Zuccalà e Cerantola, due giornaliste italiane premiate da Rsf Austria
ROMA - Sono Alessia Cerantola e Emanuela Zuccalà le due
giornaliste italiane premiate da Reporter senza frontiere Austria
con il "Press Freedom Award" che per il 2012 è stato assegnato
all'Italia. Zuccalà, giornalista di Io Donna, ospite all'ultimo
seminario di Redattore Sociale con il libro "La mia 'ndrangheta",
ha vinto con un reportage sulle donne saharawi vittime di
repressione in Sahara Occidentale. Zuccalà ha definito sul suo blog
questo come "il premio più prestigioso mai ricevuto". Alessia
Cerantola è stata premiata per avere fatto conoscere all'Europa le
condizioni di sfruttamento in cui lavorano i freelance italiani da
collaboratori fissi, pagati 2, 4, 8 euro ad articolo. La sua
inchiesta è stata pubblicata un anno fa sul "College of journalism"
della BBC. Il suo racconto parte dal suicidio del giornalista
Pierpaolo Faggiano in Puglia, motivato anche con la precarietà e lo
sfruttamento lavorativo. L'inchiesta racconta le campagne di
denuncia come "Non lavoro per meno di 50 euro", passando per
le indagini dell'Ordine dei giornalisti e di Lsdi e citando anche
il progetto di legge sull'equo compenso (legge approvata il 4
dicembre scorso dal parlamento).
"Siamo preoccupati per la berlusconizzazione della stampa italiana
e soprattutto per le precarie condizioni di lavoro dei giornalisti
in questo Paese. Riuscite a immaginare cosa significhi essere
pagati 8 euro ad articolo?", ha detto Rubina Möhring, popolare
giornalista televisiva in Austria e presidente della sezione
austriaca di Reporter senza frontiere, durante la premiazione a
Vienna. Sulle precarie condizioni di lavoro dei freelance
italiani si è soffermata nel suo intervento anche Eva Nowotny,
membro della giuria e presidente della commissione Unesco
austriaca.
"Vorrei che ci soffermasse sul problema, più che sul premio" dice a
Redattore Sociale la giovane Alessia Cerantola, con alle spalle
importanti esperienze di giornalismo investigativo e sul campo.
"Voglio che si cominci a fare una discussione seria sul
problema, non che sia strumentalizzato questo premio, che comunque
è importante, è un segnale".
Alessia Cerantola, già vincitrice nel 2011 del premio Bonfanti, è
giornalista professionista, tra i fondatori dell'associazione di
giornalismo investigativo (Investigative reporter project Italy),
parla perfettamente il giapponese e l'inglese. "Vorrei dire
semplicemente che ci sono persone che fanno delle cose
straordinarie anche senza tesserino dell'ordine o con il tesserino
ma non sono i "privilegiati" del giornalismo italiano - continua -.
Credo sia importante la questione dell'accesso alla professione,
che sia serio e meritocratico. Non è solo un problema di soldi, di
quanto si è pagati. Abbiamo bisogno di un sistema piu' stabile e
rispettoso dei diritti del giornalista e quindi del cittadino".
Cerantola ha dedicato l'articolo ai colleghi freelance, con queste
parole: "Ci sono diversi modi per zittire un giornalista, puoi
minacciarlo, ucciderlo o sfruttarlo non dandogli strumenti per
svolgere il suo lavoro in modo libero".
La giovane si è detta "contenta perché adesso ci sono più persone
consapevoli del problema fuori dall'Italia, anche l'Unesco e Rsf".
Ma le soluzioni le vede ancora lontane. "Però personalmente non
vedo grossi passi in avanti per i giovani e le nuove leve- afferma
- Credo che la consapevolezza sia un punto di partenza importante.
Qualcuno tra chi ha i comandi comincia a rendersene conto. Non
azzarderei a dire che ci sono stati significativi passi in avanti,
forse è già una conquista che se parli". (raffaella cosentino)