugiati”
ROMA - Sono cinque le minoranze a rischio discriminazione sui
media italiani monitorate da MIster Media: gli immigrati, rom e
sinti, persone lgbt, religioni minoritarie ed ex tossicodipendenti,
tossicodipenti ed ex detenuti. Tra queste, la categoria che
riceve maggior attenzione è quella degli immigrati e dei rifugiati,
con il 61% dei casi (4.373) complessivi, che raggiungono il 71% se
si guarda alla sola Tv. In televisione, dunque per minoranze si
intendono soprattutto i migranti. I rom sono oggetto di
notizia per il 14% dei casi (978), credo e fede religiosa
costituiscono il 13% (913), a seguire gay, lesbiche e
transessuali/transgender con il 10% (686) e infine
tossicodipendenti ed ex detenuti meno del 2% dei casi.
Il monitoraggio, 24 ore su 24, è stato effettuato su tutti i Tg
Rai, Mediaset e La7, i notiziari delle emittenti radiofoniche
nazionali e le trasmissioni di attualità e di approfondimento in
programmazione sui canali televisivi e radiofonici nazionali. La
rilevazione è durata un anno, dal 1 luglio 2010 al 30 giugno
2011. Durante questo periodo sono state prese in esame 20
mila edizioni di giornali radio, 2.500 edizioni di telegiornali, 12
mila trasmissioni radiofoniche e 1.500 trasmissioni televisive. Sul
totale di un database così ampio, sono stati selezionati oltre 7
mila file che parlavano di minoranze. L'83% è costituito da
informazione e il 67% dei casi da giornali radio. Sulla
rappresentazione delle minoranze, la radio "conferma una maggiore
capacità di accendere l'attenzione su una pluralità di temi - si
legge nel rapporto - ciò è dovuto alla maggior quantità di notizie
che i giornali radio riescono a coprire e a una gran varietà di
trasmissioni, di taglio e linguaggio diverso". Viene citato
l'esempio di alcuni programmi radiofonici che si interrogano sui
rischi di xenofobia contro i migranti, quando viene sospettato un
immigrato (poi scagionato) per l'omicidio di Yara Gambirasio. Nei
giorni 6 e 7 dicembre 2010, 24 mattino (Radio 24) parla
esplicitamente, problematizzandola, dell'associazione "più
immigrazione = più criminalità", mentre a 28 minuti (Radio
2) si parla di "Xenofobia e preoccupazioni dopo il caso della
scomparsa di Yara Gambirasio dove viene sospettato un
immigrato".
Ma al di là di queste eccezioni, la presenza degli immigrati,
soprattutto nei principali Tg è riconducibile principalmente
a fatti di cronaca e alla messa in pericolo della sicurezza
sociale, alle tensioni legate allo sfruttamento del lavoro nero e
alla "regolarizzazione" della presenza degli immigrati, agli
sbarchi di profughi e all'illegalità in generale. I fenomeni
migratori non vengono spiegati e approfonditi. Spesso sono
confinati solo alle news dei telegiornali, dove "si conferma
l'utilizzo massiccio della nazionalità come elemento
identificativo dei soggetti coinvolti: essa è infatti indicata nel
61% dei casi in cui si parla di immigrati", dice il rapporto. Le
principali nazionalità citate sono nell'ordine: tunisini,
marocchini, libici, ucraini, romeni, cinesi, eritrei, albanesi,
egiziani e afgani. Questo dato dimostra che vengono
sovrarappresentanti i migranti provenienti dagli stati del Nord
Africa rispetto agli europei dell'est, che invece sono in numer
maggiore presenti in Italia rispetto ai maghrebini. "Questa è una
differenza sostanziale rispetto a quanto era emerso in precedenti
rilevazioni e ciò è avvenuto in concomitanza con gli avvenimenti
della cosiddetta "primavera araba", a partire dalla fine del 2010
- spiega la ricerca - l'uso diffuso della
nazionalità come elemento identificativo dei soggetti
coinvolti in casi di criminalità contribuisce alla costruzione di
una "classifica di gradimento" delle varie nazionalità di cittadini
stranieri presenti sul territorio italiano. In tal senso, si fa
riferimento a una sorta di valutazione sociale delle
nazionalità che, nell'immaginario del migrante, sarebbe
condivisa dal popolo italiano". Si tratta quindi di un fenomeno di
etichettamento e stereotipizzazione di una
comunità.
Altre etichette molto diffuse sulla televisione italiana sono
clandestino e rifugiato, la prima è emersa
nel 17% dei casi (761 su 4173), mentre l'etichetta "rifugiati" (761
su 4173) è salita al 17% (dal 5,6% delle precedente rilevazioni).
"Anche questo incremento è probabilmente dovuto alle sommosse
popolari nel Nord Africa e alla concessione di questo status
giuridico agli esuli, resa più difficoltosa dal sistema di
selezione adottato dall'U.E. che implica l'obbligo di rimanere nel
paese che accoglie per primo il rifugiato. Ciò impedisce di fatto
eventuali ricongiungimenti familiari o comunque la ricerca di
opportunità in altri paesi comunitari", spiega la ricerca.
L'indicazione della nazionalità avviene nel 45% cento dei casi per
quanto riguarda i clandestini, mentre per i rifugiati avviene nel
24% dei casi". (rc)