Il giornalismo sociale cresce sul web. E non significa più pietismo e negatività

05nov2012
Ricerca del Premio Sodalitas. Immigrazione, lavoro e salute: sono i tre grandi temi di cui si è occupato il giornalismo sociale negli ultimi 10 anni. Ancora prediletta la carta stampata, anche se la rete si fa sempre più spazio

MILANO - Immigrazione, lavoro e salute: sono i tre grandi temi di cui si è occupato il giornalismo sociale negli ultimi 10 anni. Che predilige ancora la stampa, anche se negli ultimi anni ha cominciato a farsi sempre più spazio il web. È quanto emerge dalla ricerca condotta dal Premio giornalismo per il sociale di Fondazione Sodalitas su un campione di 342 articoli tra quelli selezionati dalle Commissioni di valutazione del premio stesso. L'indagine, realizzata da Astarea, è stata illustrata in occasione del decimo anniversario del riconoscimento che Fondazione Sodalitas ogni anno assegna a giornalisti e operatori dell'informazione che si sono distinti per aver approfondito temi di particolare rilevanza sociale e umanitaria. Oltre 1400 i giornalisti coinvolti sino a oggi nell'ambito dell'iniziativa, nata per favorire la crescita di una cultura dell'informazione più attenta ai problemi sociali.

"Abbiamo deciso di riflettere sull'evoluzione dei contenuti di un settore dell'informazione che ha assunto, nel tempo, un'importanza e una strategicità sempre più tangibili - afferma Ugo Castellano di Fondazione Sodalitas - Lo studio ha evidenziato come il giornalismo sociale stia crescendo sul web intercettandone le potenzialità, sia spesso in grado di individuare i reali ambiti di emergenza della società, preferisca informare piuttosto che stupire e sappia guardare agli avvenimenti con una prospettiva positiva".

È ancora la stampa il mezzo che ospita il maggior numero di articoli che riguardano il sociale con particolare riferimento a quella periodica (media degli anni: 42%), seguita da quella quotidiana (media degli anni: 34%) e dal web (media degli anni: 19%), che peraltro aumenta sistematicamente nel tempo (più del 30% degli articoli dal 2010 a discapito della stampa quotidiana che nello stesso anno si attesta al 23%): una  crescita dovuta probabilmente anche alla sua maggiore efficacia in termini di tempestività e praticità della diffusione della notizia.

Tra i temi più ricorrenti, il lavoro, in particolare ha registrato un picco di interesse nelle annate 2007/08 e 2009/10, in corrispondenza di periodi particolarmente critici per il Paese,  a dimostrazione di come il giornalismo sociale possa efficacemente dare voce in tempo reale alle urgenze della collettività. Un fenomeno che però non avviene sempre e in tutti gli ambiti. Dall'indagine sono infatti emersi come argomenti meno trattati la scuola, la cultura e lo sport (di cui si parla complessivamente nel 6% dei casi), oltre che la famiglia e i diritti civili (10%): una carenza sintomo della scarsa vicinanza della stampa sociale alle agenzie di socializzazione primaria, non esenti da criticità profonde.

Chi scrive di sociale preferisce uno stile piano e descrittivo (61%) finalizzato alla comprensione e all'immediatezza, piuttosto che l'uso di figure retoriche (22%), o di toni enfatici (13%). I periodici tuttavia, che per ampiezza, tempo di lettura e lontananza dalla sezione cronaca consentono un uso più libero della penna, utilizzano lo stile piano con minore  frequenza rispetto ai quotidiani (52% contro 65%) e al web (68%), il cui orientamento stilistico è ovviamente influenzato  dalle esigenze di leggibilità e di massima chiarezza. Quanto più l'articolo tende verso uno stile piano e descrittivo, tanto più il titolo rinuncia a offrire una sintesi chiara e univoca. Alla funzione prettamente informativa subentra infatti un'opposta strategia di ricerca di attenzione, che fa leva piuttosto sulla curiosità e sul coinvolgimento emotivo.

Il genere giornalistico di gran lunga preferito da chi si occupa di sociale è il racconto (utilizzato nell'82% dei casi): prevale l'idea della "presa diretta" e dell'oggettività della rappresentazione, a discapito dei commenti (7%). Questo approccio è confermato anche dall'intento con cui il giornalismo sociale si rivolge ai lettori. Dominante infatti l'invito a capire e approfondire (67%) anche fenomeni non necessariamente vicini o familiari  ma comunque prioritari. Da non trascurare tuttavia la percentuale degli elaborati che puntano a un coinvolgimento diretto di chi legge nelle cause descritte invitando a prendere posizione (16%). Un orientamento che nella stampa periodica si rintraccia più di frequente rispetto agli altri mezzi  (30% contro la media del 25%).

Giornalismo sociale oggi non significa più pietismo e negatività. Quando i giornalisti decidono di raccontare situazioni che contraddicono le aspettative (30% del totale) lo fanno nella maggior parte dei casi (63%) dando visibilità a esperienze di segno positivo, che falsificano aspettative troppo comodamente pessimistiche. Quello che interessa il giornalismo sociale e che lo differenzia dalla cronaca - nonostante le crescenti similitudini sia in termini di stile di scrittura che di contenuti - sono quindi gli eventi positivi piuttosto che quelli negativi.