Tv e radio: migranti identificati per nazionalità ed etichettati come “clandestini” e “rifugiati”

23feb2012
Secondo la ricerca Mister Media, l’informazione radiotelevisiva contribuisce a creare una “classifica di gradimento” delle comunità straniere in Italia. Si parla molto dei nordafricani e meno degli est-europei

ROMA - Sono cinque le minoranze a rischio discriminazione sui media italiani monitorate da MIster Media: gli immigrati, rom e sinti, persone lgbt, religioni minoritarie ed ex tossicodipendenti, tossicodipenti ed ex detenuti.  Tra queste, la categoria che riceve maggior attenzione è quella degli immigrati e dei rifugiati, con il 61% dei casi (4.373) complessivi, che raggiungono il 71% se si guarda alla sola Tv. In televisione, dunque per minoranze si intendono soprattutto i migranti. I  rom sono oggetto di notizia per il 14%  dei casi (978), credo e fede religiosa costituiscono il 13% (913), a seguire gay, lesbiche e transessuali/transgender con il 10% (686) e infine tossicodipendenti ed ex detenuti meno del 2% dei casi.
Il monitoraggio, 24 ore su 24, è stato effettuato su tutti i Tg Rai, Mediaset e La7,  i notiziari delle emittenti radiofoniche nazionali e le trasmissioni di attualità e di approfondimento in programmazione sui canali televisivi e radiofonici nazionali. La rilevazione è durata un anno, dal 1 luglio 2010 al 30 giugno 2011.  Durante questo periodo sono state prese in esame 20 mila edizioni di giornali radio, 2.500 edizioni di telegiornali, 12 mila trasmissioni radiofoniche e 1.500 trasmissioni televisive. Sul totale di un database così ampio, sono stati selezionati oltre 7 mila file che parlavano di minoranze. L'83% è costituito da informazione e il 67% dei casi da giornali radio. Sulla rappresentazione delle minoranze, la radio "conferma una maggiore capacità di accendere l'attenzione su una pluralità di temi - si legge nel rapporto - ciò è dovuto alla maggior quantità di notizie che i giornali radio riescono a coprire e a una gran varietà di trasmissioni, di taglio e linguaggio diverso". Viene citato l'esempio di alcuni programmi radiofonici che si interrogano sui rischi di xenofobia contro i migranti, quando viene sospettato un immigrato (poi scagionato) per l'omicidio di Yara Gambirasio. Nei giorni 6 e 7 dicembre 2010, 24 mattino (Radio 24) parla esplicitamente, problematizzandola, dell'associazione "più immigrazione = più criminalità", mentre a 28 minuti (Radio 2) si parla di "Xenofobia e preoccupazioni dopo il caso della scomparsa di Yara Gambirasio dove viene sospettato un immigrato".

Ma al di là di queste eccezioni, la presenza degli immigrati, soprattutto  nei principali Tg è riconducibile principalmente a fatti di cronaca e alla messa in pericolo della sicurezza sociale, alle tensioni legate allo sfruttamento del lavoro nero e alla "regolarizzazione" della presenza degli immigrati, agli sbarchi di profughi e all'illegalità in generale. I fenomeni migratori non vengono spiegati e approfonditi. Spesso sono confinati solo alle news dei telegiornali, dove "si conferma l'utilizzo massiccio della nazionalità come elemento identificativo dei soggetti coinvolti: essa è infatti indicata nel 61% dei casi in cui si parla di immigrati", dice il rapporto. Le principali nazionalità citate sono nell'ordine: tunisini, marocchini, libici, ucraini, romeni, cinesi, eritrei, albanesi, egiziani e afgani. Questo dato dimostra che vengono sovrarappresentanti i migranti provenienti dagli stati del Nord Africa rispetto agli europei dell'est, che invece sono in numer maggiore presenti in Italia rispetto ai maghrebini. "Questa è una differenza sostanziale rispetto a quanto era emerso in precedenti rilevazioni e ciò è avvenuto in concomitanza con gli avvenimenti della cosiddetta "primavera araba", a partire dalla fine del 2010 -  spiega la ricerca -  l'uso diffuso della nazionalità come elemento identificativo dei soggetti coinvolti in casi di criminalità contribuisce alla costruzione di una "classifica di gradimento" delle varie nazionalità di cittadini stranieri presenti sul territorio italiano. In tal senso, si fa riferimento a una sorta di valutazione sociale delle nazionalità che, nell'immaginario del migrante, sarebbe condivisa dal popolo italiano". Si tratta quindi di un fenomeno di etichettamento e stereotipizzazione di una comunità.

Altre etichette molto diffuse sulla televisione italiana sono clandestino e rifugiato, la prima  è emersa nel 17% dei casi (761 su 4173), mentre l'etichetta "rifugiati" (761 su 4173) è salita al 17% (dal 5,6% delle precedente rilevazioni). "Anche questo incremento è probabilmente dovuto alle sommosse popolari nel Nord Africa e alla concessione di questo status giuridico agli esuli, resa più difficoltosa dal sistema di selezione adottato dall'U.E. che implica l'obbligo di rimanere nel paese che accoglie per primo il rifugiato. Ciò impedisce di fatto eventuali ricongiungimenti familiari o comunque la ricerca di opportunità in altri paesi comunitari", spiega la ricerca. L'indicazione della nazionalità avviene nel 45% cento dei casi per quanto riguarda i clandestini, mentre per i rifugiati avviene nel 24% dei casi". (rc)