Cie vietati alla stampa, due interrogazioni parlamentari
ROMA - Sono state presentate da parlamentari del partito
Radicale due interrogazioni, una al Senato e una alla Camera, al
ministro dell'Interno Roberto Maroni sui respingimenti dei
giornalisti dai Centri di identificazione e di espulsione e dai
Centri di accoglienza per richiedenti asilo. Le azioni parlamentari
arrivano in risposta all'appello "Lasciateci entrare" lanciato da
un gruppo di giornalisti che ha seguito da vicino le questioni dei
centri di espulsione e che chiede l'abrogazione della circolare
ministeriale del primo aprile scorso. La circolare restringe
l'accesso a tutti i centri per migranti ai soli parlamentari e
consiglieri regionali come individui singoli e ad alcune
organizzazioni come l'Acnur, la Cri e l'Oim. L'appello sollecita
altri giornalisti e testate a chiedere l'accesso ai centri alle
prefetture delle città italiane dove questi sono presenti. I primi
firmatari sono: Gabriele Del Grande, Raffaella Cosentino, Stefano
Liberti, Antonello Mangano, Alessandro Leogrande, Giovanni Maria
Bellu, Stefano Galieni, Marco Rovelli e Cinzia Gubbini.
All'appello ha aderito anche il deputato del Pd Jean Leonard
Touadi che in un comunicato afferma: "Sull'immigrazione
Maroni sta mettendo in atto una vera e propria strategia della
censura che cancella gli spazi di democrazia per l'informazione in
Italia". In riferimento alla circolare ministeriale n. 1305 del
primo aprile 2011, Touadì scrive: " Ormai la destra si sente
talmente tanto la padrona assoluta della
democrazia che si permette di liquidare con una circolare di poche
righe la libertà di informazione, istituendo di fatto un regime
censorio senza nemmeno passare dal Parlamento. Questa
riduzione dei diritti d'informazione non trova, tra l'altro, alcuna
giustificazione sostanziale per un governo che si muove ormai fuori
dalla legalità europea per non aver recepito la direttiva rimpatri
del 2008.
Se a questo aggiungiamo i reiterati episodi che hanno visto
impedire a diversi parlamentari la visita ai CIE, in palese
violazione della Costituzione, ci troviamo di fronte ad
un'inquietante e deliberata 'strategia della censura' volta ad
impedire ai cittadini italiani di venire a conoscenza della
portata, della gravità e della drammatica situazione dei migranti
ormai da considerarsi dei veri e propri 'detenuti' dentro le
piccole 'Guantanamo d'Italia' disseminate da Maroni su tutta la
penisola". Il parlamentare conclude la nota con queste parole:
"Questo modo di agire impedisce l'emergere delle gravissime
violazioni dei diritti umani che vengono perpetrate in questi
centri, con il risultato di non dover rispondere in alcuna misura
all'opinione pubblica che rimane totalmente all'oscuro del
trattamento riservato ai migranti. Per queste ragioni aderisco e
sostengo convintamente l'appello pubblicato oggi e la mobilitazione
che ne seguirà".
L'interrogazione parlamentare a risposta scritta depositata ieri
dai senatori radicali Marco Perduca e Donatella Poretti chiede
conto al ministro Maroni proprio della circolare che non consente
l'ingresso ai giornalisti. "Dopo interventi in Parlamento e
dichiarazioni pubbliche di decine di Parlamentari è stato
ripristinata la possibilità a individui singoli come parlamentari
europei, deputati e senatori della Repubblica e consiglieri
regionali di avere accesso ai Centri di identificazione ed
espulsione nonché ai Centri di Assistenza pei Rifugiati - scrivono
i senatori - Sulla base della summenzionata circolare le prefetture
hanno negato l'accesso a molti CIE e CARA ad operatori
dell'informazione, episodi si sono sicuramente verificati al Cie di
Roma Ponte Galeria, di Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto, di Trapani
e di Brindisi. Considerato che dopo una fase in cui si sono
verificati sbarchi nell'ordine delle migliaia di profughi
dall'Africa del nord, dalla fine del mese di aprile si è registrata
una drastica diminuzione degli arrivi, che alcuni dei centri creati
per far fronte all'emergenza nel mese di aprile come le tendopoli
di Trapani Kinisia, Palazzo San Gervasio (Pz) e Santa Maria Capua
Vetere (Ce) sono trasformate in CIE fino al dicembre 2011. A
seguito di visite di parlamentari o di fuoriuscite di messaggi
allarmanti si ha spesso notizia di condizioni al limite della
legalità alle volte corrispondenti al vero altre volte esagerati
per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica anche a fini
elettoralistici, si chiede di sapere se: codesto Ministero non
intenda consentire di nuovo agli operatori dell'informazione di
poter accedere senza limitazione alcuna ai centri di accoglienza
pei rifugiati che sono in attesa del riconoscimento formale di un
qualche livello di protezione da parte delle competenti commissioni
territoriali; non si ritenga ormai inutile limitare l'accesso anche
ai centri di identificazione ed espulsione ai soggetti elencati
nella circolare interna (prot. n. 1305 del 01.04.2011) peraltro in
parte modificata da accordi verbali ad hoc a seguito di richieste
avanzate da molti parlamentari; non si ritenga urgente e necessario
introdurre una norma di legge che disambigui finalmente tale
argomento creando quindi un quadro normativo certo che eviti
discriminazioni, privilegi o applicazioni arbitrarie di direttive
spesso in conflitto colle normative europee relative alla libera
circolazione degli individui e le tematiche del rimpatrio
volontario". (rc)