Ordine Emilia Romagna: “Gli operatori dei media imparino a raccontare la realtà”
BOLOGNA - A pochi giorni dalla pubblicazione del report del
Corecom sull'immagine degli immigrati nei telegiornali locali
(vedi lancio precedente) da cui emerge che gli
immigrati non hanno voce, sono presenti solo se protagonisti di
fatti di cronaca nera o di eventi sportivi, il presidente
dell'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, Gerardo Bombonato,
sottolinea: "Il problema riguarda l'informazione nella sua
generalità, nei tg è più accentuato per motivi di spazio e di
tempo". Secondo Bombonato il difetto dei giornalisti - "non di
tutti, certo" - è che non si approfondisce mai, si dà la notizia di
cronaca e non si fa la storia per far capire il contesto. "Ogni
notizia ha un padre e una madre - chiarisce - Tirare il filo e
metterle insieme è fondamentale perché chi ascolta capisca di cosa
parliamo". E ciò vale per l'immigrazione come per le altre
notizie.
"Il nostro è un giornalismo molto provinciale, ci perdiamo in
retroscena e gossip e la politica occupa tutto lo spazio - spiega
Bombonato - In altri Paesi non è così, El Pais, ad esempio,
costruisce il giornale partendo dagli esteri e poi arriva ai fatti
interni: se è vero che nel 2020 il 20% della popolazione sarà di
origine straniera - conclude - come giornalisti non possiamo stare
fermi e dobbiamo raccontare la realtà". Per farlo, i giornalisti
dovrebbero maturare una sensibilità diversa verso certe tematiche.
"Ben venga la ricerca, anche se non aggiunge una virgola a ciò che
già sappiamo - afferma Bombonato - A questa indagine bisognerebbe
aggiungere delle proposte, come, ad esempio, la formazione e
l'educazione degli operatori dei media a sviluppare una sensibilità
diversa nel trattare i temi dell'immigrazione e della
multiculturalità".
Dalla ricerca del Corecom emerge che la formazione delle notizie si
basa quasi sempre su fonti istituzionali e che gli immigrati non
hanno voce sulle notizie che li riguardano. "Non voglio
generalizzare - afferma Bombonato - ma capita spesso che i
giornalisti non siano documentati o che abbiano un'agenda piena di
relazioni telefoniche solo di chi una voce ce l'ha già". Non si
tratta solo di una questione di mancanza di tempo, anche se la
"fretta" è una costante del lavoro del giornalista, ma anche dei
meccanismi di formazione della notizia e delle fonti. "Se ad
esempio un cittadino eritreo viene coinvolto in un avvenimento -
racconta - nell'agenda del giornalista dovrebbe esserci il numero
di un rappresentante o di una voce autorevole di quella comunità".
Gli immigrati non hanno voce, dunque, e non sono nemmeno presenti
come giornalisti nelle redazioni locali. "La legge istituzionale
dell'ordine sicuramente non aiuta - afferma Bombonato - ma la
difficoltà non è tanto quella di diventare giornalisti, quanto
l'essere inseriti nelle redazioni". Un problema che non riguarda
solo i cittadini stranieri, ma anche gli italiani. "Esistono però
esempi positivi - conclude - come Mondinsieme di Reggio Emilia che
pubblica settimanalmente una pagina sulla multiculturalità".
(lp)