Imarisio: “La chiave del giornalismo moderno è mettersi in gioco, dare un po’ di sé”
CAPODARCO - "La qualità del racconto dipende da due elementi:
l'essere nel posto in cui le storie accadono e comunicare quello
che si è sentito mentre accadevano". È un invito a lasciarsi
andare, ad abbattere i filtri, a mettersi in gioco quello lanciato
ai giornalisti del seminario di Redattore sociale da Marco
Imarisio, inviato del Corriere della Sera nel corso del workshop
"Raccontare l'Italia con il reportage"."È necessario lasciarsi
andare alla propria sensibilità per raccontare quello che si vede
da una personale visuale, riportando i dettagli che fanno la
differenza - spiega il giornalista -. Questo impone un 'andare a
mani nude', senza farsi scudo. Io parto sempre da quello che vedo e
per mostrare l'assurdità di ciò che accade bisogna commuoversi".
Per Imarisio - che cita Kapuściński e il suo celebre 'il
cinico non è adatto a questo mestiere' - fare l'inviato è
un'attività fisicamente ma anche emotivamente impegnativa: "Quando
vedi certe cose ci stai male, mi capita di svegliarmi di notte
rivedendo immagini che mi sono rimaste in testa".
Nel mestiere moderno la barriera tra scrittura e giornalismo è
saltata: "Una volta si diceva che deve esserci un filtro tra te e
la storia. Io invece sono convinto che si debba dare qualcosa al
lettore, un surplus che, nel caso del reportage, significa
dimostrare di essere nelle cose". Nel giornalismo di oggi non
esiste più un canone unico: "Certo si devono dare le informazioni
necessarie, ma tutto il resto è demandato a te, al tuo sentire. Il
reportage è uno strano impasto di occhi e sensazioni".
Sollecitato dallo scrittore Angelo Ferracuti sul ritorno del
"giornalismo fisico", che va nei luoghi a raccontare le cose,
Imarisio sottolinea che "è una strada quasi obbligata: in un
momento in cui siamo tutti iperconnessi c'è bisogno di qualcuno che
racconti 'quella' piccola realtà che va a vedere". E per raccontare
come si deve non si può partire allo sbaraglio: "Il piacevole
corollario di questo mestiere è informarsi sulle cose che si devono
raccontare. Chi scrive deve dimostrare di sapere di cosa parla,
anche perché ormai chi legge si accorge subito se sono riportate
inesattezze perché ha mille modi per informarsi e
verificarle".
Infine, un consiglio pratico sul metodo di scrittura: "Se devo
raccontare un fatto di giornata chiudo le agenzie, spengo Sky e
racconto quello che ho visto, scrivendo di getto". A una domanda
sull'assenza delle "good news" dai media, Imarisio risponde che
"non sono i giornalisti i cattivi, ma assolvono a una domanda:
l'omicidio di Cuneo si leggerà sempre di più di una 'good news'. So
che è desolante ma penso sia così. O forse siamo noi che non
troviamo un modo di raccontare le cose positive come dovrebbero
essere raccontate". In ogni caso il giornale non può essere
ostaggio dei gusti del pubblico: "Gli articoli più letti sono
quelli su Pamela Anderson che si rifà il seno, mentre dell'Ilva di
Taranto non sembra interessare a nessuno. Ma il giornale,
giustamente, continua ad aprire su questo. La priorità delle
notizie resta". (gig)