Niola: “Nell'era del digital divide siamo più liberi ma più soli”
CAPODARCO - "Nell'era del digital divide siamo più liberi, più
soli, più insicuri". Lo ha detto alla platea di giornalisti del
seminario di Redattore Sociale Marino Niola, antropologo,
accademico e studioso dei simboli che con il suo libro "Miti
d'oggi" ha ispirato il tema di questa edizione. Un dizionario di
lemmi che ci mostra e ci spiega quali sono le cose che
mitizziamo e di cui alla fine non possiamo più fare a meno. Mitoidi
in realtà, che rispetto ai miti antichi fatti per durare, "come
asteroidi" passano e sono anch'esso precari. Ipad, youtube,
twitter, facebook, l'idea di velocità, bellezza, giovinezza.
Ma soprattutto i social network e quegli strumenti della
comunicazione che ci consentono una connessione continua e ci
spingono dentro il "labirinto wireless''. Alla comunità in carne e
ossa, si sostituisce la "community" e dal "face to face" si passa
al "face to Facebook". Eppure dietro le community spesso si
nascondo vere comunità, come hanno dimostrato la primavera araba o
gli Indignatos spagnoli.
"In queste forme ancora sparse si avverte la comunità che
viene e che prenderà forma. - spiega Niola - Per il momento non ce
l'ha ancora, è fatta di fuochi che si accendono. Cadono vecchi
confini e nascono territori. La primavera araba o gli indignatos
spagnoli sono comunità create in parte della rete, che nel mondo
arabo ha fatto ciò che sembrava impensabile in un mondo così
apparentemente chiuso. La rete è riuscita a fare ciò nessun partito
ha potuto fare. Siamo solo all'inizio. Sta accendo anche in
Italia".
Secondo Niola stiamo superando un'idea tradizionale di
comunità e luogo. ''La comunità come gruppo di persone definita
dall'appartenenza e il luogo che ha un confine che divide noi e gli
altri, quello che è dentro e quello che è fuori, il locale e lo
straniero. - spiega - Queste comunità immateriali non hanno confini
o meglio hanno confini sconfinati per il modo in cui si
mettono insieme e si reclutano. Pensate ai blog. Sta cambiando la
nostra geografia, stiamo passando da un'idea di luogo materiale
chiuso nel suo confine a dei luoghi immateriali, dove non si
appartiene solo per nascita ma perché ci si sceglie. Questo sta
cambiando la nostra mente e sta già cambiando i nostri
linguaggi". Ma occorre vigliare perché la scintilla di democrazia
rappresentata dalla rete non sia trasformata in un'altra cosa. ''E'
fondamenta l'accesso al rete. L'open source è come acqua,
perché l'alfabetizzazione passa attraverso questo''. (cch)